Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/03/2013, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " C’è un siriano all’opposizione che parla come uno statista ".
Daniele Raineri, Moaz al Khatib, capo dell'opposizione siriana
Roma. Ieri il capo dell’opposizione siriana, Moaz al Khatib, si è seduto al posto riservato alla delegazione di Damasco al meeting della Lega araba a Doha, nel Qatar. L’assemblea non riconosce più il governo del presidente Bashar el Assad come legittimo – da tempo la Siria è stata sospesa dalla Lega – e apre invece le porte al Consiglio nazionale siriano, il nuovo organismo messo faticosamente assieme dopo laboriose trattative sponsorizzate dall’occidente e dagli stati arabi del Golfo. Il Consiglio siriano in realtà è sull’orlo di una crisi di nervi permanente, lo stesso Khatib domenica si è dimesso “ufficialmente”: ma ieri l’occasione era troppo importante e si è presentato all’appuntamento storico come se nulla fosse e così hanno fatto i capi di stato arabi. Qualsiasi cosa l’avesse spinto alle dimissioni da leader è stata per il momento messa da parte. Khatib alla Lega è stato convincente e ha pronunciato il suo discorso in un arabo fiorito, forbito e corretto (è una rarità che fa sempre colpo), discorso che è stato giudicato “da statista” dai presenti – e anche questa è una novità politica rispetto alle prove penose date dall’opposizione siriana in passato. Ha detto di avere chiesto al segretario di stato americano, John Kerry, nell’incontro di Roma di usare i missili Patriot schierati lungo il confine con la Turchia per proteggere il nord della Siria dagli attacchi aerei del governo (tecnicamente è possibile usare i Patriot come missili antiaerei e creare un ombrello protettivo fino alla città di Aleppo). “Il ruolo dell’America potrebbe essere molto più grande. Ho chiesto a Kerry di usare i Patriot per proteggere il nord. Abbiamo chiesto alla Nato di salvare la vita di civili innocenti. Non vorremmo combattere, vorremmo proteggere i civili per ripristinare una vita normale”. La Nato ha risposto di no, ma la richiesta – “i siriani si aspettano molto di più dall’America” – dev’essere suonata come musica alle orecchie dell’Amministrazione Obama, che tenta di rivendicare una qualche forma di influenza sui ribelli e sull’opposizione siriana, per ora con scarsi risultati. La richiesta all’America e alla Nato di creare una “no fly zone” arriva dallo stesso uomo che un tempo sosteneva che Saddam Hussein aveva almeno un lato positivo: “Terrorizzava gli ebrei” e che nel novembre 2011 ha scritto: “I diplomatici americani sono stupidi, quelli inglesi ingannevoli e i francesi maligni”. Adesso chiede un intervento militare occidentale in Siria, anche se è il meno invasivo a disposizione. In un ritratto molto allarmato su Foreign Policy a novembre Khatib era stato definito “islamist in chief” per le sue dichiarazioni – ora se non altro si sta mostrando malleabile alle necessità della realpolitik.
“Liberate tutti i prigionieri politici”
Il capo dell’opposizione sirana rifiuta le ingerenze esterne troppo pesanti: “Respingiamo qualsiasi ordine straniero. Le differenze a livello internazionale hanno esacerbato questa crisi. Noi abbiamo creato la rivoluzione e soltanto il popolo siriano deciderà come la rivoluzione finirà. Determineremo chi guiderà il paese. Vivremo assieme in armonia”. Il messaggio era diretto implicitamente al patrocinio del Qatar e dell’Arabia Saudita, che aiutano i ribelli perché inseguono disegni geopolitici più ampi. Con Russia e Iran invece è stato esplicito: “Richiamate indietro i vostri ‘esperti’ dal nostro paese”. Ma il pezzo del discorso che ha fatto il giro dei media arabi quasi in diretta è quello coraggioso rivolto ai governi arabi seduti nella sala assieme a lui. Si è scusato per essere poco diplomatico e ha detto alle delegazioni delle Lega araba di essere giusti con i loro popoli, di avere paura di Dio che è anche in loro, di proteggersi con l’unico scudo che hanno che è quello della giustizia. E ha pure chiesto che tutti i prigionieri politici nel mondo arabo siano liberati in solidarietà con i siriani che sono in prigione, “per rompere la catena della schiavitù”. Un affondo notevole, considerato che parlava in Qatar, dove a febbraio un poeta condannato all’ergastolo per avere scritto versi irridenti contro la corte reale di Doha ha visto la pena “ridotta” a 15 anni di carcere. Nel passato di Khatib ci sono dichiarazioni controverse – l’ultima a dicembre quando ha chiesto a Washington di non inserire Jabhat al Nusra sulla lista dei “gruppi terroristi” – ma per ora la sua credibilità è in crescita anche fra i ribelli e non era mai successo prima.
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