Sahel: al Qaeda finanziata da traffico di droga e armi analisi di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 20 febbraio 2013 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa Titolo: «Armi e droga. Così il Sahel è diventato la banca del jihadismo»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 20/02/2013, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Armi e droga. Così il Sahel è diventato la banca del jihadismo".
Sarebbero almeno 850 gli agenti operativi, della brigata iraniana al Quds e di Hezbollah, infiltrati nella rete internazionale del traffico di droga e armi che, con la complicità di al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) e dei suoi alleati, ha fatto del Sahel e del Sahara uno degli snodi principali nella distribuzione delle enormi quantità di cocaina che dal sud America vengono riversate in Europa. A rivelarlo al Foglio è una fonte mediorientale d’intelligence che ha operato, sotto copertura, a stretto contatto con i principali cartelli sudamericani. “Solo di recente – afferma il nostro interlocutore – siamo riusciti a individuare gli operativi, di al Quds e Hezbollah, che fungono da intermediari tra i narcotrafficanti e le formazioni jihadiste nordafricane all’oscuro della loro effettiva appartenenza e identità. Tant’è che alcuni di questi agenti sono riusciti a divenire membri organici di Aqmi, Mujao e Ansar Eddine per controllarne dall’interno l’affidabilità e gli intenti tattici e strategici. La posta in gioco, per l’Iran e il Partito di Dio, è altissima. I proventi derivanti dal quasi decennale connubio con i network del narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco, stimabili nell’ordine di diversi miliardi di dollari, sono stati finora essenzialmente destinati all’acquisto di attrezzature e tecnologie avanzate per il programma nucleare iraniano, al finanziamento delle strutture e delle ong di Hezbollah che operano nel tessuto economico e sociale libanese, ad alimentare le attività terroristiche contro gli interessi d’Israele in ogni parte del mondo come accaduto a Burgas, in Bulgaria, nel luglio del 2012”. Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite Unodc, il 60 per cento della cocaina distribuita nei paesi europei, per un valore al dettaglio di 11 miliardi di dollari, transiterebbe lungo le piste desertiche del Sahel e del Sahara senza incontrare alcun ostacolo da parte dei paesi coinvolti spesso retti da governi corrotti o sprovvisti di mezzi per il controllo delle frontiere e la sorveglianza aerea del territorio. A nulla è valsa la proposta, lanciata nel 2009 dall’Unodoc, riguardante la creazione di un sistema di cooperazione tra gli stati di quell’area, il “Trans-Saharan Crime Network Monitoring”, incapaci da soli di contrastare un fenomeno criminale di dimensioni transnazionali. Un fenomeno da cui fino a oggi hanno tratto massimo vantaggio, per i loro obiettivi, sia l’Iran sia Hezbollah con una lunga e complessa operazione iniziata nel 2002, in sud America, nella zona franca conosciuta come “Triborder area” dove confluiscono i confini di Argentina, Brasile e Paraguay. Dopo aver stabilito la loro base operativa nella piccola località brasiliana di Foz do Iguaçu (collegata da un ponte alla più nota città paraguaiana di Ciudad del Este) gli agenti di al Quds e del Partito di Dio iniziano a infiltrarsi nei circuiti del traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco entrando in un business valutato, all’epoca, intorno ai 12 miliardi di dollari l’anno. La loro attività non passò inosservata e fu denunciata, sulla base delle indagini condotte da Cia e Fbi, in un documento, “Terrorist and Organized groups in the Triborder Area of South America”, pubblicato nel luglio del 2003 dalla Federal Research Division, Library of Congress. Gli arresti che ne seguirono non impedirono agli agenti iraniani e di Hezbollah di raggiungere lo scopo della missione. Ecco perché, dopo quasi dieci anni, sono al centro del business miliardario di droga e di armi che ha trasformato il Sahel nella banca del terrorismo islamista e del jihad.
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