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Autobus x lavoratori palestinesi 12/03/2013

Deborah Fait ha illustrato con la consueta efficacia la mattanza odiosa verso gli israeliani, cogliendo un altro aspetto “inconsueto” di tale barbarie. Il pretesto questa volta sono gli autobus navetta che trasportano i lavoratori arabi in Israele. Parlano e scrivono di discriminazione e segregazionismo. A qualcuno di questi disinformatori deve essere, partito il cervello fuori dalla tangente: ma quanti sono? C’è da farsi accapponare la pelle nel leggere i loro sputi avvelenati e aciduli.
Quello che lascia esterrefatti sono le argomentazioni e le posizioni ideologiche di alcuni ebrei svenduti e poco credibili. Qualsiasi mezzo per fare propaganda denigratoria è utile, perché senza una logica razionale e corretta si sono prostituiti alla cosiddetta causa degli sfruttati palestinesi assassini, criminali e razzisti discriminati senza pietà, dai “nazi-israeliani”.
A parte la faziosità dei loro assunti che ricopiano in carta carbone le direttive ideologiche della sinistra fascista retriva, mi domando come sia possibile sputare su un popolo dal quale hanno le radici. Si vergognano, oppure è un semplice calcolo utilitaristico per avere una visualità che difficilmente otterrebbe in altre circostanze?
E’ pur vero che in molti casi non si ama la propria madre, ma da questo a denigrarla vilmente ce ne corre. Eppure molti di questi figli, invece di ignorarla la dileggiano e accusano di delitti e comportamenti infamanti. Complesso di Edipo? Con le loro tesi avvalorano la turpe teoria dell’ebreo infido, traditore che si vende esclusivamente per denaro.
Non si rendono conto della malvagità e il disprezzo che seminato nei confronti degli ebrei vivi e alle vittime israelite di tutti i tempi? Con il loro distorto senso dell’in-giustizia, preparano le basi per futuri ghetti e campi di sterminio. Se così fosse, non dimentichino che in quei luoghi ci sarebbe un posto riservato anche a loro. Immagino i consensi ricevuti dopo ogni articolo in redazione: tu sì che sei un ebreo democratico!
La vergogna e un minimo di riflessione storica sarebbero utili, ma neppure ci provano, non sanno cosa sia, perché è un abito usuale che indossano abitualmente. Dovrebbero ricordare questi attori, comici, opinionisti “scribacchini” dei miei stivali, che portano un nome che rappresenta un’identità precisa di appartenenza. Hanno voglia essere complici tra i più efferati di quelli che desiderano la fine del proprio popolo. La storia a questi signori non ha insegnato proprio nulla?
Prima e durante la promulgazione della difesa della razza (leggi razziali), potevano come scappatoia convertirsi a qualsiasi religione (preferibilmente la cattolica), o essere assimilati da diverse generazioni ma, alla fine scartabellando negli archivi anagrafici, l’appartenenza originaria veniva alla luce e non vi erano vie di scampo, a parte di chi possedeva disponibilità finanziarie, riusciva a evitare la cattura e sottrarsi ai vagoni piombati, per altri milioni di persone il destino era segnato.
Non lo ricordate fior di galantuomini e nobildonne? Oppure appartenete alla “colonna infame dei negazionisti”. Auguriamoci che non tornino quei tempi nefasti, perché voi sareste i primi a essere beccati: perché i voltagabbana del vostro stampo sono ritenuti, assolutamente inaffidabili e pericolosi soprattutto da quelli oggi ritenete amici e compagni solidali. Attenzione perché prima o dopo arriverà il momento che non servirà più definirvi di sinistra e democratici perché “siete ebrei” ancora vincolati al Patto di Abramo. Se volete risolvere la questione cambiando religione (a parte la fede comunista) le parrocchie sono infinite, ma data la vostra persistenza nell’oratoria della diffamazione vi vedrei ben assimilati nell’islam più fanatico e becero. Perché non esponete le vostre teorie filopalestinesi e coraniche nelle moschee e madrase, sempre che vi facciano entrare e uscire incolumi.
Israele ha fatto benissimo a cautelare i suoi cittadini nell’istituire autobus navetta per i lavoratori arabi, onde evitare altri barbari omicidi. Il ghetto mentale è il vostro, poiché protetti da un muro invalicabile entro il quale vi sentite sicuri: ma fino a quando?

Jean Génois


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