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L'Espresso Rassegna Stampa
23.02.2013 Gli ebrei che piacciono a Gianni Vattimo
sono quelli schierati con gli arabi contro Israele

Testata: L'Espresso
Data: 23 febbraio 2013
Pagina: 153
Autore: Giannoùi Vattimo
Titolo: «Ebrei arabi uniti nella lotta»

Sull' ESPRESSO di questa settimana, 28 febbraio 2013, a pag.153, Gianni Vattimo, noto alle cronache per essere uno dei piu' rinomati odiatori di Israele, e fanatico ammiratore della teocrazia iraniana, elogia un libro appena uscito, curato da Susanna Sinigaglia, che ha per il nostro ottime credenziali facendo parte di ECO ( ebrei contro l'occupazione). Se Vattimo apprezza degli ebrei, sarà il caso che questi ultimi si diano una regolata. Infatti la tesi del libro che tanto è piaciuto all'ammiratore di Ahmadinejad è '' ebrei e arabi uniti nella lotta'', ripreso anche nel titolo. Uniti contro chi ? Ma Israele, ovviamente.
Ecco la recensione del finto democratico che ama le dittature.

 

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Il conflitto arabo-israeliano è certamente il principale che tormenta il Medio Oriente. Ma proprio la sua centralità tende a farci dimenticare che non solo il mondo arabo, ma nemmeno Israele, sono delle unità monolitiche. Se tuttavia le differenze interne al mondo arabo sono abbastanza note, e di recente enfatizzate dalle rivoluzioni in Egitto e in Nord Africa, non altrettanto evidenti all’opinione pubblica sono le divisioni interne che segnano la società israeliana. Ora un prezioso libro collettaneo, curato da Susanna Sinigaglia (che avverte nell’introduzione di essere un’aderente della associazione ECO, ebrei contro l’occupazione, ma che è anche un’autorevole esponente della comunità ebraica italiana) ci aiuta a formarci una visione meno superficiale di quella realtà. Il volume “Ebrei arabi: terzo incomodo?” (Zambon editore, pp.371, € 13,80). raccoglie saggi di studiosi sia ebrei sia non ebrei di area mediorientale, che concordano nel collocare la questione israelo-palestinese in un quadro dove il conflitto nazionale si lega inestricabilmente al conflitto sociale e alle differenze di classe. I mizrachi, a cui il libro è dedicato, sono appunto gli israeliani di provenienza orientale e africana, in genere identificati con i sefarditi (di origine spagnola) che sono israeliani a tutti gli effetti, ma che hanno dignità e potere minori di quelli che appartengono alla classe dei “fondatori” dello Stato di Israele, di origine askenazita ossia di cultura europeo-occidentale. È possibile, si domanda la curatrice, che la lotta dei palestinesi per la propria indipendenza finisca per associarsi, o identificarsi, con le giuste rivendicazioni dei mizrachi? Ci sono segni che ciò stia già accadendo, e potrebbero essere decisivi per una trasformazione democratica di questa nevralgica zona del Medio Oriente.

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