Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/03/2013, a pag. 17, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Nella trattativa «vince» il neofita Yair Lapid. Bibi pronto a varare un governo senza religiosi ".


Davide Frattini Yair Lapid Bibi Netanyahu
In Israele lo chiamano il cimitero delle carriere politiche. Eppure Yair Lapid avrebbe accettato di diventare il prossimo ministro delle Finanze con il rischio di veder inciso sulla lapide: «Ha alzato le tasse alla classe media che lo aveva votato». Il neofita della politica scommette di costruire dalle scelte economiche (deve affrontare un deficit cresciuto il doppio del previsto) la piattaforma per presentarsi al prossimo confronto come candidato primo ministro. Anche se su Internet già gira un video dove dieci anni fa durante il suo programma televisivo ammetteva di non capire nulla di conti.
Allora l'ospite era proprio Benjamin Netanyahu che adesso gli avrebbe proposto l'incarico: gli analisti considerano il passaggio di proprietà delle Finanze (finora controllato dal Likud del conservatore Netanyahu) più uno smacco per il premier uscente e rientrante che un regalo avvelenato al nuovo alleato. Nei quaranta giorni di negoziati per la coalizione, Lapid è riuscito a piegare il veterano: Bibi ha lasciato gli ultraortodossi fuori dal governo e sarebbe pronto a un mandato più centrista anche per compiacere Barack Obama, il presidente americano che arriva settimana prossima e vuole far ripartire il dialogo tra israeliani e palestinesi.
Lapid, 50 anni a novembre, sta per ora mantenendo — scrive Sima Kadmon sul quotidiano Yedioth Ahronoth — quello che ha promesso: cambiare gli schemi (e i vizi) della vecchia politica. Ha preteso da Netanyahu che i partiti religiosi passassero all'opposizione, perché vuole che gli studenti delle scuole rabbiniche facciano la loro parte, da soldati con la ferma obbligatoria o da lavoratori che entrano nel mercato (e si avvicinano al resto della società). Ora deve dimostrare di essere pronto a ridimensionare le sovvenzioni garantite dallo Stato alle yeshiva.
In campagna elettorale ripeteva «dove sono i soldi?» ed è andato lì dove si controllano. Sa di essere stato sostenuto dai voti degli arrabbiati, dagli stessi che nel 2011 si sono accampati sotto le jacarande di viale Rotschild a Tel Aviv per protestare contro i tagli al welfare e le tasse troppo alte. Invece di arroccarsi e aspettare il prossimo giro alle urne (i sondaggi lo danno vincente) ha voluto entrare nella partita di governo.
Per pressare Netanyahu si è alleato con Naftali Bennett, 41 anni fra due settimane, un altro esordiente della politica. Resta da capire, quando siederanno insieme nel consiglio dei ministri, come riusciranno a conciliare l'unico vero punto di disaccordo: Bennett guida il partito dei coloni, di chi vive negli insediamenti in Cisgiordania, e Lapid ha espresso la volontà (ancora piuttosto vaga) di raggiungere un accordo di pace con i palestinesi.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante