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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.03.2013 In mostra in Italia i progetti di Daniel Libeskind
Prima a Roma, poi Milano e Torino nelle Gallerie Ermanno Tedeschi

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 marzo 2013
Pagina: 15
Autore: Giuseppe Pullara
Titolo: «Architettura: in mostra I bozzoli di Libeskind, dall'idea al progetto»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 10/03/2013, a pag.15 (cronaca di Roma), con il titolo '' Architettura : in mostra I bozzoli di Libeskind, dall'idea al progetto'', Giuseppe Pullara recensisce la mostra dei disegni-progetti di Daniel Libeskind, appena inaugurata a Roma alla Galleria Ermanno Tedeschi. Dopo Roma, Milano e Torino, sempre ospitata nelle altre sedi della medesima galleria. Di Daniel Libeskind si è discusso molto in questi giorni dopo le sue dichiarazioni sugli architetti che collaborano con le dittature. per saperne di più, ecco il link di IC http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=48248

Daniel Libeskind, dal disegno al progetto «così nascono le idee» «Ho scelto Roma, fonte d'ispirazione degli architetti da migliaia di anni» La mostra Sono 52 i bozzetti che saranno esposti da domani al 30 aprile alla «Ermanno Tedeschi Gallery», presso la Sinagoga II «cuneo» di Dresda «Evoca il bombardamento della città. È orientato nella direzione da dove arrivavano gli aerei» FTerzo Millennio, basta guardare il J museo realizzato a Denver o il recentissimo museo di Storia militare di Dresda con quell'affilato cuneo acciaio/vetro che squarcia una facciata ottocentesca. La sua opera più famosa resta il museo ebraico di Berlino, una saetta di dolore che colpisce il cuore prussiano della Germania. Polacco diventato americano da quasi mezzo secolo, Daniel Libeskind è un sessantenne cordiale che va per conto suo, senza appartenere a tendenze artistiche. E uno dei pochi progettisti i cui edifici si riconoscono a prima vista: inconfondibile con quelle sue linee spezzate, gli angoli acuti nonostante il variare del lavoro. Vive a New York, ma il suo cuore è in giro per il mondo. E appena arrivato a Roma, dove in una galleria del Ghetto («Never Say the Eye is Rigid: Archi-tectural Drawings» Ermanno Tedeschi Gallery, via del Portico d'Ottavia 7, presso la Sinagoga) da domani al 3o aprile sono esposti i suoi «sketch) , gli schizzi che fissano con pochi segni l'idea che porta,poi alla definizione di un progetto. E la prima volta che Daniel mostra i momenti più intimi e solitari del suo impegno architettonico in una fase che - priva di elementi funzionali - è solo artistica. «Ho scelto Roma - dice entusiasta Libeskind - perché è stata una fonte d'ispirazione degli architetti da migliaia di anni, e lo è tutt'ora». L'archistar ormai visita di frequente la città, dove ama gironzolare in incognito con la moglie Nina, braccio destro del suo studio newyorkese. A metà gennaio ha tenuto una dezione magistrale» a Palazzo Barberini sul «ruolo dell'Architettura della Memoria in un Paese» con una sala Pietro da Cortona gremita. «L'esposizione dei miei schizzi - aggiunge Daniel allargando le braccia - non poteva che avvenire qui: non credo che esista una città migliore per mostrare il mio lavoro». Come capita ad alcuni architetti che senza rinunciare alle tecnologie computerizzate lanciano un progetto sulla base di un'ispirazione artistica (lo spagnolo Calatrava, l'anglo-irachena Hadid fissano con la pittura le prime idee), Daniel Libeskind materializza con pochi tratti, a volte colorati, il seme da cui si svilupperà un edificio. Ed ecco gli inchiostri e gli acquarelli del museo berlinese: un veloce percorso che via via porta al progetto poi realizzato. Di particolare interesse lo «sketch» che riguarda la stanza dell'Oppressione, alta e priva di finestre con luce solo indiretta che viene dal cielo. Sorprendenti gli schizzi di Dresda: fin dall'inizio l'architetto pensava esattamente a quello che poi ha realizzato. Daniel spiega il perché del cuneo che «squarcia» il vecchio museo: «Evoca il bombardamento che la città ha subito alla fine della guerra. E orientato esattamente nella direzione da dove arrivavano gli aerei che portavano la distruzione. Un monito contro la guerra proprio nel museo della storia militare tedesca». Sfilano i disegni di altre opere (in tutto 52), dal grattacielo Zlota in costruzione a Varsavia al master plan del Ground Zero alla nuova ala del londinese Victoria & Albert Museum. Ma non poteva mancare il lavoro su City Life, la cittadella che sta nascendo sull'area dell'ex Fiera di Milano. Un museo, uffici, un'estrosa torre d'abitazione. L'operazione immobiliare ha fatto nascere parecchie polemiche legate sia alla speculazione fondiaria sia ai contenuti architettonici giudicati da qualcuno «fuori contesto» e perfino bizzarri. Libeskind, ormai in vista della terza età, dice d don't care», non mi interessa: guarda il mondo con più filosofia, una disciplina che lo entusiasma assieme alla musica, studiata per anni e intrepretata con talento e passione. Dal 30 aprile la mostra si trasferirà a Milano, a settembre a Torino per poi volare a Tel Aviv in autunno ed approdare infine a New York. «Non potevamo che cominciare da Roma» conferma Daniel Libeskind.

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