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Informazione Corretta Rassegna Stampa
25.02.2013 Ebrei, alle armi! Obama sta arrivando
Commento di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 25 febbraio 2013
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Ebrei, alle armi! Obama sta arrivando»

Ebrei, alle armi! Obama sta arrivando
Commento di Giulio Meotti

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Giulio Meotti         David Mamet

 

Il Presidente che vuole limitare il possesso di armi negli Stati Uniti, potrebbe tentare di fare pressione per ulteriori limitazioni in Israele. Non delle armi degli arabi, ma di quelle dei “coloni”.

Pochi giorni fa, il drammaturgo David Mamet, vincitore del premio Pulitzer, aveva pubblicato un articolo su Newsweek per difendere il possesso di armi, definendo “marxiste” le proposte del Presidente Obama.

L’articolo ha un titolo molto ebraico: “Le leggi sulle armi e i pazzi di Chelm”. Spiega indirettamente perché Israele va definita “la nazione pistola”.

Chi visita Israele è spesso colpito dalla presenza di armi, onnipresenti, nascoste all’interno di cinture, appese alla schiena dei soldati, impugnate ai posti di blocco. Gli ebrei sono armati, dai caffè di Tel Aviv fino agli “insediamenti” in Giudea e Samaria. Le armi sono numerose per le strade, portate da “coloni”, da soldati e personale di sicurezza, tra cui le guardie incaricate di sorvegliare scuole, ristoranti e centri commerciali.

Israele- “la nazione pistola”- ossessiona letteralmente il resto del mondo. Dove un tempo gli ebrei sono stati derisi per essere “codardi” e “parassiti”, oggi sono condannati per essere “aggressori”. L’essenza stessa dello Stato di Israele è la fiducia in se stessi e l’auto-difesa. La protezione e la sicurezza della vita ebraica sono di gran lunga più importanti di qualsiasi altro valore che gli ebrei possano avere a cuore.

Persino gli umanisti israeliani che predicano la “normalità” e l’ essere una “nazione come tutte le altre”, sanno che l’oasi ebraica nel deserto è stata resa possibile dal fatto che Israele si è “armata fino ai denti”, come disse una volta contro Israele il critico letterario George Steiner. Anche gli ebrei liberali della diaspora, da Golders Green di Londra a Forest Hill di Toronto, possono godere notti tranquille perché sanno che ogni istituzione israeliana è custodita da ebrei armati.

La prima cosa che Adolf Hitler fece, una volta al potere, fu quella di promulgare una legge restrittiva sul controllo delle armi, che costrinse la maggior parte delle persone a rinunciare a quelle che avevano. Sappiamo come la storia è finita ... Immaginate se gli ebrei in Germania e in Polonia, fossero stati armati. Sarebbe stato possibile rastrellarli?

Gli ebrei francesi commemoreranno tra breve i tre bambini e il rabbino assassinati da un musulmano a Tolosa due anni fa. Immaginate se degli ebrei armati avessero pattugliato quella scuola: quel brutale attacco sarebbe stato possibile?

E’ chiaro che né la polizia né l’esercito sono in grado di fornire una protezione totale contro gli attacchi improvvisi perpetrati sia da terroristi addestrati che da singoli individui. Per cui qualsiasi attentato alla vita degli ebrei, omicidio o ferimenti, ne incoraggerà la moltiplicazione e ne indebolirà il potere deterrente. Ecco perché quando il terrore esplode, gli ebrei israeliani corrono a impugnare le loro pistole.

Nel 2000, in Israele, vi sono stati poco più di 4400 richieste di porto d’armi; nel 2001, in piena Intifada, ce ne furono 7.800. Oggi in Israele, oltre il 10 per cento degli adulti ebrei hanno il permesso di portare su di sé una pistola. Un’arma nella propria cintura, in particolare durante le escursioni studentesche, cancella le preoccupazioni per un eventuale attacco terroristico. Le squadre di autodifesa ebraica sono diventate indispensabili fin da quando gli arabi avevano iniziato a infiltrarsi nelle città israeliane dopo l’inizio dell’Intifada.

Per mobilitare l’opinione pubblica contro gli “insediamenti”, la stampa occidentale si è impegnata a raccontarli in modo odioso. Li descrive non solo come “provocazioni politiche”, ma come “focolai e generatori di violenza”. E’ più facile disarmare gli ebrei, mentre secondo l’IDF, si ritiene che circa 80.000 armi illegali siano nelle mani di terroristi arabi palestinesi.

Ciò è particolarmente vero per Yitzhar, il luogo più odiato, citato nelle cronache e demonizzato “insediamento” in Samaria. E’ circondato da sei villaggi arabi (Burin, Orif, Asira al-Qibliya, Inabus, Madma e Hawara). La violenza è sempre dietro l’angolo, con gli arabi palestinesi che stanno cercando letteralmente di bruciare Yitzhar e linciare i suoi residenti, per questo gli israeliani  spesso rispondono alla violenza. Yitzhar e le altre piccole comunità evitano che i terroristi prendano il controllo della zona e fungono da zone tampone per le maggiori città israeliane. Eppure sembra che l’unica preoccupazione di Israele sia quella di disarmare gli ebrei di Yitzhar.

Barack Obama arriverà presto in Israele per stimolare nuovamente l’abbandono degli ebrei in una trappola mortale e lasciarli alla mercé degli arabi. Obama arriva per servire i “coloni” su un piatto d’argento. Il primo segno dell’imminente tragedia potrebbe essere la confisca da parte dell’IDF delle armi degli ebrei civili.

Il porto d’armi è stato tolto a Yitzhak Imes nel novembre 2009. Poche settimane dopo, è stato colpito a morte dai terroristi. E’stato lasciato indifeso quando gli jihadisti l’hanno colpito, come un ebreo a Varsavia.

Come la necessità di armi da fuoco dimostra, nessuna società occidentale condivide in modo consapevole i pericoli mortali di Israele. Durante la Seconda Intifada, la protezione più efficace nei caffè e nei centri commerciali, oltre agli interventi dell’esercito israeliano nelle città palestinesi, fu una forma spontanea di difesa civile ebraica, l’unica cosa che ha funzionato anche quando i terroristi di Jenin e Nablus hanno fatto saltare in aria un caffè a Tel Aviv o una stazione di benzina nell’insediamento di Ariel, o fatto strage nella yeshiva Merkaz Harav di Gerusalemme, dove un ufficiale israeliano che lì aveva studiato, attraversò di corsa la strada e  uccise il terrorista mentre un altro studente gli sparava dal tetto ..

Questa è anche la rivoluzione ebraica che l’Occidente e Obama non accettano, il fenomeno israeliano più ammirevole: un popolo ancora capace di difendersi contro le forze del male.

Altrimenti, come Elyakim Haetzni scrisse qualche anno fa e David Mamet ha recentemente spiegato, c'è un “biglietto di sola andata per Chelm”.

O peggio, per Chelmno.

Ebrei, tenetevi strette le vostre armi!

Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”-  i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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