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Ugo Volli
Cartoline
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Fantascienza ? Mica tanto 17/02/2013
 

Fantascienza ? Mica tanto
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici, 

ho fatto un sogno. Un sogno bellissimo, anche se a tratti non chiarissimo. Bellissimo. Ho sognato la pace, shalom, salaam, insomma avete capito, la pace in Medio Oriente. Ve lo racconto, per come me lo ricordo. In Israele finalmente arrivava un governo buono. Lo presiedeva qualche reduce dei governi degli anni Novanta, un socialista vero, uno di Meretz. Ne facevano parte, laburisti, tutta la sinistra, per la prima volta i partiti arabi. La prima decisione era di congelare le costruzioni nelle “colonie” e di sgomberare tutti gli “avamposti”. 

 Ne venivano fuori scontri molto duri, con parecchi morti fra gli ebrei che vi abitano. Ma non importa, il mondo giubilava, Obama era molto contento, le trattative sarebbero subito iniziate. Peccato che l'Anp chiedesse anche la liberazione di tutti i “detenuti politici” nelle carceri israeliane. Nonostante il lutto dei parenti delle vittime, il governo decideva che vabbè, sì, li liberava tutti. Entusiasmo a Ramallah, lanci di missili da Gaza, rapimenti di soldati israeliani al Nord da parte di Hezbollah. Il governo decideva di non rispondere, per non rovinare il processo di pace. Che era ancora bloccato, perché i palestinesi volevano la consegna dei generali e dei ministri della difesa del passato per processarli per crimini di guerra. Il governo rifiutava, ma alla fine ci si accordava per spedirli al tribunale internazionale dell'Aia. Avrebbero deciso loro, beninteso secondo il meglio e la giustizia. Si preparava una corte internazionale presieduta dal giudice Goldstone e composta dall'ex consulente dell'Onu Falk da giudici iraniani, venezuelani, libanesi. C'era anche un italiano, che aveva fatto il sindaco di Napoli, tal De Magistris, senza dubbio molto neutrale, tant'è vero che aveva ospitato a suo tempo con tutti gli onori la flottiglia per Gaza. 

 Finalmente iniziavano le trattative. L'anp chiedeva il rientro dei rifugiati e la sovranità integrale di tutti i territori oltre la linea verde, inclusa Gerusalemme vecchia e tutte le “colonie”. Da cui i “coloni” avrebbero avuto un mese di tempo per uscire. Come il grande presidente Abu Mazen aveva spesso dichiarato, la Palestina doveva essere Judenrein. Obama premeva perché si facesse quel che era giusto e non si tornasse ai vecchi tempi di Netanyahu. Il governo buono decideva di dare immediatamente ai palestinesi tutta la Giudea e la Samaria con esclusione dei grandi blocchi di insediamenti, su cui si sarebbe discusso in seguito. L'autorità palestinese incominciava a sgomberare con la forza i piccoli insediamenti, inclusi quelli sul Giordano. L'esercito israeliano si era ritirato e assisteva senza intervenire ai combattimenti fra i “coloni” e la polizia palestinese, nel frattempo armata con mezzi pesanti dalla Russia e dalla Cina. Ci furono parecchie migliaia di morti, ma alla fine i buoni palestinesi riuscivano a ripulire dagli ebrei il loro territori. L'Europa acclamava ammirata a questa realizzazione, che neanche Hitler era riuscito a completare. La Chiesa pregava per la pace. L'Iran minacciava di usare la sua bomba atomica in caso di reazione israeliana, ma purtroppo o per fortuna era troppo impegnato a difendersi da una guerriglia sunnita per occupare una parte attiva

 
Nel frattempo si verificavano altri eventi. L'Onu imponeva a Israele di consegnare tutte le armi nucleari,  pena un embargo totale. La Turchia di conseguenza imponeva il blocco navale a Israele. Obama dichiarava che avrebbe certamente sempre difeso Israele, ma per il momento era troppo occupato a risolvere i suoi problemi interni e faceva sapere che se ne sarebbe occupato appena possibile, fra un anno o due. Le trattative coi palestinesi erano arenate sulla richiesta del rientro di tutti i rifugiati nel territorio israeliano. I costi dei biglietti aerei per uscire da Israele erano saliti alle stelle, anche perché in appoggio all'esercito palestinese (ex polizia) erano arrivati i guerriglieri islamici reduci dalla Siria, che dalle alture della Samaria bombardavano regolarmente l'areoporto e anche Tel Aviv, dove avevano abbattuto anche un paio di grattacieli, “come vendetta per la diffamazione delle Twin Towers”. Del resto sulla città arrivavano anche i razzi da Gaza.  Al Nord, l'esercito della Nuova Siria libera aveva riconquistato senza colpo ferire il Golan e bombardava Tiberiade e la Galilea. Obama faceva appello al senso di moderazione del governo israeliano, che era ben deciso a non passare dalla parte del torto usando forze sproporzionate. In Europa i sindacati e i partiti della sinistra tenevano grandi manifestazioni per la pace; ma la testa era delle organizzazioni islamiche, che inneggiavano alla vittoria dell'Islam. I più pacifisti fra gli europei riprendevano uno slogan lanciato qualche anno prima da alcuni deputati socialisti olandesi (o belgi, nel sogno non ricordavo): Hamas, Hamas, ebrei al gas. In effetti Hamas prendeva il potere anche a Ramallah e si metteva decisamente alla testa della rivoluzione islamica che doveva liberare definitivamente la Palestina e la lotta si estendeva anche a Sud, con un esercito egiziano che entrava nel Negev.  

 
Fin qui la parte pacifica del sogno. Poi sono arrivate delle storie più complicate, che non ricordo bene. Credo che ci sia stata una riscossa dei cattivi alla Knesset, dopo che un bombardamento sbagliato (o no?) aveva fatto fuori quell'Allende israeliano, il presidente del consiglio di sinistra che aveva provocato tutta questa meravigliosa storia di pace. Insomma, gli israeliani hanno incominciato, pensate un po', a volersi difendere, e a quel punto la pace è finita e purtroppo il mio sogno anche. Non so come questa storia sia finita, perché i sogni non sognati nessuno li conosce. Non posso trarne una morale. Voglio solo dire: che bel sogno è la pace, com'è semplice e facile sognarla: una colomba, una bandiera arcobaleno e via: tutti vivremo più felici e più buoni. Anzi più felici perché più buoni.

 

 Ugo Volli 


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