Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/02/2013, a pag. 47, l'articolo di Guido Ceronetti dal titolo "Per una casacca grigia".
Guido Ceronetti Auschwitz
Come possa Guido Ceronetti paragonare la giacca di un uomo trucidato ad Auschwitz ad un falso storico come la Sindone, è un mistero.
La Shoah è una realtà storica, la Sindone no. Infatti viene considerata una reliquia, che vuol dire tutto e niente, inoltre è stato dimostrato dalle analisi scientifiche del tessuto la sua datazione in epoca medievale.
Ecco l'articolo:
Invano il pappagallismo della memoria ufficiale - davanti a questa casacca dove abitò per un certo tempo (in realtà un tempo indeterminato) un uomo vivo privato del suo essere uomo ridotto a un numero perso nella numerabilità indistinguibile - ripete il suo compunto «mai più». Perché il Presente è là, iscritto in uno Ieri che è Oggi, che è Domani, che è il Sempre. Appartiene all’abito che la specie umana indossa ogni volta sia condotta a significare che il Male è il signore unico del mondo allorché le difese abdicano dalla guerra infinita, e che l’ululato di Rachele in Ramah, nel verbo di Geremia, è il solo commento possibile.
La prima cosa possa venirci in mente è che questo monumento di tessuto ferito, oggi disabitato, è una Sindone: l'anonima sindone subalpina in uno dei suoi innumerevoli volti estremi dov’è tracciata la storia del destino umano, inseparabile dallo Jesus patibilis della fede manichea, parlante tutte le lingue, vive e morte, della terra.
La contemplazione di questa palpabile realtà dell’anima merita un segnale di Attenti e un saluto militare. Merita un bacio femminile, un coro di Dies irae e l’epitaffio di Simonide. A partire da qui, dove onore di vittima e disonore di carnefici sono inestricabili, possiamo raccontarci quel che il secolo XX ci ha rivelato di spaventoso, e di arcano presagio messianico, nei suoi tragici rivolgimenti, nelle sue fughe cieche dall’ineludibile Trascendente.
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