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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.02.2013 B XVI non era amico di Israele e degli ebrei
Commento di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 febbraio 2013
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «B XVI non era amico di Israele e degli ebrei»

B XVI non era amico di Israele e degli ebrei
Commento di Giulio Meotti

 (Traduzione di Yehudit Weisz)

 http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12859#.URnqIHy9KSM

B XVI mentre legge in latino le dimissioni               Giulio Meotti

Se si leggono i documenti, l’immagine che ne esce non è quella rosea che Israele ha descritto dopo aver saputo delle dimissioni del Papa.
Benedetto XVI ha appena rassegnato le sue dimissioni e il rabbino capo d’Israele ha già fatto un encomio al Pontefice per le relazioni intessute con lo Stato di Israele e il popolo ebraico.
E’ vero il contrario.

Il Papa non è stato un amico del popolo ebraico e ha sostenuto la più importante fonte mondiale di antisemitismo: quella palestinese. Ne abbiamo avuto la prova nel 2009, quando il Papa visitò Israele e fu a stretto contatto con gli israeliani. Le autorità vaticane evitavano di chiamare lo “Stato di Israele”,  preferivano usare il termine generico di “Terra Santa”. Il Papa presentò gli arabi come “vittime” e gli israeliani come “oppressori”. Era chiaro dai discorsi del Papa a Betlemme e dintorni, che l’atteggiamento cattolico nei confronti del popolo ebraico era rimasto invariato dai tempi della seconda guerra mondiale.

Benedetto XVI definì gli arabi palestinesi “ il popolo che ha sofferto così tanto”, inoltre disse al Presidente Mahmoud Abbas: “La Santa Sede appoggia il diritto del vostro popolo ad una patria palestinese sovrana nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente garantiti”. Dopo aver espresso un chiaro sostegno allo stato palestinese, il Papa ha aggiunto che “E’ naturale che i palestinesi, come ogni altro popolo, abbiano diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all’istruzione e all’assistenza sanitaria”, lasciando intendere che gli israeliani non consentono ai palestinesi di sposarsi e di avere accesso al lavoro, all’istruzione, e alla sanità pubblica.
E’ vero il contrario.

Papa Benedetto XVI non ha condannato il terrorismo arabo, ha lanciato  invece un appello ai giovani: “Abbiate il coraggio di resistere a qualsiasi tentazione che possiate provare a ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo”. Queste sue parole “tentazione del terrorismo” nell’affermazione del Vaticano alludevano alla politica di Israele come radice del terrorismo palestinese, mentre la verità è esattamente l’opposto.
Il messaggio di Papa Benedetto XVI al villaggio di Al Ajda, vicino a Betlemme, secondo Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme, aveva lo scopo di simboleggiare la rivendicazione araba del “diritto al ritorno”.

Benedetto XVI aveva attaccato la barriera di sicurezza israeliana dicendo che “è tragico vedere che anche oggi vengono eretti dei muri” e poi aveva aggiunto che “i muri possono essere abbattuti”, un chiaro incitamento alla violenza.

Il Papa ha presentato Israele come responsabile dell’ “ allarmante diminuzione della popolazione cristiana in Medio Oriente, incluso Israele, attraverso l’emigrazione”. Non solo l’accusa del Papa non è avvalorata dai fatti, ma ignora il grande piano arabo-islamico per eliminare dal Medio Oriente ogni presenza cristiana.

Papa Benedetto XVI ha proclamato Israele la “terra degli antenati” per il popolo palestinese e lo Stato di Israele come se fosse  nato dalla Shoah, di fronte a un vero popolo, formato da indigeni e nativi, eredi dell’antico Israele. Questa è stata la cornice dell’intero discorso di Benedetto: la pietà sulla Shoah per il popolo ebraico e la sovranità politica per gli arabi.

Perché il Papa aveva visitato un campo di rifugiati, se non per legittimare la propaganda palestinese? Nel suo discorso nei territori palestinesi, Benedetto XVI ha detto: “Possa Egli benedire con la pace il popolo palestinese!”. E ad al Ajda: “Che Dio benedica il suo popolo con la pace!”. Nella Piazza della Mangiatoia: “Voi, popolo eletto da Dio a Betlemme”. E rivolto al Presidente palestinese Abbas: “Invoco su tutto il popolo palestinese la benedizione e la protezione del vostro Padre celeste”. Purtroppo, non abbiamo sentito le stesse benedizioni al popolo d’Israele.

 Le parole di Papa Benedetto contenevano quindi un incoraggiamento alla violenza. Approvando il “diritto al ritorno” dei profughi, il Papa chiedeva di fatto la scomparsa dello Stato di Israele. Ha espresso poi la sua “solidarietà a tutti i palestinesi che non hanno casa, e che aspettano di tornare nella loro patria”. Questo è il modo migliore per sostenere i palestinesi nel loro piano di cancellare lo Stato ebraico.

 E dove trovare parole di pace nella condanna del papa per il “muro”? Ecco le sue parole: “Ho visto il muro che penetra nei vostri territori, separando i vicini e dividendo le famiglie. Anche se i muri possono essere costruiti con facilità, sappiamo che non durano per sempre”. Il Papa si era forse dimenticato che prima della barriera di sicurezza il terrorismo palestinese imperversava nelle città israeliane, provocando il massacro di più di 2.000 ebrei ? Perché il Papa ha definito l’incapacità di commettere atti terroristici come “coraggiosa”, se non per presumere implicitamente la comprensione di una tale “tentazione”?
Il Papa ha detto ai palestinesi: “Abbiate il coraggio di resistere a ogni tentazione che possiate provare a ricorrere alla violenza o al terrorismo”.

 Per condannare il blocco di Gaza, il Papa ha mostrato la stessa memoria selettiva: “l’embargo deve essere tolto al più presto”. Non una parola su Hamas e i 15.000 razzi chehanno colpito Israele da Gaza, dopo l’abbandono e la distruzione di Gush Katif nel 2005.
Inoltre il Papa ha fatto ricorso alla teologia antiebraica quando ha detto “ho visto con angoscia la situazione dei rifugiati che, come la Sacra Famiglia, sono stati obbligati a lasciare le loro case”, un richiamo al Vangelo di Matteo (2,13): ‘Alzati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto .... Resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo’. Se gli israeliani sono come Erode, i palestinesi sono la versione moderna di Gesù?

L’ultima decisione politica più importante del Papa è stata quella di concedere un’udienza a Mahmoud Abbas, da . Il Vaticano  palese significato politico, accettando dal leader palestinese in dono un mosaico della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, con la scritta “offerto dal Presidente dello Stato di Palestina”. Pochi giorni dopo, i documenti ufficiali del Papa hanno iniziato a citare lo “Stato di Palestina”.

In questi giorni rivoluzionari per la Chiesa cattolica, il popolo ebraico d’Israele non ha perduto un amico. Ha perduto un avversario.

 Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”-  i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate. 


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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