Parigi è la Beirut dell’Europa occidentale
Commento di Giulio Meotti
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12906#.USXK5xG9KSM
Giulio Meotti
Gli ebrei francesi sono caduti nuovamente in uno stato di forte paura, esattamente come è avvenuto nel passato. E per un serio motivo: la Francia è territorio occupato e gli occupanti sono islamisti.
Di fronte alla minaccia islamica, i giornalisti francesi, professionalmente, hanno perso ogni obiettività. Nessun organo di informazione ha dato la giusta attenzione alla peggiore ondata di antisemitismo in Europa dopo la seconda guerra mondiale.
Tutto è iniziato nel 1990, quando nel cimitero di Carpentras, vicino ad Avignone, il corpo di un ottuagenario ebreo morto 15 giorni prima, era stato estratto dalla bara, voltato nudo faccia a terra su una tomba vicina, con a fianco un ombrello (dal chiaro significato di impalamento). I media e i politici francesi rubricarono il tutto come di un semplice “atto vandalico”.
L’antisemitismo è “la maladie française”. E’stato l’antisemitismo che nel 1894 spinse alla corte marziale per tradimento un ebreo innocente, il capitano dell’esercito Alfred Dreyfus.
E’ stato l’antisemitismo che spinse Pierre Laval durante la Repubblica di Vichy a privare gli ebrei francesi dei loro diritti, in modo più violento di quel che i nazisti della Francia occupata avessero preteso.
Si tratta dello stesso antisemitismo che oggi sta dando la caccia agli ebrei francesi per le strade.
Oggi in Francia le finestre degli edifici istituzionali degli ebrei sono oscurate con delle tende per proteggere chi li abita da lanci di bottiglie e pietre; i clienti dei ristoranti kasher, molto alla moda a Parigi, devono mangiare dietro a finestre a prova di proiettile; dei teppisti attaccano sinagoghe , centri d’incontro, scuole ebraiche e monumenti ai martiri ebrei della Shoah.
Secondo il recente rapporto del servizio di sicurezza della Comunità ebraica, la Francia ha avuto un aumento del 58% di episodi antisemiti nel 2012 rispetto all’anno precedente. Nel 2012 sono stati registrati ben 614 atti antisemiti, pari a circa 1,6 al giorno. In passato, la manifestazione più grave di antisemitismo era la profanazione di un cimitero, o disegnare delle svastiche sui muri.
Oggi il 25% degli attacchi contro le persone è effettuato con le armi.
Pochi giorni fa, c’è stata una normale giornata di caccia all’ebreo. All’ingresso della stessa scuola ebraica di Tolosa, dove nel marzo scorso Mohamed Merah aveva ucciso tre alunni ebrei e un rabbino, una donna minacciava con un coltello un alunno che stava uscendo dalla scuola.
Un secondo attacco ha avuto luogo all’esterno della stazione ferroviaria di Marsiglia, la Gare Saint-Charles. Un ebreo, che indossava al collo per ciondolo una stella di David , è stato avvicinato da due giovani su uno scooter, gli hanno strappato la catena dal collo, l’hanno insultato dandogli dello sporco ebreo e l’hanno ferito.
Nel frattempo, un’organizzazione francese che aveva salvato gli ebrei durante la Shoah, ha rifiutato di partecipare a una commemorazione perché era stata organizzata da ebrei pro-Israele. Anche la sezione marsigliese di un gruppo protestante francese fondato nel 1939, si è rifiutata di presenziare alla cerimonia commemorativa della regione per le vittime ebree della Shoah, a causa della politica “sionista” del CRIF, l’organizzazione - ombrello che rappresenta gli ebrei francesi. Nel frattempo, la pagina Facebook “Juifs Francais Contre Le Sionisme”- ebrei francesi contro il sionismo- ha ricevuto 3.564 “mi piace”.
Nessun grande giornale francese ha commemorato Ilan Halimi, che il 13 febbraio del 2006 era stato torturato e massacrato da un gruppo di musulmani solo perché era un ebreo che viveva a Parigi, la città di Dreyfus e dell’Illuminismo. Ilan non indossava una kippà. Aveva solo un nome ebraico, ma questo era stato sufficiente per fare di lui la preda da prendere di mira.
I vicini avevano sentito le urla di Halimi, ma non dissero una parola.
Questo povero ragazzo ebreo è stato trovato nei pressi di una squallida stazione ferroviaria. Mezzo nudo, con bruciature su tutto il corpo, è poi morto sull’ ambulanza. Cinque anni dopo la sua esecuzione, la morte di Ilan non merita alcuna espressione di dolore e di rabbia da parte di un’opinione pubblica sempre pronta a invocare “il dialogo e la tolleranza”.
Gli ebrei francesi sono di nuovo caduti in uno stato di inferiorità e di paura, come è avvenuto per le generazioni passate. Quelli che possono permetterselo lasceranno l’Europa per Israele. Coloro che non hanno i mezzi per emigrare staranno estremamente attenti: ancora una volta è pericoloso essere ebrei in Europa. Ed è ancora più pericoloso essere un ebreo che sostiene pubblicamente Israele. Gli ebrei non parlano ebraico per strada. Oggi il capitano Dreyfus non sarebbe mai stato in grado di raggiungere l’Isola del Diavolo. Dopo aver lasciato il tribunale sarebbe stato linciato da una folla araba.
La Francia, che ironicamente in Europa guida la guerra contro l’“occupazione” di Israele, è a sua volta sotto occupazione islamica; gli ebrei sono più sicuri al posto di blocco di Hawara che a Villeurbanne o a Sarcelles.
Prima che Beirut fosse diventasse il centro di una guerra civile, era nota come “la Parigi del Medio Oriente”. Oggi è Parigi ad essere la Beirut dell’Europa occidentale.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”- i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.