Mio fratello non sa chi erano i Fogel
Commento di Giulio Meotti
Giulio Meotti
La famiglia Fogel massacrata
La lezione morale da ricavare dal massacro della famiglia Fogel è il silenzio.
I due assassini erano entrati in casa mentre la famiglia dormiva. Hanno tagliato la gola al padre, poi hanno sparato alla madre e ai figli. Questo terribile destino è stato condiviso da due famiglie: i Clutter in Kansas nel 1959 e i Fogel a Itamar nel 2011.
Ma mentre la prima famiglia è stata immortalata dal capolavoro di Truman Capote “A sangue freddo”, i Fogel sono diventati invisibili.
E’ vero che in tanti, da tutta Israele - non solo dalla Samaria- sono venuti due giorni fa a piangere quella famiglia meravigliosa, ma la lezione morale di quel massacro è il silenzio.
Nessuno in Occidente oggi conosce la storia dei Fogel di Itamar, padre, madre e tre bambini massacrati una notte. I Fogels non si sono meritati un Truman Capote.
L’Occidente ha deciso che il terrorismo contro Israele è una violenza che non ha bisogno di essere mostrata, che non merita copertura mediatica. E’ successo a quella ventina di adolescenti fatti saltare in aria da un attentatore suicida davanti a una discoteca di Tel Aviv, a quei soldati che avevano sbagliato strada e vennero linciati a Ramallah, al coraggioso rabbino che morto nel tentativo di salvare i rotoli della Torah sulla tomba di Giuseppe,agli addetti alla sicurezza caduti in un’imboscata mentre cercavano di proteggere i fedeli che tornavano a casa dalla preghiera di Shabbat presso la Tomba dei Patriarchi a Hebron, alla maestra d’asilo uccisa quando il minibus è stato attaccato da uomini armati palestinesi.
Tutti questi morti ammazzati dai terroristi arabi sono le vittime di Israele “che domina un paese straniero”.
Prima di ogni altra cosa, la Shoah è stata un attacco ontologico contro il nome ebraico. Nel 1938, l’ufficiale nazista Hermann Göring ordinò che al nome sulla carta d’identità degli ebrei fosse aggiunto “Israele” per i maschi e “Sarah” per le femmine.
Gli ebrei sono stati catturati a milioni e deportati in luoghi anonimi e lontani, privati di tutti i bagagli, lettere, fotografie e ricordi dei propri cari. Poi hanno separato madri, sorelle, figli, mogli. Tutti sono stati spogliati, i loro documenti, i loro nomi, sono stati gettati nel fuoco. Infine, sono stati spinti dentro a un corridoio dal soffitto basso e pesante. Per essere gassati come insetti.
La Shoah è stata il motore di sterminio di sei milioni di ebrei europei. Il terrorismo islamico e la negazione della Shoah, diffusi nel mondo a macchia d’olio dopo l’11 settembre del 2001, si nutrono dell’ annullamento dell’ebreo in quanto vittima.
L’Occidente sa che nel 1988 Tirza Porat è stata uccisa nei pressi di Elon Moreh? Tirza è stata la prima vittima civile israeliana a morire nella Prima Intifada ed era solo una scolara. La stampa occidentale l’aveva incolpata per non esser stata lontana “dagli irrequieti villaggi palestinesi”. Non una parola di condanna ai leader arabi per aver spinto pervicacemente bambini di 5 anni a unirsi a gruppi criminali che lanciavano pietre e bombe Molotov, ma hanno accusato Tirza per essersi offerta come vittima.
L’Occidente sa che nel 2001 Shalhevet Pas è stata colpita a morte da un cecchino arabo che aveva preso la mira dalla sua finestra a Hebron? L’Occidente sa che Hila, Hadar, Roni e Merav Hatuel sono stati massacrati con Tali, la loro mamma incinta, sulla strada che porta a Gush Katif? L’Occidente sa che Rachel Shabo di Itamar è stata assassinata con tre dei suoi figli, Avishai, Zvika, e Neria?
L’Occidente sa che Danielle Shefi di 5 anni è stata uccisa nel suo letto ad Adora, mentre la sua mamma guardava con orrore il sangue della figlia che fuoriusciva attraverso le coperte?
Il Los Angeles Times ha scelto di pubblicare in una pagina interna le foto di Danielle con il suo orso Winnie the Pooh. Avrebbero dovuto essere in prima pagina. Questa bambina ebrea non era stata uccisa in un’azione militare. E’ stata uccisa da un arabo che, guardandola, le ha sparato in testa. Come i Clutter in Kansas.
L’Occidente sa che Yehuda Shoham è stato colpito alla testa da una pietra, mentre i suoi genitori stavano tornando a casa a Shiloh?
L’Occidente sa che Rami Haba, un bambino ebreo di 8 anni, è stato ucciso in una grotta nei pressi di Elon Moreh nel 1987? Una pietra insanguinata trovata accanto al corpo era stata usata per schiacciargli il cranio. Rami aveva grandi occhiali e un viso innocente.
L’Occidente sa che Shaked Avraham, un bambino di sette mesi di Negohot, è stato ucciso da un terrorista che aveva superato la recinzione del villaggio mentre i residenti stavano celebrando Rosh Hashana, il Capodanno ebraico? L’Occidente sa che Shaked aveva appena iniziato a muovere i suoi primi passi?
Il terrorismo è la perdita del volto umano, la distruzione della persona, la volontà di annientare l’umanità, la fine di un nome. La terribile “V” della vittoria del terrorismo è impressa nelle pieghe di queste anime israeliane. Se cerchi qualcosa rimasto di tuo figlio e lo trovi sotto la testa del terrorista suicida, che tipo di reazione può avere un fragile cuore umano?
Siamo in grado di toccare il martirio di Israele nelle case dei sopravvissuti. Un popolo invincibile confessa il suo smarrimento, mentre il mondo scava sempre più in profondità nelle sue ferite.
Quello che è successo in un piccolo villaggio come Itamar è stato certamente meno spettacolare rispetto alle tonnellate di metallo e cenere a Manhattan il 9/11. Io invece credo che l’orrore indicibile del 9/11 possa essere confrontato con la morte in solitudine dei tre piccoli Fogel. Questa settimana molti in Israele si ricorderanno di quella famiglia, ma io provo solo tristezza. Non solo perché il male esiste. Non solo perché tre bambini a Itamar l’hanno incontrato a sangue freddo quella notte, ma anche perché il mondo ha assimilato la loro morte così facilmente. Perché è come se queste piccole vittime non siano realmente mai esistite.
Perché ogni volta che la morte ha bussato alla porta degli ebrei, il buco nero della perdizione inghiotte un altro nome, senza lasciare alcuna traccia. Perché quando i nomi degli ebrei vengono dimenticati, ancora una volta, significa che il “mondo civilizzato” sta di nuovo rassegnandosi alla prospettiva di una nuova Shoah.
Mio fratello sa chi erano i Clutter. Ma non sa chi erano i Fogel.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”- i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.