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Ugo Volli
Cartoline
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Chi ammazza i bambini 20/03/2013

Chi ammazza i bambini
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

ieri è caduto l'anniversario della strage di Tolosa, quando un terrorista arabo andò davanti alla scuola elementare ebraica della città francese a caccia di bambini, riuscendone a uccidere qualcuno e un maestro con loro. Un pazzo? No, un soggetto con numerose complicità e relazioni, incluse alcune nei servizi segreti francesi, che conoscevano benissimo il suo orientamento, l'esperienza afghana che aveva avuto, la sua pericolosità, e che però non lo fermarono. Nel frattempo alla Tv francese è uscito un documentario il contenuto sostanziale è che lui (l'assassino, non la vittima) era un così bravo ragazzo, così sensibile, così nemico dell'ingiustizia.


Strage di Itamar

Qualche giorno fa era stato il secondo anniversario della strage di Itamar, quando due giovani palestinesi entrarono in quella cittadina ebraica, superando le barriere di sicurezza, e arrivarono fin dentro una casa ammazzando tutti quelli che vi trovarono: genitori e figli, fra cui un neonato di pochi mesi: nessuna pietà per i bambini nei loro cuori, come non ve n'era in quello dell'assassino di Tolosa. E nessuna pietà per quegli altri assassini che due giorni fa hanno bombardato di grosse pietre una macchina di ebrei che si muoveva su una strada della Samaria, provocando un incidente gravissimo. Anche qui c'è una bambina piccola, che lotta fra la vita e la morte. Si chiama Adele, le sua foto di prima dell'incidente girano per il web.

Ma naturalmente gli assassini di bambini, per i media e i loro utenti comuni sono gli israeliani. E a nulla è servito il fatto che perfino le commissioni d'inchiesta delle nazioni unite abbiano dichiarate che l'ennesimo strumento di questa calunnia, la foto di un funerale che era piaciuta tanto ai fotoreporter di tutto il mondo da farle avere l'Oscar della categoria, si era rivelata falsa. Non solo nel senso che era volgarmente taroccata come quelle immagini che circolano su Facebook manipolate coi filtri di Instagram, ma che il bambino compianto era stato ammazzato da un razzo di Hamas, che non si è mai pentito di questo crimine: se uno spara con un fucile o un missile e colpisce qualcuno che non c'entra, non è come un incidente stradale, una morte colposa. E' un omicidio volontario: solo che Hamas, l'autorità palestinese, i “pacifisti” europei, la sinistra, l'Onu non lo considerano grave, dato che l'intenzione era di ammazzare non bambini palestinesi, ma ebrei.   La colpa è comunque degli israeliani, come dei loro avi di Trento, di Marostica, di Damasco si diceva che ammazzavano bambini cristiani o musulmani per impastarci le azzime.

Il primo posto in cui si è applicata questa che si usa chiamare “calunnia del sangue” e che oggi potremmo ribattezzare “calunnia di Gaza” è la città inglese di Norwich dove nel 1144 ci fu un terribile progrom per il preteso omicidio di un certo bambino William (http://en.wikipedia.org/wiki/William_of_Norwich), che portò alla distruzione dell'intera comunità. Ancora pochi giorni fa si è data sepoltura ebraica ai corpi di diciassette scheletri di persone, molti bambini, recuperati nei fossati del castello di Norwich, dove sembra dai risultati delle autopsie che siano stati buttati dall'alto delle mura e lasciati lì a marcire senza avere diritto a una tomba (http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishNews/Article.aspx?ID=306943&R=R1).

E già che ci siamo, bisogna dire che l'8 aprile sarà ricordato in tutto il mondo lo “Yom HaZikaron laShoah ve-laG'vurah”, cioè il “Giorno del ricordo dell'eroismo [della resistenza] e della distruzione”, cioè la data ebraica in cui si ricorda la Shoah. Dove, è inutile dirlo, i bambini furono numerosissimi, forse un terzo o un quarto delle vittime.

Elencato così, questo calendario di ricorrenze è terribile e pauroso. Ma in realtà ogni giorno, letteralmente ogni giorno potrebbe essere preso come anniversario di una strage, di una persecuzione, di un'esecuzione o auto-da-fè. Il peso della memoria, se preso per davvero, è schiacciante. Vi è stata una continuità terribile fra i tentati genocidi raccontati nella bibbia (la settimana prossima se ne ricorderà il primo, quello voluto dal Faraone d'Egitto e concluso dopo immense sofferenze con l'uscita degli ebrei da quel paese, fino al terrorismo palestinese attuale e ai piani di distruzione di massa coltivati dal regime degli ayatollah con l'uso dell'arma atomica. La memoria è un peso, ma è anche un imperativo, una necessità per la sopravvivenza. Capire come cercano di ucciderti, ricordarlo, è anche una premessa per sopravvivere alla continuazione del genocidio. E' un dovere doloroso, ma anche una condizione di sopravvivenza.

E per chi ha orecchi per ascoltare, potrebbe servire anche a evitare nuovi crimini. Quanti di quelli che, a destra e a sinistra, nel mondo islamico e in quello cattolico, quanti per esempio dei progressisti di “Pax Christi” si rendono conto che le loro teorie su Gaza e su Isrele che ammazza i bambini hanno a che fare con la storia di Norwich o con quella di San Simonino di Trento (http://it.wikipedia.org/wiki/Simonino_di_Trento), perché ne riproducono le forme ma soprattutto le motivazioni? Quanto sanno quelli che (per lo più a sinistra) parlano di “lobby ebraica” che dominerebbe l'economia e i media, di riprodurre i temi dei “Protocolli di Sion” e di “Mein Kampf”? Gli arabi lo sanno, tant'è vero che non smettono di tradurre il falso confezionato dalla polizia zarista e il libro programmatico di Hitler e non si vergognano affatto, dicono apertamente di crederci: ma la sinistra?

Insomma, bisogna ricordare, per doloroso e faticoso che sia. Non bisogna smettere di avere memoria. Non solo per affetto alle vittime e condanna dei colpevoli, ma per poter pensare a un  futuro. Perché il ricordo di coloro che sono stati vittime della violenza ci dia la forza di continuare a cercare una vita più giusta e meno violenta per i bambini che verranno.


Ugo Volli


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