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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Foglio Rassegna Stampa
21.02.2013 Israele: una mostra su Erode il Grande
Ovviamente l'Anp ha qualcosa da ridire. Cronaca di Maurizio Stefanini

Testata: Il Foglio
Data: 21 febbraio 2013
Pagina: 2
Autore: Maurizio Stefanini
Titolo: «Israele riabilita Erode il Grande con una mostra (mugugni dell’Anp)»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 21/02/2013, a pag. 2, l'articolo di Maurizio Stefanini dal titolo "Israele riabilita Erode il Grande con una mostra (mugugni dell’Anp)".


Maurizio Stefanini          Erode il Grande

Roma. Riabilitare Erode? Nel 1987 ci aveva già scherzato sopra Luigi Magni nel suo “Secondo Ponzio Pilato”. Qui Flavio Bucci-Erode Antipa si lanciava davanti a Nino Manfredi-Ponzio Pilato in una difesa d’ufficio di “papà suo”, che rappresenta probabilmente l’idea platonica di tutti i revisionismi storici: “La gente sente dire: la strage degli innocenti. E chissà che si immagina… Una carneficina?”. “E invece?”. Invece, riportata Betlemme alle sue reali dimensioni demografiche, e attuato un cinico gioco di sottrazioni, ecco la realtà: “E allora? Quanti ne scannò papà mio? Cinque, sei. E che è una strage questa? Che so, un delitto. Ma dire strage ci corre!”. Paradossale, ma con una buona approssimazione, probabilmente, alla verità storica. Ma al di là della damnatio memoriae portata da duemila anni di cristianesimo, di cui il vecchio antipapalino Magni forniva la sua confutazione caricaturale, il problema del posto nella storia da riservare a Erode affascina da tempo gli storici dell’antichità, al pari di quello di altre “anime dannate”, da Nerone in giù. Oggi è l’Israel Museum di Gerusalemme a dedicare una importante mostra a Erode il Grande (“Erode il Grande: il viaggio finale del Re”, inaugurata la scorsa settimana, la prima interamente dedicata al sovrano), con l’intento, oltre che di documentazione, di dimostrare che il re di Giudea meritò effettivamente il suo soprannome. E’ vero che fece ammazzare la seconda moglie Mariamne, tre figli e un bel po’ di sudditi. E che prima di morire ordinò l’uccisione di parecchi notabili nella cosiddetta “strage dell’ippodromo”, per essere sicuro che la sua dipartita non fosse accompagnata da festeggiamenti. Ma fu, soprattutto, un grande costruttore. Diede a Gerusalemme un ippodromo e un anfiteatro, ricostruì la diroccata Cesarea, modernizzò la Samaria, finanziò la costruzione di templi e arene non solo in Giudea ma anche in Grecia, fece erigere famose fortezze come la Antonia, l’Herodion e Masada, e soprattutto volle il Terzo Tempio di Gerusalemme, di cui ancora resta il Muro del Pianto. Una politica espansiva e “di spesa”, testimonia l’esposizione, grazie alla quale “al suo tempo ci fu prosperità e lavoro per tutti”, spiega la curatrice della mostra Sylvia Rosenberg. “Erode non fu solo il crudele tiranno descritto da Flavio Giuseppe e dal Nuovo Testamento, ma anche un governante che riuscì a mantenere il suo paese in pace per trentatré anni, malgrado la difficilissima posizione tra l’Impero romano e le differenti esigenze dell’ebraismo”. Proprio la scoperta nel 2007 dell’Herodeum, la fortezza dove si fece seppellire (250 dei pezzi esposti vengono da lì), è all’origine della mostra. Che non ha mancato di sollevare le consuete proteste di parte palestinese, poiché il sito dell’Herodeum si trova nella West Bank e l’Anp ha rivendicato la sua primazia presso l’Unesco. Nonostante accordi intercorsi ai tempi di Oslo che assegnavano la possibilità degli scavi a Israele, il dipartimento delle Antichità palestinese sostiene ora che il sito è “parte integrale della eredità palestinese” e che i lavori archeologici effettuati sono “illegali”.

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