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Educare prima gli insegnanti, poi gli studenti 02/03/2013

Interessante forse poco esaustivo l’articolo di Davide Romano, magari per ragioni di spazio, nello sviscerare in profondità il tema affrontato. Probabilmente discutendo con i ragazzi “alternativi” è colto da impotenza e rabbia (giustificata) di fronte all’auditorio scettico che gli sta di fronte. Intanto affronterei prima degli studenti i loro insegnanti, chiedendo loro perché giocano il ruolo dei progressisti lavando il cervello degli allievi oltre i genitori che molti condividono la didattica, atta a manipolare scorrettamente con i loro misfatti ideologici le menti plasmabili della gioventù.
I ragazzi non si pongono il quesito critico sulla veridicità, scorretta, sul “ghetto” nel quale sono costretti a “sopravvivere i palestinesi”. Menzogne revisioniste, sostanzialmente antisemite. La storia dopo la presa  del potere per opera dell’imbianchino Hitler, non l’hanno studiata o si sono fermati “al vangelo delirante” del Mein Kampf?
Non facciamoci illusioni perché l’odio verso gli ebrei (ma quale antisionismo?) sta montando in maniera pericolosamente esponenziale. Questa non è solo una falsificazione ambigua alla quale sono sottoposti i giovani, che magari saranno ottimi tecnici nei vari settori ma sempre tarati dall’ideologia  che distorce la  realtà “nell’assioma” di un progressismo “aureo” e becero che, di fatto discrimina i “soliti noti”.
Ma non è possibile: i docenti (in gran parte) sono  sostenitori ipocriti,  di un’equa  giustizia a favore degli sfruttati. Pacifisti, che difendono gli oppressi a parole, pur di disprezzare Israele, anche se questi una tantum sgozzano “qualche ebreuccio”, bruciano sinagoghe, oltraggiano i cimiteri, rifiutano le lezioni condotte da ebrei e israeliani; propagano sistematicamente il boicottaggio dei prodotti israeliani giustificando come una logica soluzione, quella degli assassinii estremisti.
Mai ho sentito una presa di posizione seppure minima sulle ragioni di Israele, casomai il contrario. Ma quale distanza di duemila chilometri, che i giovani scimmiottando i docenti, maestri mistificatori a favore delle presunte vittime  di fronte le “liti tra israeliani palestinesi”.
Ma quali litigi! Qui è in gioco la sopravvivenza di uno stato democratico che piaccia o no, questa è la realtà dei fatti. Perché i professori, gli accademici e molti intellettuali “democratici” non lo dicono? Temono di perdere il loro piatto di lenticchie generosamente gettate  loro con malcelato disprezzo da quelli che siedono al vertice della piramide?

Dato che non amo le metafore, la pericolosa ascesa dell’antisemitismo in Europa e nel mondo è dovuta a un’intellighenzia composta da politici, intellettuali disonesti, prezzolati, burattini e servi di una pseudocultura filoislamica  fatta di espansione, fisica e ideologica che rifiuta la libertà di pensiero, non in linea coi dettami della loro oscura e castrante religione, chissà perché noto moltissime affinità con il cattolicesimo dei tempi bui: Mah!

La dialettica della sinistra democratica è tuttora al riparo sotto l’ombrello del comunismo teorico e pratico: l’islam religiosamente fanatico è la prosecuzione dell’intolleranza  verso i diritti umani in generale ma, soprattutto nei confronti delle donne.

Jean Génois  


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