Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/02/2013, a pag. 19, l'articolodi Elisabetta Rosaspina dal titolo "Israele aspetta l'arrivo di Obama. E sceglie il logo su Facebook".

Il logo scelto

GERUSALEMME — Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato un referendum tra i suoi cittadini. E per farlo ha scelto la sua pagina personale su Facebook. La consultazione popolare riguarda una importante questione relativa alla prossima visita del presidente americano, Barack Obama. Gli israeliani sono infatti chiamati a indicare entro le 16 di oggi il loro logo preferito tra i tre presentati da altrettanti disegnatori grafici per accogliere Obama, il cui arrivo è previsto tra un mese esatto, il 20 marzo.
I tre marchi, a dire il vero, si assomigliano abbastanza, combinando fra loro le stelle americane, quella di Davide o ispirandosi ai colori statunitensi e israeliani. Il logo vincente comparirà sui documenti ufficiali, sulla segnaletica, sui poster, sulle bandiere: un po' come avviene in occasione delle Olimpiadi o dei Mondiali di calcio. Quel che in ogni caso è già stato deciso dal governo di Netanyahu è il nome in codice che contraddistinguerà il terzo viaggio di Obama a Gerusalemme, nonché il primo dalla sua rielezione: «The Unbreakable Alliance», l'alleanza indistruttibile. Il presidente Shimon Peres ha inoltre annunciato che a Barack Obama sarà conferita la «Medal of Distinction», la massima onorificenza dello Stato di Israele: sarà il primo presidente americano a riceverla. E come un segno di apertura a Obama da parte di Netanyahu può essere letto anche l'annuncio che la centrista Tzipi Livni farà parte del prossimo governo come ministro della Giustizia, con la speciale delega a seguire i negoziati di pace con i palestinesi.
A essersi invece, pian piano sgretolato, è il programma inizialmente predisposto per intrattenere Obama, che si fermerà soltanto 48 ore, delle quali 43 a Gerusalemme e 5 a Ramallah, in Cisgiordania, sede del parlamento palestinese. Gli organizzatori avevano pensato di fargli visitare il Mare di Galilea e l'ex fortezza di Masada, non lontano dal Mar Morto, teatro dell'epica resistenza ebraica all'assedio dell'esercito romano, nel primo secolo dopo Cristo, e della tragica conclusione in un suicidio di massa degli assediati.
Ma la fitta agenda di appuntamenti tra l'infrangibile alleato e i suoi interlocutori israeliani e palestinesi non lascia spazio a escursioni turistiche. Tra pranzi, cene e riunioni resterà appena il tempo per le visite protocollari allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto, e al Monte Herzl, il pantheon intitolato a Teodoro Herzl, fondatore del Movimento sionista.
Al meticoloso controllo dei responsabili del cerimoniale israeliano, sfuggirà soltanto un aspetto della missione statunitense, ma tutt'altro che un dettaglio secondario: il discorso pubblico di Obama. Si sa che il presidente degli Stati Uniti vorrebbe un auditorio giovane, composto da studenti, ma sembra che la Casa Bianca non abbia ancora stabilito quali e dove. Probabilmente questi sono gli ultimi particolari all'ordine del giorno della trasferta del consigliere nazionale per la sicurezza, incaricato da Netanyahu, Ya'akov Amidror, in partenza per Washington nei prossimi giorni.
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