domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
03.03.2013 Egitto: rivolta degli agenti salafiti, vogliono la barba
Kerry brucia sui manifesti- Cronaca di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 03 marzo 2013
Pagina: 14
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Egitto, poliziotti in rivolta nel nome del Profeta 'fateci portare la barba'»

Sulla REPUBBLICA di oggi, 03/03/12013. a pag.14, con il titolo ''Egitto, poliziotti in rivolta nel nome del Profeta 'fateci portare la barba' '', Fabio Scuto riferisce da Gerusalemme la protesta dei militari salafiti e sulla accoglienza del Segretario di Stato americano Kerry, non propriamente affettuosa.

Proteste contro Kerry al Cairo       Militari salafiti

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
 GERUSALEMME
Se ne stanno sul marciapiede davanti al Ministero degli Interni dietro Kasr el Nil, gli ottanta poliziotti sospesi dal servizio perché, in segno di rispetto del Profeta, si sono fatti crescere delle lunghe barbe islamiche. Con uno striscione in mano chiedono al presidente islamista Mohammed Morsi di intervenire sul loro caso. Il decreto di Mubarak che vietava le barbe islamiche a tutti i dipendenti pubblici è stato dichiarato decaduto dal nuovo potere islamistae una Corte del Cairo il 20 febbraio hadato loro ragionedecretandone il rientro in servizio. Ma il ministrodeglilnterni,regolamento di polizia alla mano, per ora non vuole saperne: si torna inservizio solo senza barba. La maggior parte di questi sottufficiali si è fatto crescere la barba l'anno scorso e da allora è "fuori servizio". Diversa la posizione assunta da altre aziende di Stato: per esempio dalla EgyptAir, dove da un anno gli steward possono farsi crescere la barba e le hostess possono indossare, se lo desiderano, il velo islamico; così come nella tv pubblica ha debuttato da mesi l'anchorwoman velata. Segnali sempre più evidenti della progressiva islamizzazione della società egiziana a cui l'opposizione laica cerca di fare argine. Dagiorni le piazze sono in fermento dopo l'annuncio del presidente Morsi delle prossime elezioni in aprile, l'opposizione democratica nel Fronte di salvezza nazionale contro la dilagante deriva islamista ha lanciato un appello alla disobbedienza civile e al boicottaggio. Al Cairo ieri, strettamente pattugliata per l'arrivo del segretario 'di Stato Usa John Kerry, la situazione della sicurezza è rimasta sotto controllo ma ci sono stati scontri a Mansura, centroindustriale neldeltadel Nilo, dove è stato ucciso un manifestante e decine sono stati i feriti. A Port Said è stato assaltato un commissariato di polizia a colpi bottiglie molotov e poi la folla ha impedito ai vigili del fuoco di intervenire per domare le fiamme. Arriva in un Egitto percorso da nuove tensioni il capo della diplomazia Usa e trova anche il gelo dell'opposizione che si è rifiutata di incontrarlo. Kerry vedrà oggi il presidente Morsi, il ministro degli Esteri, Mohamed Kamel Amr, e quello della Difesa, ADUcI tartari af-Jiss1. t-tanno invece rifiutato il suo invito a un incontro i treleaderdell'opposizione - il premio Nobel Mohamed El Baradei, il nasseriano Hamdeen Sabahi e I 'ex segretario della Lega Araba Amr Moussa - in segno di protesta per le «intromissioni)) americar e negli affari egiziani. Con El Baradei e Moussa c'è stato poi ieri sera solo un breve colloquio telefonico. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano rivolto un appello all'opposizione egiziana, invitandola a rinuncia-real boicottaggiodelleelezionidi aprile in nome della "stabilità". Il difficile assetto del dopo-Mubarak- inunPaesecheèil primo alleato in Medio Oriente degli Usa - è fonte di serie preoccupazioni a Washington. In questi due anni gli Usa hanno prima guardato con simpatia alla "primavera egiziana" schierandosi a fianco dei "ragazzi di Piazza Tahrii', poi le ragioni strategiche li hanno portati ad una apertura di credito verso la Fratellanza musulmana e il presidente Morsi, nonostante la deriva islamista antidemocratica imposta all'Egitto e la palese incapacità di far uscire il Paese da una drammatica crisi economica. L'Egitto ha bisogno disperato di fondi e per questo Kerry è pronto a promettere l'appoggio americano al Cairo per un prestito dal Fondo monetario internazionale da quasi 5 miliardi di dollari, in cambio di riforme fiscali e di spesa che però potrebbero risultare impopolari, e che dunque richiedono un ampio consenso politico. Condizioni che né la Fratellanza né il presidente Morsi sembrano al momento in grado di poter soddisfare.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT