Gentile Redazione,
allego il testo di una mia email inviata alla a Repubblica ed alla redazione del Venerdì di Repubblica.
Cordiali saluti
Daniele Coppin
Ascanio Celestini si è affermato negli ultimi anni come un bravo e acuto intellettuale, autore di testi impegnati e mai banali. Proprio per questo motivo, sorprendono alcune sue prese di posizione sulla questione israelo-palestinese che sanno di banalità mista a disinformazione, secondo un copione tipico dei sistemi autoritari e dei partiti che a quei sistemi sono soliti rifarsi, oltre che a quei media soliti a fare da cassa di risonanza ad associazioni ed organizzazioni vicine a movimenti terroristici. In tale visione unilaterale di una questione complessa che tanto dolore, lutto e sofferenza determina in Medio Oriente, si inseriva il sostegno di Ascanio Celestini alla Freedom Flotilla III.
E, a conferma di questo approccio assassino della verità si colloca l’articolo pubblicato sul numero del 1° marzo scorso del “Venerdì di Repubblica” intitolato “Lettera da Hebron dove case e giustizia ora sono al buio”, che, riportando una lettera di un volontario dell’Operazione Colomba (di cui non è ben chiaro la missione, ma è chiarissimo che non si tratti di una voce terza, equidistante dalle parti, bensì di una persona schierata con una parte sola, quella palestinese) si leggono una serie di informazioni in tutto e per tutto simili a quelle diffuse già da certi media e delle quali, quindi, non si comprende il carattere di novità.
Ma ciò che colpisce è, come spesso, anzi sempre, accade in questo modo di fare giornalismo (sic!) manchi la voce dell’altra parte, quella israeliana. La parte che, per sventare attentati è costretta ad imporre delle difficoltà oggettive ai Palestinesi, ma perché la vita e la sicurezza devono essere sempre una priorità, per qualunque Stato.
Invece, non una parola sugli attentati palestinesi, non un cenno al massacro della famiglia Fogel (d’altra parte all’epoca di quel feroce massacro a colpi di coltello, neppure la Repubblica ritenne di dover dare la notizia con dovizia di particolari), non un commento sul rifiuto di accettare la presenza degli Ebrei in Medio Oriente da parte dei Palestinesi.
Eppure mi ricordo un altro Ascanio Celestini, quello che nel novembre 2008 era andato in Israele e, in risposta ad un lettore del giornale comunista “Liberazione” che lo attaccava per aver ignorato le “sofferenze” dei Palestinesi per “mano israeliana”, scriveva, tra l’altro “…Dunque ammetto che sono colpevole! Sì, sono stato tre giorni a Gerusalemme. Io e una ventina tra scrittori, poeti, filosofi e critici che hanno partecipato a tre giorni di incontri tra intellettuali italiani e israeliani. Un progetto dell'istituto italiano di cultura di Tel Aviv dal titolo "la letteratura e l'impegno". Tra gli israeliani c'era Yehoshua e Grossman, ma non ho visto Ehud Barak e Tipzi Livni, né avrei sperato che si sparassero un colpo alle tempie. I rappresentanti di Finmeccanica e Telecom non sono venuti al nostro convegno e per quanto riguarda i rappresentanti delle istituzioni sono intervenuti in apertura i due presidenti Peres e Napolitano, hanno assistito all'incontro tra Magris e Yehoshua e poi se ne sono andati. Non mi risulta che ci sia stata una "delegazione di artisti, industriali e politici" perché l'unico incontro tra le istituzioni e gli scrittori è durato lo spazio di un paio di interventi senza cerimonie, accordi economici, balli di corte, strette di mano e pistolettate alle tempie. ”.
Questo il Celestini pensiero di qualche anno fa su Israeliani e Palestinesi. Equilibrato, intelligente, acuto. Sarebbe interessante leggere un commento di Celestini a qualche lettera proveniente da Israele, dai parenti delle vittime del terrorismo palestinese, dagli abitanti di Sderot, da quegli Israeliani che vivono nel timore permanente di essere attaccati e distrutti. Ma ciò non accadrà perché evidentemente il tempo, il successo, le “critiche” di chi lo segue dall’estrema sinistra, da sempre molto sensibile alla sofferenza dei Palestinesi e molto indifferente a quella degli Israeliani, e spesso condividendo con i fascisti il pregiudizio antiebraico, hanno indotto Celestini a cambiare registro, ad adeguarsi al suo pubblico ed ai suoi committenti.
Peccato, era bello sapere che c’era un vero anticonformista e non, per dirla alla Longanesi, un estremista per prudenza.
Daniele Coppin
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=58&sez=120&id=48306 questo il link an nostro articolo di ieri 04.03.2013
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