sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
12.03.2013 Ecco come l'Iran aggira le sanzioni
con l'aiuto di Pakistan e Cina

Testata: La Stampa
Data: 12 marzo 2013
Pagina: 17
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «L’Iran riapre il Risiko dei gasdotti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 12/03/2013, a pag. 17, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo "L’Iran riapre il Risiko dei gasdotti".


Mahmoud Ahmadinejad stringe la mano ad Ali Zardari

Ahmadinejad era il più raggiante e frenetico nello stringere mani. Il presidente iraniano, criticato in patria per aver abbracciato in pubblico la vedova Chavez ai funerali di Caracas, è volato dal Venezuela al confine fra Iran e Pakistan per inaugurare il progetto essenziale nella disperata lotta per rompere l’accerchiamento. È il gasdotto Iran-Pakistan: sei miliardi di dollari, 2775 chilometri di lunghezza, una capacità di 40 miliardi di metri cubi l’anno. Ieri, assieme al collega pachistano Asif Ali Zardari, ha festeggiato la fine dei lavori dal lato iraniano, quasi 2mila chilometri. La parte pachistana dovrebbe raggiungere il terminale di Nawabshah entro il dicembre 2014. Un fiume di metano si riverserà dai giacimenti del Sud dell’Iran al cuore industriale del Pakistan: una miriade di fabbriche tessili e meccaniche che oggi lavorano a singhiozzo per i quotidiani black-out. La mancanza di energia elettrica è la maggiore preoccupazione di Islamabad. Frena lo sviluppo e alimenta il disordine sociale. Al gas iraniano, per di più ai prezzi di favore strappati in anni di trattative, Islamabad non vuole rinunciare, nonostante le pressioni degli Stati Uniti. Che hanno minacciato tagli agli aiuti finanziari (2 miliardi l’anno solo alle forze armate), e blandito il governo con la promessa di metano liquefatto da trasportare dal Qatar o un fantomatico gasdotto alternativo dal Turkmenistan attraverso l’Afghanistan. In realtà, nei quasi vent’anni trascorsi dal lancio del progetto, a frenare la costruzione dal lato pachistano è stata soprattutto la mancanza di soldi. Finché non si sono inseriti i soliti cinesi con un consorzio di banche in cooperazione con la Habib Bank pachistana. Gli indiani - all’inizio partner , poi convinti da Washington a ritirarsi - per ora stanno a guardare. Ma dal terminal di Nawabshah basterebbero poche centinaia di chilometri di tubi per allacciare anche la loro rete. E la fame di energia di New Delhi è persino superiore a quella del Pakistan. Il tutto mentre le sanzioni Onu cercano di bloccare le esportazioni di Teheran. È impossibile pagare gas e petrolio all’Iran attraverso il circuito delle banche internazionali. Ma a Teheran arriva di tutto, dai pacchi di rupie in contanti alle centinaia di tonnellate d’oro dalla Turchia. Se il «gasdotto della pace» arriverà a termine, un modo per pagare Islamabad lo troverà.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT