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Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
15.03.2013 Le bufale, anche se antiche, servono sempre
lo insegna Stefano Torelli

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 15 marzo 2013
Pagina: 69
Autore: Stefano Torelli
Titolo: «Separati sugli autobus»

Riportiamo da SETTE del CORRIERE della SERA di oggi, 15/03/2013, a pag. 69, l'articolo di Stefano Torelli dal titolo "Separati sugli autobus".


Stefano Torelli

L'articolo di Torelli ripropone la ormai stantia bufala degli autobus 'discriminanti' (per maggiori informazioni, cliccare sul link http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=48332 ).
In realtà si tratta semplicemente di una linea pensata per agevolare i lavoratori palestinesi che dal West Bank vanno in Israele. Trattandosi di una disposizione israeliana, è stata subito interpretata come 'discriminatoria'. Va da sè che nessuno si è mai sognato di obbligare i palestinesi a prendere quelle linee, nè di impedire agli israeliani di condividerle coi pendolari palestinesi. In tutto il mondo le compagnie di trasporto organizzano servizi appositi per i pendolari. Nessuno le trova nè razziste, nè discriminatorie.
Torelli continua : "
 occorre ricordare che la Cisgiordania - la West Bank - dovrebbe essere, insieme alla Striscia di Gaza, il territorio destinato alla sovranità del governo dell'Autorità Nazionale Palestinese, ma che di fatto è soggetta all'occupazione di ampie aree da parte dei cosiddetti coloni.". Le colonie illegali vengono smantellate. Per quanto riguarda le altre, si tratta di città, sono territori contesi, non occupati.
Le misure di sicurezza (barriera e checkpoint) sono necessarie per un semplice motivo: impedire ai terroristi suicidi palestinesi di compiere i loro attentati in Israele. Torelli questo non lo scrive, chiaro esempio di menzigna omissiva,non gioverebbe alla solita immagine di palestinesi vittime, nè ricorda il massacro della famiglia Fogel a Itamar (e sarebbe facile ricordarlo, visto che il primo anniversario è stato pochi giorni fa). Le vittime israeliane non devono essere ricordate, perché i lettori potrebbero pensare che Israele abbia il diritto di difendersi dai suoi aggressori.
In mancanza di meglio, Torelli ripropone la solita accusa contro Israele : "
regime di apartheid e di razzismo". E conclude scrivendo : ". Il presidente statunitense che sarà a Tel Aviv il 20 marzo, ha annunciato che chiederà a Netanyahu il completo ritiro dalla Cisgiordania.". Obama non sarà a Tel Aviv se non per il tempo necessario di atterrare con l'aereo e dirigersi verso la capitale, Gerusalemme.
Per altro, stando a quanto scrive Maurizio Molinari (corrispondente da NY per La Stampa) in un articolo ripreso da IC in altra pagina della rassegna, l'agenda di Obama è cambiata. Ora la priorità è dare appoggio a Israele contro il nucleare iraniano.
Ultima considerazione: Torelli scrive all'inizio del suo articolo che la nuova linea di autobus (entrata in vigore il 4 marzo scorso) sarebbe stata proposta dal "
ministero dei Trasporti del nuovo governo Netanyahu ". Il nuovo governo israeliano il 4 marzo non era ancora stato formato. Come potesse, perciò, il nuovo ministro dei trasporti (ancora da nominare all'epoca) decidere una norma qualunque, è un mistero.
Torelli farebbe meglio a informarsi prima di scrivere.
Invitiamo i lettori di IC a scrivere a Pier Luigi Vercesi, direttore di Sette per chiedergli se ritiene opportuno che su un inserto legato al Corriere della Sera vengano pubblicati articoli zeppi di strafalcioni, errori e falsità.

sette@corriere.it

Ecco il pezzo:

La politica israeliana nei confronti della comunità palestinese è il fulcro dei dissidi medio-dentali e incarna da decenni la spaccatura esistente tra i Paesi arabi e lo Stato israeliano. La misura decisa dal ministero dei Trasporti del nuovo governo Netanyahu - entrata in vigore lunedì 4 marzo - sicuramente non aiuta a stemperare le tensioni, anzi è destinata a generare incomprensioni maggiori: i palestinesi che abitano in Cisgiordania e lavorano in Israele dovranno viaggiare su autobus separati, destinati esclusivamente a loro. Prima di tutto occorre ricordare che la Cisgiordania - la West Bank - dovrebbe essere, insieme alla Striscia di Gaza, il territorio destinato alla sovranità del governo dell'Autorità Nazionale Palestinese, ma che di fatto è soggetta all'occupazione di ampie aree da parte dei cosiddetti coloni. Proprio questi ultimi - rappresentanti dell'ottranzismo israeliano -avrebbero fatto pressioni perché il governo adottasse questa nuova misura. Ufficialmente il ministero dei Trasporti giustifica la decisione con la volontà di 'alleviare i disagi dei lavoratori palestinesi", ma sono già molte le voci - anche all'interno della stessa opinione pubblica e della stampa israeliana - che parlano di regime di apartheid e di razzismo. Già nel 2009 l'Alta Corte di Giustizia aveva vietato la percorrenza della Route 443 - maggiore arteria di comunicazione tra Gerusalemme e l'Israele centrale - alla popolazione palestinese, generando forti critiche. Secondo alcuni sondaggi pubblicati a fine 2012 dal quotidiano israeliano Haaretz, il 74% dei cittadini israeliani sarebbe a favore di un regime di strade separate per palestinesi e israeliani e il 69% si è detto contrario al diritto di voto ai palestinesi, in caso di annessione israeliana della Cisgiordania. Sicuramente i presupposti non sono i migliori per l'imminente visita di Obama in Israele. Il presidente statunitense che sarà a Tel Aviv il 20 marzo, ha annunciato che chiederà a Netanyahu il completo ritiro dalla Cisgiordania. I fatti non incoraggiano in tal senso.

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sette@corriere.it

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