Sul FOGLIO di oggi, 09/03/2013, a pag.3, con il titolo ''Il film sul terrorista di Tolosa e l'apologia dello 'shahid', la cronaca di come si trasforma un assassino in un bravo ragazzo, di più, in un 'martire', che nell'accezione islamica è uno che uccide ebrei.
ammazzati davanti alla scuola l'assassino, un 'martire'
Roma. Forse sono state le dimostrazioni di affetto da parte della madre Zoulika (“era un bravo ragazzo”), mentre fa vedere alla telecamera le foto del figlio dentro la moschea Omayyade di Damasco e di fronte alla moschea al Aqsa di Gerusalemme. “Regarde comme il est beau!”, guardi quanto è bello, ripete la donna in lacrime. Forse sono state le foto inedite che ritraggono il terrorista da bambino mentre abbraccia un peluche. Forse è stata l’intervista alla sorella del killer, orgogliosa da sotto il burqa (“sono fiera di mio fratello che ha combattuto fino alla fine, senza aver paura di morire, detesto gli ebrei e tutti quelli che stanno massacrando i musulmani”). Forse sono state le interviste agli psicologi che hanno cercato di “umanizzare” il cammino di un jihadista. Fatto sta che i parenti delle vittime ebree della scuola Ozar Hatorah di Tolosa hanno cercato in ogni modo di bloccare la diffusione del docufilm “Affaire Merah: itinéraire d’un tueur”, realizzato per il terzo canale francese. Il magistrato è stato di parere contrario, così nella notte di giovedì la storia del terrorista è entrata nelle case di tutti i francesi. Il documentario racconta la storia di Mohammed Merah, che un anno fa ha ucciso un rabbino, tre bambini ebrei e tre soldati francesi di origine islamica. Il docufilm segue i soldi di Merah, i suoi viaggi in medio oriente, entra nelle aree tribali del Pakistan, ma racconta soprattutto di un ragazzo pieno di problemi, che si mette in mostra, che impazza con lo scooter in mezzo alla strada, che va in carcere per una delinquenza spicciola. Il film mostra un documento scolastico in cui si spiega che la situazione famigliare di Merah è “nociva” al ragazzo. E’ questa alienazione sociale all’origine dei massacri di Tolosa e Montauban? “E’ una forma di indecenza e oscenità far parlare le due persone più vicine a Merah”, hanno dichiarato i parenti delle vittime ebree di Tolosa. Nel film di Jean-Charles Doria, la madre di Merah nega che in famiglia si sia mai parlato di jihad o di uccidere degli ebrei, mentre per uno dei fratelli, Abdelghani Merah, “Mohammed è cresciuto in una atmosfera di antisemitismo. Mia madre diceva sempre: ‘Noi arabi siamo nati per odiare gli ebrei’. Ho sentito questo discorso durante tutta la mia gioventù”. Samuel Sandler, nonno del rabbino Jonathan Sandler ucciso a Tolosa, a proposito del film ha detto che i “mentori” di Merah sono ancora a piede libero nelle banlieue francesi, “pronti a compiere altre azioni”. Una denuncia simile è arrivata da Latifa ibn Ziaten, la madre di uno dei militari marocchini uccisi da Merah a Montauban. La donna ha denunciato che il terrorista è già un “eroe” per molti musulmani francesi. Quando ha fatto visita al quartiere dove è cresciuto Merah, domandando ai suoi vicini se lo conoscessero, si è sentita rispondere: “E’ uno shahid”, un martire islamico. Poi è arrivata la denuncia di Jacques Bérès, il cofondatore di Medecins Sans Frontieres, di ritorno dalla Siria. Beres ha detto che, parlando con alcuni guerriglieri accorsi nel paese per combattere il regime di Assad, molti si definivano “ammiratori di Merah”. E l’antisemitismo dopo Tolosa è aumentato in tutta la Francia (nel 2012 del 58 per cento, secondo i dati del rapporto annuale del Servizio di protezione della comunità ebraica). Molti degli attentati antisemiti sono “commessi facendo riferimento o dando appoggio o identificandosi con Merah”. A un anno dalla strage di Tolosa resta un vuoto attorno alle famiglie degli ebrei uccisi nella scuola di Tolosa. Il regista Alexandre Arcady ha scritto una lettera aperta ai giornali dopo la messa in onda del film su Merah: “Pourquoi les bourreaux fascinent davantage que les victimes?”. Come mai gli assassini affascinano più delle vittime?