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Un nuovo pericolo
Cari amici, mi permetto di sottoporvi ancora una riflessione molto semplice sul risultato delle ultime elezioni italiane, dal nostro comune punto di vista, naturalmente. Il punto è il fallimento dell'estremismo/antisemitismo di destra. Se ricordate, all'inizio della campagna elettorale, qualcuno temeva l'affermazione di un movimento neonazista ricopiato dal modello greco come Alba Dorata, che in realtà non è riuscito neppure a presentarsi; poi era emersa la minaccia di Forza Nuova e di Casa Pound, che si raccontavano come possibili oppositori “al regime”, capaci di raccogliere lo scontento degli strati più svantaggiati dell'elettorato. Bene, le due formazioni neofasciste hanno raccolto un numero di voti “da prefisso telefonico”, intorno allo 0,2 qualcosa e allo 0,4 e rotti, se non sbaglio. C'era stato il riemergere della componente ex AN dello schieramento berlusconiano, con la Destra e Fratelli d'Italia; entrambi risultati però un sostanziale fallimento, con ripescaggi al rotto della cuffia per potenti ex ministri e e il fallimento di Storace nella sfida alla presidenza del Lazio. Aggiungete a questi fatti l'esclusione dal Parlamento di quell'altro gruppetto capitanato da Fini, che certo ha fatto molta strada a sinistra, ma proviene sempre dalla matrice del MSI, e avrete il quadro di una disintegrazione pressoché totale dell'eredità di un partito che era arrivato intorno al 10% dei voti, senza che la galassia estremista alla sua estrema destra ne abbia tratto vantaggio. Insomma, esistono ancora certamente i neofascisti e l'antisemitismo di destra, spesso compiono azioni pericolose e magari reati penali, ma la loro presenza organizzata nel sistema politico è sparita. Proprio per gli elementi di pericolo e di violenza che presentano (non tutti, naturalmente, ma alcuni certamente sì), vale la pena di occuparsi ancora di loro e di fare attenzione, ma non sono un fattore politico vero e non si mostrano capaci di attrarre il dissenso, come non solo in Grecia, ma in Ungheria, in Austria e in altre parti d'Europa. Tutto bene, dunque? No, anzi molto male. Perché questi umori antidemocratici sono finiti in bocca al movimento di Grillo, incluse le loro componenti antisioniste, antisraeliane, magari direttamente ostili agli ebrei. Non occorre ricordare qui la diatriba di Grillo contro Rita Levi Montalcini, i suoi discorsi su Israele, i consigli di politica internazionale che ha preso da suo suocero iraniano (quale fonte per il leader di un movimento al 25%). La cosa più pericolosa è che un certo atteggiamento diffuso nel mondo intellettuale e anche in quello politico di ripulsa morale del fascismo e di quelli che ne rivendicano l'eredità, persino del leghismo che si è sempre detto antifascismo, non c'è o è fragilissimo nei confronti di Grillo. Si riconosce che si tratta di un movimento populista, privo di autentica democrazia interna, aggrappato a un leader problematico. Se ne vede l'incoerenza programmatica, si individuano i tratti autoritari e protestatari, ma si evita di affrontare il problema della sua matrice politica. Lo si colloca anzi generalmente all'estrema sinistra, per la sua compiacenza nei confronti di movimenti apparentemente anarco-sovversivi come i No Tav (di cui ancora non si discute l'ambigua ispirazione politica sostanziale). Si ignora la lezione storica per cui sempre i movimenti di estrema destra si presentano all'inizio come di estrema sinistra (così i fascisti che si richiamavano nel nome ai fasci dei contadini siciliani e si presentavano come anticapitalisti; così i nazisti o nazional-”socialisti”, così la repubblica “sociale” di Salò). Come sempre una controprova interessante è l'atteggiamento verso gli ebrei (e oggi verso Israele); non per ragioni di principio, ma per la loro concreta collocazione nel mondo come minoranza e come stato democratico isolato nell'oceano totalitario del Medio Oriente. Come ho già detto Grillo non supera affatto questo test. Il risultato di questa situazione è che oggi in Italia, al di là delle intenzioni e della consapevolezza di molti suoi membri ed elettori, ci troviamo ad avere un movimento di massa di un quarto dell'elettorato, la cui natura profonda è pericolosa per la democrazia, con forti venature rosso-brune. Lo ripeto, questo è un giudizio politico, senza valutazioni di carattere personale. Non voglio offendere nessuno, solo constatare che si è affermato un confuso estremismo, con forti tentazioni, lo ripeto, rosso-brune. E vi è una tentazione, per così dire di secondo grado, da parte dello schieramento di sinistra a corteggiare, emulare, imitare questa deriva, come si è visto in tante dichiarazioni di intellettuali di estrema sinistra prima del voto e oggi negli inviti di buona parte del gruppo dirigente PD a tentare dei giri di valzer col nuovo arrivato. Su questo oggi, e forse non più sul tradizionale fronte di destra dovrebbe esercitarsi la vigilanza antifascista. Ma possiamo sperarci, in un ambiente avvelenato dall'ideologia e dall'odio personalizzato per Berlusconi?
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