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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.03.2013 C’è qualcosa di marcio in Danimarca
Commento di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 marzo 2013
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «C’è qualcosa di marcio in Danimarca»

C’è qualcosa di marcio in Danimarca
Commento di Giulio Meotti

(Traduzione  dall'inglese di Yehudit Weisz)

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12987

 

 

Nell’Amleto di Shakespeare c’è un verso che è diventato famoso: “C’è del marcio in Danimarca”. Essere ebreo a Copenaghen nel 2013 è pericoloso quanto essere ebreo in un paese arabo.
Nel 2001 nella bacheca presso il Niels Brock College di Copenhagen, era stato affisso un manifesto scritto in arabo che prometteva una ricompensa di 35.000 dollari a chiunque avesse ucciso un ebreo.
La Danimarca, il primo paese scandinavo che nel 17 ° secolo aveva accolto gli ebrei e concesso loro di stabilirvisi, e ancora oggi, una delle nazioni più ospitali del mondo, è purtroppo diventato un luogo molto pericoloso per gli ebrei.
La Danimarca, che era considerata un’eccezione positiva nella storia della Shoah, oggi è ancora una volta un’eccezione, ma per il suo antisemitismo del dopo Shoah.

 La Comunità Ebraica danese ha documentato 40 episodi di antisemitismo nel 2012, quasi il doppio rispetto al 2009. E’ già iniziato un esodo degli ebrei danesi verso paesi, oltre a Israele e Stati Uniti, in cui poter vivere in relativa sicurezza.  Oggi nella periferia di Copenaghen e in altre città danesi c'è una rete di “zone vietate”, vere enclaves autonome governate da gruppi islamici, dove la polizia danese ha paura di intervenire. In una delle più grandi capitali d’Europa chi indossa una stella di David non può camminare tranquillamente per la strada o nei centri commerciali. Filo spinato e guardie di sicurezza sono parte integrante della giornata scolastica dei bambini ebrei danesi. L’ingresso della scuola ebraica Carolinesqolen a Copenaghen, nel quartiere di Østerbro, è circondato da un recinto di filo spinato alto 2.5 metri, mentre la scuola Humlehave a Odense, città natale di Hans Christian Andersen, ha ammesso di aver opposto un rifiuto a genitori ebrei che volevano iscrivere i loro bambini in quella scuola. E’ troppo pericoloso. Il Rabbino Capo della Comunità Ebraica in Danimarca, Bent Lexner, ha detto che “queste sono purtroppo le condizioni, non solo in Odense, ma anche in altre città del paese”. Un Municipio danese ha recentemente chiesto che la bandiera israeliana non fosse esposta in un festival che voleva promuovere la “diversità”. Il gruppo israeliano sarebbe potuto diventare un bersaglio per i terroristi.

Gli ebrei in Danimarca sono stati avvertiti dai funzionari israeliani a non apparire in pubblico indossando simboli religiosi ebraici, come yarmulkes o stelle di David, al fine di evitare di essere attaccati. “Agli israeliani che vengono in Danimarca e che desiderano andare in sinagoga consigliamo  di non  indossare la kippà fino a quando non sono entrati nell’edificio e di non indossarla in strada”, ha detto l’ambasciatore di Israele in Danimarca, Arthur Avnon. Se uno è ebreo a Copenhagen, dovrà evitare di indossare una kippà passando attraverso Nørrebro. Il rischio di essere linciato è così grande che il Capo della ''Società di Fede Mosaica'', Fin Schwarz, ha consigliato ai suoi membri di coprire la kippà  con un cappello quando vanno a Nørrebro, dove il proprietario ebreo  di un negozio era stato pugnalato da una banda di giovani palestinesi.

 Questa è la nuova normalità danese per gli ebrei. Un immigrato aveva contattato le guardie di sicurezza della sinagoga di Copenaghen, perché voleva discutere di Islam e di ebraismo. Le guardie gli avevano risposto di andarsene. Dopo un pò, era tornato, questa volta più aggressivo, e aveva iniziato a minacciare le guardie: “Allah è grande, e ucciderà tutti gli ebrei, e ci saranno delle bombe nella sinagoga ...”. Anche un docente ebreo del Dipartimento di Teologia dell’Università di Copenaghen è stato assalito. Cinque musulmani l’hanno picchiato e preso a calci sostenendo che a un ebreo era vietato leggere il Corano durante le sue lezioni. I membri della Comunità Ebraica hanno ricevuto delle cartoline in cui si legge: “... prenderemo tutto nelle nostre mani – a voi non sarà lasciata alcuna possibilità”.
La scuola ebraica Carolineskolen ha ricevuto una lettera in cui gli ebrei sono chiamati “ratti, serpenti, vampiri, pedofili, AIDS, psoriasi” e “serpenti con yarmulkes e cernecchi”. La lettera si conclude con una minaccia: “Forse hai dimenticato che abbiamo benzina e pietre per distruggere le case, i negozi e i centri ebraici”. Dei giovani arabi hanno sparato su un gruppo di israeliani che lavorava nel centro commerciale Rosengarden nella città danese di Odense, ferendoli alle gambe. L’organizzazione musulmana Hizb al-Tahrir ha distribuito volantini che invitano a uccidere gli ebrei, con una citazione del Corano: “Uccidili ovunque li trovi, e cacciali da dove vivono”.  Sul sito web del giornale Politiken  un lettore ha pubblicato un appello per l’uccisione degli ebrei, fornendo anche i nomi di sei membri di spicco della comunità ebraica danese.

La principale organizzazione islamica ha una precisa responsabilità per quest’ondata di antisemitismo. Fadi Madi, il capo del Congresso europeo del mondo arabo-islamico di Copenaghen, ha scritto una lettera all’Organizzazione della Conferenza Islamica, in cui ha affermato che esiste una connessione tra il giornale danese Jyllands Posten, il primo a pubblicare le caricature offensive del Profeta Maometto, e il Congresso Mondiale Ebraico.
Anche i bambini ebrei danesi sono in grave pericolo. Un bambino ebreo di 11 anni è stato insultato e poi aggredito  da giovani teppisti arabi alla stazione ferroviaria Ryparken a Copenaghen. Il ragazzino stava tornando a casa dopo una partita calcio presso il Jewish Hakoah Sport Club. Gli arabi hanno individuato il logo sui suoi abiti, l’hanno circondato, e poi  aggredito.

A differenza di altri paesi europei sotto l’occupazione nazista, quando la polizia tedesca aveva iniziato a rastrellare e arrestare gli ebrei, la polizia danese si era rifiutata di collaborare, ma oggi le autorità danesi si rifiutano di proteggere gli ebrei (il governo non prevede finanziamenti per la sicurezza degli 8.000 ebrei che vivono in Danimarca) . A differenza degli ebrei di altri paesi europei sotto l’occupazione nazista, mentre gli ebrei della Danimarca non sono mai stati costretti a indossare la stella di David, oggi i sopravvissuti alla Shoah e i loro parenti devono evitare di mostrare la stessa stella ebraica per paura di essere attaccati per strada.

La mia compianta amica Oriana Fallaci ha scritto una volta: “Io trovo vergognoso che in Danimarca i giovani ostentino la keffiah come gli avanguardisti di Mussolini sfoggiavano il distintivo fascista”. L’antisemitismo è diventato ancora una volta accettabile per la società europea. Settant’anni fa, i nazisti usavano il termine: “Salonfähig” (accettabile nella buona società). E’ tutto in quei due puntini della dieresi tedesca. Grattala via e sotto la vocale si trova la lettera maiuscola “J”. Jude. Jode. Ebreo.

Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”-  i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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