Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/02/2013, a pag. 37, l'articolo di Elena Loewenthal dal titolo " In Israele è tempo di maratone ".
Elena Loewenthal Partenza della Maratona di Gerusalemme
Sembra impantanato in un conflitto eterno – ma la nonna di Amos Oz diceva: «cari europei, non preoccupatevi per noi israeliani e palestinesi. Ci avete messo duemila anni a pacificare il vostro continente, ce ne vorranno di sicuro molto meno per fare lo stesso nella nostra piccola regione». Ma la cifra principale di questo paese è il confronto fra opposti, il paradosso: terra dall’antichità remota dove appena gratti il suolo affiorano reperti archeologici, ma anche mecca (sic!) dell’high tec. Luogo che concentra una dose di santità che non ha pari in tutto il resto del mondo, ma anche infinite opportunità per godersi la vita, dal cibo alla notte. Paese teatro di un tormentoso conflitto, eppure di recente quasi in cima alla classifica del tasso di felicità dichiarato dai suoi abitanti: neanche l’ombra di quel greve odore di crisi che stagna dalle nostre parti.
È tempo di maratone, in Israele: il primo marzo si corre quella di Gerusalemme, un’impresa quasi epica, su e giù per le colline, sospinti dall’aria santa che tira sempre sulla città. Il 16 marzo invece tocca a quella di Tel Aviv, fra grattacieli e spiaggia. Per informazioni su percorsi e iniziative associate a queste due competizioni diventate molto popolari, www.jerualem-marathon.com e http://www.tlvmarathon.co.il. Correndo e sudando per le strade di Gerusalemme, è d’obbligo in questo periodo una sosta al Museo d’Israele, vuoi per l’esposizione permanente di antichità varie – compresi gli strbilianti rotoli del Mar Morto – vuoi per una grande mostra su Erode il grande che demolisce il mito del re sterminatore di bambini e ne celebra le grandiose imprese edilizie e artistiche.
Israele è soprattutto un paese molto piccolo – grande più o meno come la nostra Lombardia – che racchiude universi diversi e lontanissimi fra loro: deserto e boschi, alture e depressioni, mare e montagne impervie. Il viaggio non può che cominciare da Tel Aviv, al cui futuribile aereoporto internazionale si approda. Meglio conservare una piccola riserva di spese per il passaggio nel duty free, sulla via di ritorno: si trova di tutto, a incominciare da un assortimento unico di creme del Mar Morto. Tel Aviv è una città gaudente, in pieno boom – economico, culturale, creativo. Val la pena esplorarla a piedi, godendosi i viali alberati dai ficus, i grattacieli che vengono su come funghi, le vetrine scalcinate e quelle di design. Imperdibili la vecchia stazione ferroviaria e che ora è una zona di negozi di tendenza, e il museo di arte recentemente ristrutturato.
Sulla via da Tel Aviv a Gerusalemme, seguendo il percorso canonico del viaggio, vale la pena una sosta a Minisrael: è una metà adorata dagli israeliani che qui vengono in gita sabbatica con la famiglia. Fra miniature di monumenti del passato e del presente si tengono spesso spettacoli e rappresentazioni.
Gerusalemme non ha bisogno di presentazioni. È un luogo unico al mondo, dove non resta che lasciarsi condurre dal passato, remoto e vicino. La Città Vecchia, la città nuova ebraica e quella araba, i boschi sulle alture, la fede – anzi le fedi che qui la fanno da padrone. Gerusalemme meriterebbe una vita per conoscerla, e ancora non basterebbe perché la sua cifra fondamentale è il mistero, racchiuso anche in quel nome che significa “città della pace” ma che è duale, a dirci che questo luogo esiste nella realtà ma anche in qualche inconoscibile altrove. Da qui, a un’altitudine intorno ai 600 metri, il breve viaggio verso il Mar Morto e la più bassa depressione della terra, è come un vertiginoso tuffo nel precipizio: la strada corre verso giù ben dopo che il cartello sul ciglio ti dice che sei arrivato al livello del mare. Il Mar Morto è l’occhio immobile del deserto di Giudea: piatte alture giallastre interrotte da profonde crepe della terra. Qui ci sono stabilimenti balneari e hotel formato alveare dove provare fanghi, terapie termali disparate ma soprattutto quella strabiliante acqua così salata che quando ci entri galleggi come un tappo di sughero e uscendo ti lascia una patina saponata addosso che fa tanto bene. Impagabile qualche giorno di relax, magari interrotto da una gita alla fortezza di Masada o allo strabiliante giardino botanico dentro il kibbutz di Ein Gedi, nel cuore del deserto. Quando finisce il Mar Morto comincia un altro deserto, che a dispetto di quanto non si creda non è mai uguale a se stesso. Con due ore di macchina si arriva a Eilat, sull’angolo del Mar Rosso: un agglomerato di palazzoni albergo, ma con un mare corallino.
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