Primo viaggio di Chuck Hagel in Afghanistan: una catastrofe cronaca di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 12 marzo 2013 Pagina: 1 Autore: Daniele Raineri Titolo: «It’s complicated»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/03/2013, a pag. 1-4, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "It’s complicated".
Chuck Hagel Daniele Raineri
Roma. “Afghanistan? Well, it’s complicated”. I reporter che accompagnavano il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel nel suo primo viaggio in Afghanistan – dove il Pentagono è impegnato nella sua guerra più grande – hanno notato l’uso frequente di “complicated” per descrivere il paese e la missione. Complicated. Il viaggio del SecDef è stato un disastro. E’ cominciato venerdì con un attacco all’interno di una base americana nella regione di Kapisa: tre soldati afghani a bordo di un blindato hanno sfondato la barriera che divide la parte americana da quella afghana e hanno comicniato a sparare all’impazzata, e prima che fossero abbattuti è morto un civile americano e quatto soldati sono stati feriti. Questi ammutinamenti suicidi nell’esercito afghano sono frequenti, ma in questo caso tre militari hanno agito assieme, con un blindato. Il giorno dopo i giornalisti al seguito di Hagel sono stati portati a un briefing dentro il ministero della Difesa afghano per un briefing sulla stabilizzazione nel cuore della zona più sicura del paese, ma un attentatore suicida in bicicletta si è fatto saltare in aria a trenta metri dal cancello d’ingresso e ha ucciso nove civili. Gli inviati sono stati trasferiti in fretta e furia nei sotterranei, per precauzione. “Its’ complicated”, devono avere pensato. Hagel non c’era, era in un’altra parte della città. L’attacco è stato rivendicato dai talebani, che, come è già accaduto durante le visite del presidente Barack Obama e dell’ex capo della Difesa Leon Panetta, approfittano del momento di alta visibilità per colpire. Domenica il presidente afghano Hamid Karzai a un evento per celebrare le donne trasmesso in televisione ha detto che gli Stati Uniti sono come i talebani, entrambi vogliono che l’Afghanistan sia un paese instabile, e anche che i talebani stanno uccidendo civili afghani per fare un favore all’America, che così avrà un pretesto per restare. In settimana si era rivolto così ai guerriglieri: “O talebani, venite e salviamo assieme il paese”. Ennesima esternazione di un presidente ormai completamente imprevedibile. Il nuovo comandante del contingente Isaf, il generale Joe Dunford, è stato costretto a questa smentita ufficiale: “E’ categoricamente falso. Non c’è ragione per cui noi dovremmo essere in combutta con i talebani. Il presidente Karzai non lo ha mai detto a me e non so cosa lo spinga a dirlo oggi”. Dopo le frasi pronunciate in pubblico, la conferenza stampa congiunta con Karzai e Hagel è saltata. L’addetto stampa del Pentagono, George Little, dice per problemi di sicurezza, ma l’incontro finale con i giornalisti avrebbe dovuto tenersi come sempre nel palazzo presidenziale, sorvegliatissimo. Funzionari afghani lo hanno fatto notare al quotidiano britannico Guardian: “Non ci sono problemi di sicurezza”. Il rifiuto di Karzai di accettare alcune condizioni di sicurezza chieste dagli americani ha causato anche la cancellazione all’ultimo minuto della cerimonia della consegna agli afghani del centro di detenzione di Parwan, a cui avrebbe dovuto partecipare Chuck Hagel. “It’s complicated”, deve avere pensato il segretario alla Difesa americano Ieri mattina, dopo il decollo all’alba di Hagel, un poliziotto afghano in divisa ha attaccato un gruppo di soldati americani delle Forze speciali durante una riunione nella provincia di Wardak, uccidendone due. Una settimana fa il presidente Karzai ha vietato alle forze speciali americane di operare in quella provincia, perché le milizie afghane che le accompagnano avrebbero ucciso una decina di civili afghani – il divieto entrerà in vigore fra una settimana. Wardak è una zona strategica vicina alla capitale, vietare l’accesso alle forze speciali americane è di fatto come cederla ai talebani. Karzai ieri è anche stato criticato per un’altra decisione, il divieto fatto ai soldati afghani di chiamare l’artiglieria in caso di pericolo, che sarebbe costato la vita a 18 di loro in uno scontro recente.
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