Olanda: grazie al Centro Wiesenthal si discute di antisemitismo
Commento di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Manfred Gerstenfeld
Quando il 17 febbraio scorso esplose lo scandalo delle dichiarazioni antisemite dei ragazzi turchi intervistati in Tv, i giornali olandesi nascosero l’accaduto. “ Ci è piaciuto quel che Hitler fece agli ebrei”,” Hitler avrebbe dovuto ucciderli tutti”, “ Hitler avrebbe dovuto sterminare tutti i bambini ebrei”, queste alcune delle loro affermazioni nel programma Tv. In Olanda la libertà di parola è un diritto conclamato, peccato che nessuna attenzione venga data a un altro “diritto” dei media, la libertà di nascondere le notizie. http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=&sez=360&id=48354
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Anche un comunicato stampa del CIDI (organismo di auto-difesa Olanda-Israele) che chiedeva una indagine nazionale sul pregiudizio antisemita fra gli studenti, fu del tutto ignorato dai giornali olandesi. E’ stata una lettera del Centro Simon Wiesenthal, inviata personalmente al Primo Ministro Mark Rutte e ai membri del Parlamento, a dare visibilità all’intera vicenda. Conteneva la richiesta di realizzare una indagine conoscitiva sull’antisemitismo nella società olandese per poi studiare quali efficaci misure intraprendere per combatterlo. Il Telegraaf, il quotidiano più diffuso, gli ha dedicato la prima pagina l’8 marzo, ma anche altri giornali hanno ripreso la lettera. Il Centro Wiesenthal ha così destato l’ interesse dei media verso l’iniziativa del CIDI, che da decenni opera in questo campo. La Comunità ebraica è stata in questi ultimi anni sotto pressione a causa degli attacchi subiti riguardo la macellazione rituale e alla pratica della circoncisione. La vicenda delle dichiarazioni dei ragazzi turchi ha dimostrato quanta maggiore influenza abbiano gli organismi ebraici internazionale rispetto alla comunità ebraica locale. Finalmente, il 13 marzo, Lodewijk Asscher, Ministro per gli Affari Sociali, ha espresso parole di condanna sulle affermazioni dei ragazzi turchi antisemiti. Forse anche perché avevano detto che i loro sentimenti erano condivisi dai loro coetanei autoctoni, “nella nostra scuola gli ebrei non piacciono a nessuno”, avevano dichiarato. Quel video venne diffuso via internet, sottotitolato in inglese e francese, riscuotendo più interesse a livello internazionale che non dai media olandesi. Contribuì però anche alla diffusione di azioni contrarie a Israele, come la decisione del governo olandese di etichettare tutti i prodotti provenienti dal West Bank. MDI, un organismo che monitora il web olandese, ha rivelato che nel 2012 antisemitismo e negazionismo della Shoah è in testa, con il 28%, nei siti che diffondono odio, mentre sono al 19% le espressioni di odio nei confronti dell’islam. In Olanda vi sono un milione di musulmani, 20 volte in più degli ebrei. MDI ritiene che l’attuale antisemitismo faccia ormai parte integrante della società olandese. Ciò malgrado, il governo ha tagliato i fondi a ogni tipo di ricerca in questo settore. Il leader laburista Diederik Samson, esponente di rilievo del governo liberale-laburista, ha attaccato Israele durante il primo congresso sul Medio Oriente del suo partito, accusandolo di non sottostare alle leggi internazionali, ma non ha citato che la stessa Olanda non obbedisce alle medesime leggi. L’Onu, nella Convenzione sul Genocidio, obbliga l’Iran a comparire davanti al tribunale internazionale, ma il doppio standard di Samson è antisemita solo contro Israele, secondo la definizione internazionale di antisemitismo. Ha poi dimostrato la sua ignoranza quando ha dimenticato di citare la Turchia nella relazione sul Medio Oriente, anche se ne è il paese più importante. La vicenda dei ragazzi turchi è soltanto la punta dell’iceberg olandese dell’antisemitismo. A qualunque ricercatore non sfugge quanto sia diffuso fra i musulmani olandesi, e non è limitato a giovani teppisti, come vorrebbero far credere coloro che ne minimizzano il pericolo, è presente anche fra la popolazione adulta e nelle università. L’antisemitismo dovrebbe essere analizzato nei dettagli anche nella società autoctona olandese, per capire come il problema sia stato sottaciuto dai media, e come non vengano messe in atto azioni appropriate su aspetti che avrebbero dovuto essere conosciuti da decenni, se le autorità olandesi non si distinguessero per vuota retorica. Si dovrebbero elaborare metodi per far decrescere il livello di antisemitismo, pur nella consapevolezza che non sarà possibile sradicarlo completamente. Più le autorità olandesi si sottraggono alle loro responsabilità, più questi problemi si aggraveranno.
Manfred Gerstenfeld fa parte del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni. Collabora con Informazione Corretta.