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Informazione Corretta Rassegna Stampa
25.02.2013 Israele, massima allerta al confine con la Siria
cronaca di Rolla Scolari

Testata: Informazione Corretta
Data: 25 febbraio 2013
Pagina: 16
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Nei paesi di frontiera israeliani ostaggio della guerra degli altri»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 25/02/2013, a pag. 16, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo "Nei paesi di frontiera israeliani ostaggio della guerra degli altri ".


Rolla Scolari

La ragazza in calzoncini e scarpe da ginnastica fer­ma un attimo la sua corsa e in­dica un prato a meno di 200 me­tri da una delle villette del vil­laggio di Alonei Habashan, nel Nord d'Israele: «É caduto lì, tra quegli alberi». La piccola co­munità rurale è stata colpita nei mesi scorsi da colpi di mor­taio in arrivo da oltre confine. Nella vicina Siria, i ribelli anti­regime si scontrano con le for­ze armate del presidente Bah­sar El Assad. La frontiera è a me­no di un chilometro, dietro un collina su cui troneggia una po­stazione militare israeliana. Il colpo di artiglieria non ha fatto vittime, ma ha gonfiato la pau­ra. «Da quella collina fino a po­che settimane fa si potevano sentire e vedere le esplosioni» racconta Michal Raikin, re­sponsabile della sicurezza per la regione di Katzrin, il maggio­re centro abitato israeliano vici­no al confine, su quelle alture del Golan conqui­state alla Siria da Israele nella guerra del 1967.
Benché Israe­le e Siria siano formalmente in guerra da allora, questo per più di quattro decenni è stato il confine più calmo del Pa­ese. Da diversi mesi però, da quando i com­battimenti in Siria si sono avvi­cinati alla frontiera, la situazio­ne è cambiata. Lungo il confi­ne corrono già i primi metri di una barriera difensiva tecnolo­gizzata, munita di sensori, si­mile a quella che già esiste al Sud per arginare l'instabilità del Sinai egiziano. Il governo ha promesso di finire la costru­zione al più presto.
Tra gli abitanti delle comuni­tà israeliane della zona sono in pochi a pensare che i colpi di mortaio caduti vicino alle loro abitazioni fossero diretti con­tro Israele. «Siamo finiti nel fuoco di una guerra interna», spiega Michal Raikin. Già du­rante l'estate, Avner Talmon, ex ufficiale dell'esercito israe­liano e abitante del Golan, spie­gava quale fosse la vera preoc­cupazione: «Temiamo che la regione oltre il confine finisca nella mani di gruppi islamisti estremisti, capaci di venire in possesso delle armi chimiche del regime siriano».
Pochi giorni fa, nei pressi di Aleppo, i ribelli avrebbero con­quistato l'installazione nuclea­re di Al Kibar, secondo i mass media internazionali la strut­tura rasa al suolo nel 2007 da un raid aereo israeliano, mai ri­vendicato. A fine gennaio, in un simile attacco aereo - il so­spetto è ricaduto su Israele - è stato colpito un obiettivo in ter­ritorio siriano, sul confine liba­nese. Forse un convoglio di ar­mi. I vertici dell'esercito d'Isra­ele non nascondono preoccu­pazioni per un possibile pas­saggio di armi dai depositi del
regime di Assad a quelli libane­si di Hezbollah, alleato di Da­masco ma nemico di Israele e minaccioso vicino. L'esercito israeliano nei giorni scorsi ha affrontato anche una nuova in­cognita: per la prima volta sol­dati in pattuglia lungo il confi­ne hanno soccorso e portato in un ospedale israeliano sette si­riani feriti e ora temono un flus­so di sfollati.
Con il crescere delle tensio­ni, sia lungo il confine con la Si­ria sia lungo quello con il Liba­no, la popolazione israeliana si prepara al peggio. Nella zo­na di Katzrin, da settimane gli abitanti delle isolate comunità rurali hanno formato squadre d'emergenza, pronte a entrare in azione prima dell'arrivo di polizia ed esercito in caso di conflitto: ci sono persone re­sponsabili per l'evacuazione dei bambini, degli anziani, al­tre hanno invece il compito di occuparsi per esempio di man­tenere attiva l'irrigazione dei campi o la mungitura delle mucche. E a meno di un'ora di automobile, sull'altro instabi­le confine, quello libanese, si prepara anche Kiryat Shmo­na. La città, a soli cinque chilo­metri dalla frontiera, nella guerra del 2006 è stata colpita
per settimane dai razzi di Hezbollah. Dopo il sospetto at­tacco israeliano in Siria, i fun­zionari del comune hanno rice­vuto moltissime telefonate di cittadini spaventati: chiedeva­no se gli oltre 500 rifiugi anti missile fossero aperti - spiega Eli Cohen, responsabile per la sicurezza della municipalità. «Qui però - dice - non siamo in Svizzera: viviamo in una zona di guerra e sappiamo quando iniziare a preoccuparci sul se­rio ».

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