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Il Giornale Rassegna Stampa
28.02.2013 John Kerry a Roma promette aiuti ai ribelli siriani
cronaca di Fausto Biloslavo

Testata: Il Giornale
Data: 28 febbraio 2013
Pagina: 17
Autore: Fausto Biloslavo
Titolo: «Svolta americana in Siria: 'Armi ai ribelli anti-Assad'»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 28/02/2013, a pag. 17, l'articolo di Fausto Biloslavo dal titolo " Svolta americana in Siria: «Armi ai ribelli anti-Assad» ".


Fausto Biloslavo   
a destra, soldati israeliani al confine con la Siria        


John Kerry


Bashar al Assad

Gli americani vogliono ar­mare i ribelli siriani e lo decide­ranno oggi a Roma nella riunio­ne con l'opposizione armata al presidente Bashar al Assad. La Casa Bianca ha sempre temuto che le forniture di materiale bel­lico finissero nelle mani dei gruppi più oltranzisti legati all' ideologia di Al Qaida. Per que­sto motivo le armi sono arrivate finora a singhiozzo dagli alleati arabi del Golfo, mai molto pre­occupati che andassero a finire agli estremisti.
Ieri il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha confer­mato la svolta: «Stiamo costan­temente rivalutando la natura del sostegno che forniamo all' opposizione siriana, sotto for­ma di aiuti “non letali”».
Poche ore prima il nuovo se­gretario di Stato americano, John Kerry, aveva annunciato da Parigi, prima di arrivare in Italia: «Credo che l'opposizio­ne siriana abbia bisogno di mag­giori aiuti. Stiamo valutando i modi in cui accelerare la transi­zione politica in Siria ». L'ammi­nistrazione-Usa ha fatto trapela­re i dettagli sul quotidiano ame­ricano Washington Post . Oggi al­la «Riunione ministeriale ri­stretta sulla Siria » organizzata a Roma, gli americani discuteran­no di forniture dirette di blinda­ti e addestramento alle forma­zioni ribelli siriane. Sul sito del­la Farnesina c'è un'anticipazio­ne: «L'Italia e i Paesi europei proporranno agli Stati Uniti maggiore flessibilità nelle misu­re in favore dell'opposizione al regime di Assad. In particolare, chiederanno che gli aiuti “non letali” vengano estesi fino a comprendere anche l'assisten­za tecnica, l'addestramento e la formazione».
In pratica ci infiliamo nel pan­tano siriano e il termine aiuti «non letali» è un eufemismo. Mezzi blindati, equipaggia­mento per la visione notturna, binocoli, giubbotti antiproietti­le e assistenza tecnica in una guerra civile non servono certo a placare gli animi, ma ad aiuta­re militarmente i ribelli. La deci­sione­era già stata presa nei gior­ni scorsi dai ministri degli Esteri
dell'Unione europea. Gran Bre­tagna, Francia, Germania e Ita­lia sono stati i paesi più determi­nati.
Per le armi vere e proprie ci pensano i servizi arabi del Qa­tar e dell'Arabia Saudita. La mo­narchia di Ryad ha cominciato ad acquistare, secondo rivela­zioni del New York Times , ingen­ti quantitativi bellici in Croazia.
Armi anticarro, fucili di preci­sione, mortai, mitragliatrici pe­santi di fabbricazione ex jugo­slava sono arrivati in gran nu­mero, da gennaio, ai ribelli siria­ni via Giordania. Souad Sbai, del Pdl, incontrando ieri una de­legazione della comunità siria­na in Italia ha lanciato l'allar­me: «È auspicabile una soluzio­ne di transizione politica, ma accanto ad essa oc­corre preservare la Siria dal rischio della radicalizza­zione e dell'av­vento della vio­lenza estremi­sta al potere, i cui rappresentan­ti spesso vengono accreditati come inter­locutori democratici quan­do non
lo sono». La Farnesina annuncia che la riunione di oggi a Roma servirà anche ad affrontare gli ultimi sviluppi sul fronte diplomatico: 'Si lavora per avviare un dialo­go tra regime ed opposizione'. Non è un caso che lunedì scorso il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moualem, volato a Mo­sca, abbia annunciato che Da­masco è pronta a negoziare con i ribelli. Moaz Alkhatib, il rap­presentante del Consiglio na­zionale siriano, l'ombrello dell' opposizione, che sarà oggi a Ro­ma, è disponibile a dialogare, ma non con Assad.
I ribelli volevano boicottare la riunione italiana, per denun­ciare lo stallo dopo quasi due an­ni di guerra civile, ma poi gli americani sono riusciti a con­vincerli. Kerry ha promesso che non è a Roma «solo per parlare, ma per prendere delle decisio­ni sui prossimi passi», ovvero sull'addestramento e la fornitu­ra di materiale bellico ai ribelli.

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