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Non è cambiato nulla
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
per favore abbiate pazienza e leggete il testo che segue. E' la piattaforma politica di Hamas, così com'è stata appena pubblicata (il 20 marzo) dal suo leader politico Khaled Meshal. Se volete verificare, la trovate qui in arabo (http://paltimes.net/details/news/35967/.html) e qui in inglese (http://elderofziyon.blogspot.it/2013/03/hamas-official-position-paper-on.html)
"1. La Palestina dal fiume al mare, e da nord a sud, è terra del popolo palestinese, la sua patria e il suo diritto legittimo; non abbiamo il diritto di rinunciare a un centimetro che ne faccia parte, quali che siano i motivi e le circostanze e le pressioni.
2. La Palestina - tutta la Palestina - è una terra di appartenenza islamica e araba, una terra benedetta sacra, che ha una parte importante nel cuore di ogni arabo e musulmano
3. Nessun riconoscimento della legittimità di qualsiasi occupazione: questa è una posizione di principio, politica e morale, e quindi non riconoscere la legittimità dell'occupazione israeliana della Palestina, e il riconoscimento di "Israele" e della legittimità della sua presenza in qualsiasi parte del Palestina non importa per quanto tempo - e non passerà molto tempo, se Dio vuole.
4. La liberazione della Palestina è un dovere nazionale, è responsabilità del popolo palestinese e della nazione araba e islamica, ma è anche una responsabilità umanitaria in conformità con le esigenze della verità e della giustizia.
5. Il Jihad e la resistenza armata sono il metodo giusto e reale per la liberazione della Palestina, e il ripristino di tutti i diritti, insieme, naturalmente, a tutte le forme di lotta politica e diplomatica anche nei media, nella sfera pubblica e giuridica; con la necessità di mobilitare tutte le energie della nazione nella battaglia
6. La resistenza è un mezzo e non un fine; se ci fosse un altro modo, senza sangue e sacrifici dolorosi per liberare la terra e ottenere la fine dell'occupazione e il ripristino dei diritti potremmo usarla, ma la storia dimostra che non vi è alcuna opzione per espellere gli occupanti e ottenere il ripristino del terreno e dei diritti senza usare tutte le forme di resistenza, guidate dalla resistenza armata.
7. Non stiamo combattendo gli ebrei in quanto ebrei, ma i sionisti ebrei occupanti, gli aggressori, e ci batteremo contro chiunque cerchi di attaccare noi o usurpare i nostri diritti o di occupare la nostra terra, senza distinzione di religione o di appartenenza, razza o nazionalità.
8. Il progetto sionista è un progetto razzista basata su omicidio e terrorismo, e quindi è il nemico del popolo palestinese e della nazione, ed è una vera minaccia per loro, una grave minaccia per la loro sicurezza e i loro interessi, e non è esagerato affermare che si tratta di un pericolo per la sicurezza della comunità umana e i suoi interessi e la sua stabilità.
9. Gerusalemme è un [luogo santo] islamico e cristiano, non possiamo rinunciare ad alcuna parte di esso, è un nostro diritto e il nostro spirito, la nostra patria, il nostro presente e il nostro futuro, è la capitale della Palestina, e la città più cara al cuore di arabi e musulmani [...] Israele non ha alcuna legittimità e diritto su Gerusalemme, né alcuna legittimità, né il diritto sulla Palestina. E tutte le azioni di Israele a Gerusalemme per giudaizzarla falsificare i fatti e i suoi tentativi di fabbricare la storia sono nulli.
10. Ci rifiutiamo di fare alcun compromesso sulla difesa diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e degli sfollati alle loro case da cui sono stati espulsi, o cui è stato impedito di tornare, nei territori occupati nel 1948 o nel 1967, per tutta la Palestina,. Allo stesso tempo, rifiutiamo tutti i progetti di normalizzazione o di patrie alternative [...]
11. Unità della terra palestinese: La Cisgiordania (inclusa Gerusalemme) e la Striscia di Gaza e la terra occupata del 1948, una terra con tutta la sua geografia, è una unità; non vi è parte separata dalle altre, tutto appartiene a una nazione intera, il popolo palestinese. La situazione a Gaza è in questo momento eccezionale, ci viene imposta, e non una è situazione naturale, non possiamo accettare che Gaza sia separata.
12. Unità del popolo palestinese: di musulmani e cristiani, di tutte le sue componenti intellettuali, politiche e ideologiche, e di tutte la forze e fazioni, militari e politiche.
13. Unità del sistema politico palestinese e delle sue istituzioni: unità nazionale, per mezzo dell'autorità per la Liberazione della Palestina (OLP), che deve essere efficacemente ricostruita, aperta a tutte le forze palestinesi [...]
14.[...] Lo Stato è il primo vero frutto della liberazione, non c'è alternativa alla creazione di uno Stato palestinese, con sovranità reale su tutto il territorio.
15. Indipendenza nazionale palestinese: un principio che si basa sulla non-dipendenza da qualsiasi paese o parte del mondo, amica o un alleata o nemica o avversaria. Ma questo non vuol dire che [...] intendiamo indebolire il ruolo arabo e islamico: la Palestina era e rimarrà araba e islamica [...]
16. Rafforzamento delle istituzioni. L' Anp dovrebbe essere fondata sulla democrazia, in primo luogo su elezioni libere ed eque [....]
17. Non-ingerenza negli affari di altri paesi, non impegnarsi conflitti tra nazioni e schieramenti [....]
18. Unità della nazione, con tutte le sue componenti etniche e religiose: noi siamo una nazione unica [...]
19. Ogni posizione o programma politico o iniziativa tattica o deve essere in linea con il principio nazionale palestinese che abbiamo detto [....] quindi respingiamo qualsiasi progetto di accordi o transazioni che diminuiscono tali principi, tutti i principi che riguardano diritti nazionali palestinesi."
Cari amici, vi piace questo documento?
E' un programma politico in un certo senso di compromesso, che per esempio non menziona la costruzione di uno stato islamico, la shaaria ecc., in modo da essere accettabile per i laici; ma si basa fermamente sulla continuazione del terrorismo e presenta come fine irrinunciabile la distruzione di Israele e la conquista di tutto il suo territorio, negando qualunque rapporto fra gli ebrei e quella terra: un documento implicitamente genocida. Non l'avete certamente letto sui giornali, anche perché nell'Unione Europea di oggi che ostinatamente si rifiuta di riconoscere il carattere terrorista di un'organizzazione come Hezbollah, le cui attività terroriste sono state denunciate sul loro territorio già da due stati (Cipro e Bulgaria), c'è chi vorrebbe togliere dalla lista del terrore anche Hamas. Ma, mi direte, è Hamas, lo sapevamo. Certo, non bisognava aspettare questo testo per conoscere la volontà genocida di questa organizzazione: bastavano i suoi missili sui civili, la sua costituzione, le dichiarazioni ripetute da sempre. C'è però una'altra cosa di cui prendere nota. Guardate questo piccolo filmato, mandato in onda da un telegiornale russo qualche giorno prima della visita di Obama (http://www.memri.org/report/en/0/0/0/0/0/0/7092.htm). Colui che vi parla è il presidente dell'Anp Muhammed Abbas. Dice chiaramente che "non vi è differenza fra le nostre politiche e quelle di Hamas", che Hamas va tolto dalla lista delle organizzazioni terroriste, insomma che nei confronti di Israele, se non della concorrenza politica interna, Hamas e Anp sono la stessa cosa.
I due movimenti non fanno la pace fra loro, come sempre dichiarano di volere, perché non sanno come suddividersi il potere, ma la loro posizione nei confronti di Israele è la stessa. Cioè l'Anp in sostanza è d'accordo col documento di Meshal, non vuole solo i territori oltre la linea verde ma tutto il territorio di Israele, crede nella "lotta armata", rifiuta il rapporto fra gli ebrei e la loro terra. Anche questa non è una novità. E però è importante vederlo, dopo essere stati sommersi dalla zuccherosa colata di buone parole del presidente americano. La ragione per cui la pace non si fa non è la cattiva volontà di questo o quel presidente americano, ma il progetto politico palestinese, com'è espresso con chiarezza e senza retorica in questo documento. La visita di Obama non ha cambiato nulla, almeno per quanto riguarda la questione arabo-israeliana è stato un evento mediatico, nulla più. Obama ha cercato di indurre i giovani israeliani a ribellarsi al loro governo regolarmente eletto (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4360129,00.html), non lo ha fatto certo con i sudditi dell'Anp, in cui tutti gli organi elettivi sono scaduti da tempo e non si rinnovano, presidente in testa. Ha mandato Kerry a chiedere che si liberassero gli assassini detenuti nelle carceri israeliane dopo regolare processo (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/166504#.UU6o8RxdCs5) non a disarmare i palestinesi. Naturalmente Hamas non ha rinunciato al terrorismo, L'Anp non ha abbandonato la sua politica del salame (prendersi quel che si desidera una fetta alla volta). Che ci piaccia o no, non è cambiato nulla. I bei gesti e le belle parole passano, i problemi veri restano.
Ugo Volli
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