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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
28.02.2013 Tunisia, gli islamisti restano al potere
facendo piccole concessioni di facciata all'opposizione. Cronaca di Rolla Scolari

Testata: Il Giornale
Data: 28 febbraio 2013
Pagina: 17
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Tunisia, il partito islamico fa un passo indietro»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 28/02/2013, a pag. 17, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo " Tunisia, il partito islamico fa un passo indietro ".


Rolla Scolari             Rachid Ghannouchi, leader di Ennahda

Come spesso le succede, Rolla Scolari è troppo ottimista sul fondamentalismo islamico che regna in Tunisia.
Il wishful thinking che la caratterizza, non l'aiuta a capire la realtà del potere dei Fratelli Musulmani che, non dimentichiamolo, hanno trasformato tutte le 'primavere' arabe in tragici 'inverni'.
Ecco il pezzo:

I tunisini la chiamano soltanto la «Avenue». È avenue Bourguiba: cuore della capitale, teatro della rivoluzione del 2011. Da qui, da un palco montato in un sabato pomeriggio di meno di due settimane fa, Rachid Ghannouchi, lea­der del partito islamista al governo, ave­va gridato a migliaia di sostenitori: «En­nahda non lascerà mai il potere finché avrà la legittimità delle urne».Ieri,il lea­der ha fatto invece un passo indietro: nel nuovo governo in costruzione il suo partito - ha detto - rinuncia a ministeri chiavi: Interno, Esteri, Giustizia e Dife­sa (quest’ultimo dicastero finora già “appaltato”a un esterno).Le sue parole potrebbero sbloccare la crisi politica in­nescata dall'uccisione, il 6 febbraio, di un politico dell'opposizione, il rumoro­so critico del governo islamista, Chokri Belaid.
Nelle pericolose ore che hanno segui­to l'omicidio, con il Paese a un passo dal caos, l'allora premier, il pragmatico Ha­madi Jebali, membro di Ennahda, ha proposto la formazione di un governo tecnico. Con il suo piano, Jebali voleva portare il Paese al voto il prima possibi­le attraverso un esecutivo di tecnocrati capaci di distanziarsi dalle faide politi­che che da mesi bloccano la transizio­ne. L'ex premier ha trovato però l'oppo­sizione del suo stesso partito. Dopo gior­ni di consultazioni fallite, Jebali ha dato le dimissioni il 19 febbraio. Il nuovo pri­mo ministro, sempre un islamista ed ex responsabile dell'Interno, Ali Laraye­dh, avrà tempo fino all'8 marzo per for­mare un esecutivo che, ha promesso, sa­rà «di tutti i tunisini»: un governo di lar­ghe intese. Ed è quello che ha fatto inten­dere ieri anche il suo leader Ghannou­chi che, in una delle prime concessioni del laboratorio islamista tunisino alle pressione dell'opposizione, ha parlato di un governo formato da «cinque, sei partiti», e ha confermato che ministeri chiave andranno a figure indipendenti.
Il passo indietro islamista potrebbe stemperare le tensioni che da mesi at­traversano la Tunisia. L'opposizione ac­cusa Ennahda - al governo da ottobre 2011 in coalizione con due partiti laici ­di non aver saputo e voluto arginare le violenze politiche e a sfondo religioso che hanno colpito sedi di partiti, politi­ci, artisti. Martedì, il neo premier ha fat­to sapere che le autorità hanno portato a termine arresti e che esiste un sospet­to per la morte di Belaid. Apparterreb­be a gruppi estremisti religiosi, ha det­to, facendo intendere che elementi sala­fiti - corrente ultra conservatrice dell' islam - già dietro l'attacco dell'amba­sciata americana a Tunisi il 14 settem­bre, potrebbero essere coinvolti.
Seduta nella cameretta dei suoi figli, tra cartelle e astucci colorati, Basma Be­laid, moglie del politico ucciso, aveva spiegato due settimane fa al Giornale di ritenere Ennahda responsabile politi­co per la morte del marito, per «non aver saputo proteggerlo». Ora, Basma ha dichiarato ai giornalisti che è bene sa­pere chi ha premuto il grilletto, ma me­glio sarebbe scoprire chi ha organizza­to il crimine.

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