Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 05/03/2013, a pag. 4, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "A Parigi è sparito un documento che dice molto dell’antisemitismo di Erdogan".
Recep Erdogan
Mentre il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, intervenendo al quinto forum dell’Alleanza delle civiltà organizzato dalle Nazioni Unite (Vienna, 27 febbraio), confermava tutto il suo odio per gli ebrei e lo stato d’Israele definendo “il sionismo un crimine contro l’umanità”, alcuni servizi occidentali venivano informati sul possibile coinvolgimento iraniano nell’uccisione, avvenuta a Parigi nel gennaio scorso, di tre donne curde militanti del Partito dei lavoratori curdi (Pkk). Secondo fonti d’intelligence mediorientali, interpellate dal Foglio, i servizi segreti turchi, che monitoravano costantemente le attività e il personale del “Centro d’informazione del Kurdistan” al 147 di rue La Fayette, non avrebbero fatto nulla per impedire l’assassinio, a sangue freddo, delle attiviste curde. “Stranamente – affermano i nostri interlocutori – due giorni prima dell’attentato, avvenuto tra il 9 e 10 gennaio, gli agenti turchi sparirono dalla circolazione cessando l’osservazione del Centro d’informazione e il pedinamento del personale addetto. Dalle informazioni in nostro possesso, due sarebbero le circostanze, all’origine di quanto avvenuto in rue La Fayette, che hanno reso possibile una simile convergenza operativa: da un lato la volontà da parte iraniana di impedire alla Turchia, strenuamente impegnata contro il regime di Bashar el Assad in Siria, di ritirarsi dal fronte curdo destabilizzandone il processo di pace con il Pkk. Dall’altro la forte contrarietà di una parte consistente degli apparati militari e di sicurezza turchi a qualsiasi forma di compromesso con i ribelli curdi. Se a tutto questo aggiungete che una delle vittime, Sakine Cansiz, personaggio tra i più importati del Pkk, era impegnata a Parigi, proprio in quei giorni, in incontri segreti con emissari del governo turco nell’ambito dei colloqui intercorsi tra Abdullah Ocalan e Ankara per porre fine al conflitto curdo, il quadro potrebbe apparire completo.Ma non è così. A esso andrebbe sommata la sparizione dal Centro di informazione curdo di un documento riguardante il finanziamento erogato dal governo di Erdogan a favore di organizzazioni europee antisemite, volto a delegittimare, in caso di necessità, l’immagine internazionale del premier turco”. Tuttavia le cose sono andate avanti. Erdogan sarebbe riuscito a trasformare l’eccidio di Parigi in un ulteriore elemento di pressione su Ocalan, il leader in prigione del Pkk, che solo qualche giorno fa ha inviato una lettera, di 20 pagine, indirizzata ai membri del suo partito e a quelli del principale partito curdo della Turchia, il Partito per la pace e la democrazia (Bdp), annunciando una tregua unilaterale a partire dal 21 marzo. La lettera è stata valutata positivamente dal vice primo ministro turco, Bulent Arinç, che ha invitato i ribelli curdi a rispettare dal 21 marzo il cessate il fuoco e a non intraprendere altre azioni. Nel frattempo il Pkk si sarebbe impegnato, al fine di favorire i colloqui di pace, a liberare dei prigionieri turchi entro i prossimi dieci giorni. In ogni caso il processo di pace tra Ankara e il movimento curdo resta assai incerto. Domenica il premier turco, dopo la sua sortita antisemita di Vienna, ha categoricamente escluso qualsiasi forma di amnistia nei confronti dei ribelli curdi.
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