Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/02/2013, a pag. 61, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " Europa e Turchia musulmana, le ragioni per andare d'accordo ".
Sergio Romano
Ahmadinejad dice : "Non ci sono omosessuali in Iran...non ce ne sono più"
Il lettore sostiene di essere diventato favorevole all'ingresso della Turchia perché "Se proprio non c'è spazio nel nostro povero continente per i valori cristiani, viva la Sharia!". Pazienza se, con l'arrivo della sharia, non ci sarà più posto per nessun 'valore' che non sia islamico.
L'Europa con valori democratici, una volta che la Turchia entrerà a farne parte, sarà solo un debole ricordo. Non saranno più garantiti valori come libertà di espressione, libertà di pensiero, uguaglianza. Quest'ultimo, in particolare, è superfluo per il lettore, che si dice interessato al 'rigore islamico' inteso come impedimento alla legalizzazione del matrimonio delle coppie omosessuali e alla possibilità, per loro, di adottare dei figli. Una posizione fanatica e omofoba che, purtroppo, è ancora ben popolare e radicata in Italia, fanalino di coda per quanto concerne i diritti dell'individuo.
Sergio Romano non entra quasi nel merito, se non con l'ultima frase, quando specifica di essere favorevole all'ingresso della Turchia in UE, ma : "non per le ragioni auspicate nella sua lettera".
Sui pericoli dellì'islamizzazione della società, sul fatto che la Turchia non sia
più lo Stato laico pensato da Kemal Atatürk, silenzio.
I processi agli scrittori e ai giornalisti sono compatibili con i valori delle democrazie occidentali ? E la chiusura di tutti i giornali non filo governativi ?
La sharia che il lettore descrive superficialmente come argine ai diritti per gli omosessuali è la stessa che li impicca ai lampioni in Iran e li fa fuggire dai Paesi islamici. Ed è la stessa che Erdogan sta cercando di imporre allo Stato che governa. Che cosa c'entra con l'Occidente ?
E' solo la storia dell'uomo che nutre il coccodrillo nella speranza di venire mangiato per ultimo. Con la shari'a non ci sarà più nessuno dei 'valori' cristiani che tanto interessano al lettore, dal momento che non ci sarà più spazio per la libertà di culto. Solo conversioni obbligatorie o fughe o persecuzioni, come succede in tutti i Paesi islamici del mondo.
Ecco lettera e risposta:
È un po' che non si parla di Turchia in Europa, prospettiva che non mi allettava per l'annacquamento che temevo potesse comportare per la nostra identità occidentale. Ma ho cambiato opinione (si può, vero?). Infatti, in questa pseudo Europa smaniosa di aprirsi ai matrimoni e alle adozioni gay non farebbe assolutamente male un po' di rigore e di stile islamico. Erdogan, che vuole il ritorno in patria dei piccoli turchi adottati da omosessuali europei, è il modello di leader che vorrei. Se proprio non c'è spazio nel nostro povero continente per i valori cristiani, viva la Sharia!
Corrado Rubeo
rubcor@libero.it
Caro Rubeo,
La sua lettera non mi sorprende. Fra la Cristianità e l'Islam, nonostante le Crociate, la caduta di Costantinopoli, la battaglia di Lepanto, l'assedio di Vienna e altri «scontri di civiltà», possono esistere singolari convergenze. Nell'Ottocento i due grandi monoteismi procedettero insieme, di fatto, alla spartizione religiosa dell'Africa. Mentre i comboniani, i «pères blancs», i missionari evangelici, luterani e anglicani approfittavano del colonialismo per evangelizzare i territori conquistati dalle potenze europee, i mercanti musulmani scendevano lungo le rotte carovaniere del Sahel e convertivano all'Islam le popolazioni animiste con cui entravano in contatto.
Più recentemente, nelle grandi conferenze dell'Onu dedicate ai problemi della donna e della famiglia, la delegazione della Santa Sede si è spesso alleata, per bloccare o correggere certe risoluzioni, con quelle dei Paesi musulmani. In ciascuna di queste circostanze i rappresentanti delle due maggiori confessioni religiose del mondo hanno dimenticato le loro rivalità e concluso un tacito patto di collaborazione.
Quanto alla Turchia, caro Rubeo, approfitto della sua lettera per ricordare che il Paese, anche dopo l'avvento al potere di un partito islamico, è un grande Stato euro-asiatico, molto più laico di qualsiasi Paese musulmano della regione e perfettamente capace di articolare una politica estera pragmatica, motivata dai propri interessi piuttosto che da principi strettamente religiosi. La guerra civile siriana e l'arrivo in Turchia d'un numero considerevole di rifugiati (più di un milione), hanno creato al governo Erdogan un notevole imbarazzo, ma hanno anche valorizzato il ruolo del Paese. I Paesi dell'Ue sanno che nessun problema medio-orientale può essere risolto senza l'aiuto della Turchia e ne hanno dato una dimostrazione, recentemente, quando la Francia, dopo essersi lungamente opposta al suo ingresso nell'Ue, ha acconsentito alla ripresa dei negoziati per l'adesione. Un lungo articolo del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, apparso nello scorso novembre, è una mano tesa al governo di Ankara. Anche Angela Merkel, nel suo viaggio di questi giorni in Turchia, è sembrata favorevole alla ripresa dei negoziati. Non credo che tutto questo preannunci l'ingresso della Turchia nell'Ue. Credo tuttavia che il clima dei suoi rapporti con l'Unione Europea stia girando al sereno. Ma non per le ragioni auspicate nella sua lettera.
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