venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
25.03.2013 Eric Hobsbawm, ritratto di un odiatore di Israele
l'anticipazione dell'intervento di Alberto Indelicato sulla rivista 'Nuova Storia Contemporanea'

Testata: Il Giornale
Data: 25 marzo 2013
Pagina: 23
Autore: Alberto Indelicato
Titolo: «Hobsbawm, ideologia forte e verità breve»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 25/03/2013, a pag. 23, l'anticipazione del saggio di Alberto Indelicato dedicato a Eric Hobsbawn pubblicato sul nuovo numero della rivista 'Nuova Storia Contemporanea' dal titolo "Hobsbawm, ideologia forte e verità breve".


Eric Hob­sbawm

Non sappiamo se nel suo saggio Alberto Indelicato citi anche le posizioni fortemente anti israeliane di Eric Hobsbawm. Per conoscere le sue opinioni , invitiamo a cliccare sui link sottostanti:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=46294
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=293&sez=120&id=46313

Ecco il pezzo di Alberto Indelicato:

Stranamente Eric Hob­sbawm (1917-2012) sembra dar ragione, con varie limitazioni, a Ernst Nolte quando scrive: «Al­cu­ni apologeti del fascismo han­no probabilmente ragione quan­do sostengono che Lenin gene­rò Mussolini e Hitler», ma si af­fretta ad aggiungere: «È comple­tamente illegittimo sostenere che la barbarie fascista fu ispira­ta alle, e imitata dalle, asserite barbarie della Rivoluzione Rus­sa ». Asserite? Vediamo subito che cosa ordinava Lenin ai co­munisti di Penza l’11 agosto 1918: «Impiccate assolutamen­te e pubblicamente non meno di cento kulak, ricchi e succhiatori del sangue del popolo, e pubbli­cate i loro nomi; togliete loro tut­to il grano e preparate delle liste di ostaggi». È inutile aggiungere che l’operazione andava fatta «in via amministrativa», come si usava dire, senza processi né al­cuna garanzia legale. Poche setti­mane dopo si calcola che le vitti­me della repressione seguita al­l’attentato di Fanya Kaplan sia­no state 20mila. La repressione fu ordinata dallo stesso Lenin convalescente (Memorandum a N. Krestinski del 3 settembre 1918). Ma Hobsbawm non ama­va i documenti, o almeno certi documenti.
Un’altra prova ci è fornita da come spiega l’insuccesso dei ne­goziati del 1939 tra Mosca e gli an­glo­ francesi per opporsi alla mi­nacciata invasione tedesca della Polonia. Secondo Hobsbawm «i negoziatori di Stalin chiesero va­namente (
agli anglo-francesi, ndr ) che avanzassero proposte per operazioni congiunte nel Baltico» per combattere i tede­schi. Nel Baltico? No, i sovietici avevano chiesto di disporre di basi di partenza in Polonia, e i po­lacchi che conoscevano le inten­zioni sovietiche avevano ovvia­mente rifiutato un simile “ aiuto” interessato quanto pericoloso. Ma Hobsbawm si guarda bene dal dire che i negoziati per il pat­to di spartizione con la Germa­nia ch­e si sarebbe concluso a Mo­sca il 23 agosto erano cominciati molto prima di quelli con la Fran­cia e la Gran Bretagna.
Egli parla,ovviamente,dell’ac­cordo Ribbentrop-Molotov, spiegato come lo strumento ne­cessario per spingere alla guerra la Germania e la Gran Bretagna,
che «si sarebbero dissanguate a vicenda, a vantaggio dell’Urss che intanto, con le clausole se­grete, avrebbe ripreso i territori perduti con la rivoluzione; il cal­colo si dimostrò sbagliato». Hobsbawm dimenticava che la sua difesa del patto, nel 1939 era stata diversa, al­lineata cioè alle tesi sovieti­che di allora, che coincide­vano con quelle tedesche, secondo cui gli aggresso­ri della povera Germa­nia, alleata dell’Urss,era­no stati gli anglo-france­si.
Quanto all’attacco so­vietico alla Finlandia (la «guerra d’inverno, che costò all’Urss l’espulsione dalla So­cietà delle Nazioni), essa era già stata spiegata in un tempestivo pamphlet da Eric Hobsbawm e Raymond Williams, suo compa­gno di partito, come una misura sovietica per «spingere un po’ più lontano da Leningrado la frontiera»allo scopo di difender­si dall’invasione degli imperiali­sti britannici, allora in guerra con la Germania di Hitler. Anni più tardi Williams ammise che quel libello era stato compilato su ordine del partito comunista britannico, che aveva ricevuto ordini da Mosca. Hobsbawm non ricorse neppure a questa giustificazione per spiegare l’as­surda tesi che aveva sostenuto con la sua autorità di storico.
Con l’attacco tedesco l’Urss si riscoprì antifascista e addirittu­ra «democratica». Ma le pene di Hobsbawm non erano finite. Al­cune si limita a ignorarle, per «non dover contraddire la sua militanza», ragione per cui i suoi lettori non sapranno nulla di un certo episodio svoltosi a Katyn e dintorni costato la vita a 20mila polacchi. L’insurrezione di Var­savia nel 1944 fallì- ci spiega- per­ché «prematura», anche se le truppe sovietiche erano a qual­che chilometro e si astennero dall’intervenire,perché gli insor­ti si consideravano seguaci del governo in esilio a Londra e non di quello comunista sostenuto o meglio inventato da Mosca.
Più in generale nel 1945 non vi fu la sovietizzazione dell’Euro­pa orientale ma
«la grande avan­zata della rivoluzione globale ». I sovietici non avevano intenzio­ni aggressive, anzi Stalin faceva una politica difensiva, tanto è ve­ro che accettò Berlino occidenta­le come una enclave nella Ger­mania, «sia pure con riluttanza» (delicata allusione al blocco di quella città durato un anno). Il muro di Berlino fu dovuto, sostie­ne Hobsbawm, alla paura reci­proca. Questo spiega perché i cit­tadini tedesco- orientali correva­no il rischio di una fucilata se fos­sero andati a vedere di che cosa si aveva paura dall’altra parte:in­sana curiosità punita diverse centinaia di volte con l’immedia­ta pena di morte inflitta dai Vo­pos. Nel 1950 non vi fu- secondo lo storico marxista- un tentativo nordcoreano di annettere la Co­rea meridionale: Pyongyang sol­tanto stava «dilagando» ( sprea­ding ) nel sud.«Ah,qu’en termes galants, ces choses-là sont mi­ses! ».
È superfluo continuare a elen­care le libertà che il defunto gran­de storico si prese con la verità. Egli afferma che Stalin non era to­talitario; forse avrebbe voluto es­serlo ma, secondo Hobsbawm, non ci riuscì per la resistenza di altri poteri non meglio specifica­ti: chissà che cosa avrebbe fatto se ci fosse riuscito. Qualcuno ha affermato che almeno sulla re­pressione della rivolta unghere­se del 1956 egli avrebbe espresso qualche riserva. È cosi? Ecco quel che scrisse: «Pur approvan­do con il cuore gonfio ciò che sta accadendo in Ungheria dobbia­mo dire francamente che secon­do noi l’URSS dovrebbe ritirare appena possibile le sue truppe da quel Paese».È inutile chieder­si in quale conto gli uomini del Cremlino abbiano tenuto l’ami­ch­evole consiglio dell’amico sto­rico marxista.
E sulla Cecoslovacchia? Qui egli fu chiaro: «Per quanto fragili i sistemi comunisti si siano dimo­strati, soltanto un uso limitato, addirittura nominale di coerci­zione armata fu necessario per mantenerli dal 1957 al 1989».Co­m’è noto, l’uso limitato della co­ercizione esercitato dall’Urss sulla Cecoslovacchia consistet­te in un esercito di 27 divisioni per complessivi 400mila soldati e 6.300 carri armati. In definiti­va, concludeva il Nostro, il comu­nismo era in realtà un «Illumini­smo ».
Una virtù è tuttavia necessario riconoscere a Hobsbawm: quel­la della coerenza. Quando nel 1995 gli fu chiesto se l’aver appre­so che il massacro di 15 o 20 mi­lioni di uomini, donne e bambi­ni nell’Unione Sovietica negli an­ni Trenta e Quaranta gli avesse fatto cambiare opinione, rispo­se orgogliosamente di no. Ciò si­gnifica, fu la domanda successi­va, che valeva la pena uccidere tante persone?«Certamente»,ri­peté Hobsbawm.

Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT