" Finché esisteranno gli Stati Uniti non sarete soli "
di Deborah Fait
Deborah Fait Barack Obama
Il primo a dare il Benvenuto a Barack Obama e il buon giorno a Israele e’ stato Hamas che ha sparato 5 missili in territorio israeliano. Uno di questi e’ piombato davanti alla porta di una casa di Sderot mentre la famiglia che vi abitava, con una bambina di otto anni, faceva appena in tempo ad entrare nel rifugio.
A Gerusalemme, invece, si stava vivendo una grande emozione, nel sole di Israele, con la musica dell’orchestrina di Tzahal che si levava verso l’Air Force One, ecco fare capolino un sorridente Barack Obama. Inaspettatamente, visti i precedenti, si puo’ dire che la sua visita sia entusiasmante, emozionante e.... accompagnata dalla musica.
Musica e canti dovunque, all’aeroporto dove , oltre agli inni nazionali, l’orchestrina ha suonato Jerushalaim shel Zahav (Gerusalemme d’oro), Shalom Aleichem e altre allegre marcette sioniste che accolgono sempre i capi di stato in visita in Israele.
Musica e canti alla residenza di Shimon Perez dove e’ stato accolto da un gruppo di bambini eccitatissimi che sventolavano bandierine americane e israeliane e volevano stringergli la mano.
Hanno cantato in ebraico, in inglese e in arabo.....alla faccia dell’ apartheid di cui ci accusano....
Sembra che Obama abbia capito i suoi errori passati o che glieli abbiano fatti capire e che stia ricucendo i rapporti con Israele dopo un periodo, durato purtroppo tutto il primo mandato, di inutili e mortificanti inchini all’Islam.
Sembra che abbia studiato la storia di Israele e del suo eroismo di fronte all’odio arabo e che pensi, dietro ai suoi grandi sorrisi, “Oh my God, ho preso proprio un granchio” . Certo, non lo ammettera’ mai, ma la cosa importante e’ che dimostri di aver capito che l’America ha un solo alleato in Medio oriente, Israele, perche’ le rivoluzioni arabe hanno spazzato via ogni altra speranza facendo emergere il peggiore fanatismo islamico al posto di quelle dittature colle quali un dialogo era comunque possibile.
Dal canto suo Israele lo ha accolto come si accoglie un figliol prodigo, gli ha aperto le braccia, lo ha stretto con amore e simpatia, dimenticando generosamente le incomprensioni e anche le offese.
Il momento clou di una rinnovata amicizia e’ stato quello “delle giacche” quando Obama ha rotto il ghiaccio e, camminando accanto a Netaniahu, si e’ levato la giacca restando in maniche di camicia. Immediatamente Bibi lo ha imitato e i due si sono avviati ridendo verso verso gli elicotteri che dovevano portarli a Gerusalemme.
In quel momento tutta Israele ha riso, entusiasta ed estasiata, e, durante una tavola rotonda di giornalisti e politici riuniti per i commenti, i due conduttori si sono alzati e si sono levati la giacca gettandosela sulle spalle, tra le risate generali.
Ridere fa bene, allenta la tensione e fa dimenticare molte problemi.
Devo dire che una delle cose che piu’ mi inorgoglisce durante queste visite di capi di stato stranieri e’ la perfetta padronanza dell’inglese degli israelianii dai politici ai giornalisti, persino il personale del Museo di Israele si rivolgeva a Obama parlando in Inglese. I giornalisti sono cosi’ perfetti nella conoscenza della lingua che a volte non capivo quali erano gli israeliani e quali gli americani della CNN.
La stessa cosa non succede in italia, per questa ragione quello che per gli israeliani e’ la normalita’, per me, israeliana novella o quasi, nata e vissuta in Italia, e’ motivo di orgoglio .
La visita di Obama al Museo di Israele, sempre accompagnato da Bibi che a volte lo aspettava seduto su un muretto, e’ stata una grande enmozione, accolto da Dudu Fisher un grande tenore israeliano che gli ha cantato, la’, cosi’, semplicemente, sulla porta, la strofa di una canzone molto nota in Israele. DaI padiglione dei Rotoli del Mar Morto fino al reparto della tecnologia dove ha incontrato due paraplegici che camminavano grazie a un’invenzione israeliana e dove, alla fine della visita, ha parlato con tre studenti delle scuole medie di Haifa che, sempre in perfetto inglese, gli hanno illustrato le loro invenzioni tra cui tre piccoli robot che hanno portato al presidente e a Netaniahu due pezzi di mazza’( pane azzimo che si mangia per Pesach)e che si sono piegati in un grande inchino facendo divertire moltissimo il presidente.
All’uscita altri bambini, altre bandierine, altri canti, poi...di colpo.... altra musica: Ramallah!
E’ salito sull’elicottero per andare da Abu Mazen, una visita di quattro ore.
A Ramallah ha trovato il grigiore, volti seri e immusoniti, tutto meno che cordiali, ( un gruppo di avvocati palestinesi aveva proposto di arrestare il presidente Obama), era grigio persino il cielo azzurro, grigi gli abiti dei maggiorenti , grigi i loro baffi, , grigio tutto, la stada, il piazzale davanti alla Mukata, tre bandiere americane di numero, tutta la zona era stata resa sterile per motivi di sicurezza dato che nel resto del territorio palestinese la popolazione urlava contro il presidente, scarpe e sputi contro manifesti con la sua fotografia, bandiere americane bruciate, “Obama fuori dalla palestina” “Obama persona non grata” “America assassina”.
Quattro ore tristi , quasi tragiche come tutti si aspettavano.
Il discorso ai palestinesi e’ stato un saggio di ginnastica diplomatica, ha nominato gli insediamenti, ha detto che “dovrebbero” essere bloccati, ha parlato di “Israele ebraico” mentre i politici palestinesi presenti, non piu’ di dieci, erano seri e scuri in volto, non riuscivano a muovere neanche un pelo dei loro baffi, sembravano imbalsamati. Nei prossimi giorni vedremo i risultati.
Tornato a Gerusalemme ha ritrovato l’allegria, e’ andato a parlare agli studenti israeliani accolto da un bagno di simpatia, emozione, curiosita’.
Il suo discorso ai giovani e’ stato bellissimo, quest’uomo sa parlare , non c’e’ dubbio, auguriamoci che questo dono sia usato con sincerita’.
Ha incominciato facendo ridere tutti accennando alla “supposta” antipatia tra lui e Bibi Netaniahu “Non e’ vero niente, siamo amici ma dobbiamo fingere di detestarci per dare materiale a “Erez Nehederet” (programma satirico israeliano).
Ha continuato a conquistare l’adorazione dei ragazzi dicendo di sentirsi a casa e si vedeva. Era a casa, sia per l’accoglienza, sia perche’ non esisteva il bloicco della lingua, tutti lo capivano e lui capiva tutti, ha parlato della storia del Paese, del coraggio del suo popolo, ha assicurato che l’Iran non fara’ mai la bomba nucleare perche’ gli USA non lo permetteranno ( nel contempo il pretaccio a capo dell’Iran urlava al popolo che distruggera’ Haifa e Tel Aviv fino alle fondamenta), ha detto che i bambini di Israele devono poter dormire tanquilli , a questo punto ha nominato Osher Tuito, il bambino di 8 anni di Sderot cui un missile ha staccato una gamba mentre correva verso il rifugio.
Standing Ovation.
Ha detto “Finche’ esisteranno gli Stati Uniti non sarete mai soli” e a questo puntol’apoteosi, i ragazzi in piedi sono scoppiati in un urlo di entusiasmo.
Ha parlato della democrazia di Israele, del suo essere stato ebraico e democratico , della pace , del dovere alla pace e del diritto alla pace. Ha parlato anche dei bambini palestinesi che hanno diritto di crescere in un paese loro. Anche quando parlava dei palestinesi i giovani israeliani lo applaudivano...che enorme differenza tra i nostri giovani e ....i loro, educati all’odio e alla violenza!
All’improvviso un ragazzo, un sinistrorso di quelli proprio imbecilli, ha gridato “Free Palestine” e tutti gli altri hanno risposto con un buuuuu alzandosi in piedi ad applaudire il presidente che, ridendo gli ha risposto indirettamente “Ecco, e’ proprio di questo che parlavamo...”, naturalmente il povero “sinistro” e’ stato sepolto da una gran risata, e non gli e’ rimasto che tacere per essere poi interrogato molto discretamente dalla polizia.
Domani lo aspettano la Tomba di Theodor Herzel, di Rabin e lo Yad VaShem, sara’ una giornata seria e commovente che concludera’ questa visita entusiasmante di Barak Obama in Israele.
Ho due dispiaceri, che non abbia parlato alla Knesset e che tra i giovani universitari siano stati esclusi quelli dell’Universita’ di Ariel.
Ho pero’ anche due grandi soddisfazioni: a Ramallah non e’ nemmeno passato di striscio alla tomba di Arafat e, davanti ai capi di fatah, accanto a un Abu Mazen piu’ buio dell’oscurita’ della notte (aveva appena dichiarato ai suoi che la politica di hamas era la sua politica), ha parlato di Israele come “Stato ebraico”, ha condannato il terrorismo, nominando chiaramente hamas e hezbollah!
“So long as there is a United States of America, atem lo levad .”
(fintanto che esisteranno gli Stati uniti d’America ..... in ebraico: non sarete soli)
Toda’ Mister President.