Egitto: economia a picco 'grazie' ai Fratelli Musulmani commento di Luigi De Biase
Testata: Il Foglio Data: 15 febbraio 2013 Pagina: 3 Autore: Luigi De Biase Titolo: «I Fratelli musulmani al Cairo temono Moody’s più delle piazze»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/02/2013, a pag. 3, l'articolo di Luigi De Biase dal titolo "I Fratelli musulmani al Cairo temono Moody’s più delle piazze".
Luigi De Biase
Mohamed Morsi
Roma. Le agenzie di rating e le banche internazionali sono il pericolo più grande e imminente per il governo del Cairo. Due giorni fa Moody’s ha tagliato per la quinta volta consecutiva il giudizio sul debito sovrano dell’Egitto, che ora è sceso al livello B3, lo stesso di Ucraina, Argentina e Nicaragua. Come se non bastasse, la società di New York ha fatto sapere che è pronta a un altro downgrade nei prossimi mesi, e questa è una pessima notizia per il presidente, Mohammed Morsi, e per i suoi ministri. La Borsa ha lasciato lo 0,4 per cento nella seduta di mercoledì, una perdita piuttosto contenuta, segno che il parere di Moody’s era ampiamente atteso: sulla decisione dell’agenzia pesa soprattutto l’instabilità politica che segna il paese dalla primavera del 2011, quando è cominciata la rivolta contro l’ex presidente Hosni Mubarak. In questi mesi il potere è passato dai militari al governo dei Fratelli musulmani, nelle piazze del Cairo, di Suez e di Alessandria ci sono stati scioperi, libere elezioni e nuove proteste: secondo gli analisti americani, insomma, gli scossoni della democrazia sono un cattivo segnale per la finanza pubblica. L’incertezza sul futuro dell’Egitto complica anche i rapporti fra il governo e il Fondo monetario internazionale (Fmi), che dovrebbe concedere al paese un prestito di 4,8 miliardi di dollari. Il premier egiziano, Hisham Kandil, ha detto ieri che gli ufficiali del Fmi dovrebbero arrivare al Cairo “entro la fine del mese” per discutere il pacchetto di aiuti, ma non è sembrato ottimista quando gli hanno domandato se i soldi arriveranno oppure no. “Abbiamo un disperato bisogno di quel denaro, ma c’è bisogno che le strade si calmino, che gli egiziani abbiano pazienza e che i nostri cittadini lavorino duramente”. Le analisi di Moody’s non hanno un legame diretto con le decisioni del Fmi, ma è chiaro che i due fattori, combinati insieme, costituiscono un pericolo serio per Morsi: sul palazzo del presidente si prepara una “tempesta perfetta” di carattere finanziario che rischia di danneggiare il suo potere più di quanto potrebbero le manifestazioni dei liberali e il pericolo del terrorismo. L’ultimo, grosso problema dell’economia egiziana è legato agli investimenti stranieri, che sfiorano ormai lo zero assoluto: soltanto il Qatar sembra disposto a puntare sul paese, a dicembre ha assegnato al Cairo un finanziamento di due miliardi di dollari, ma questa decisione ha a che fare molto con la politica e poco con l’economia. Ora il pericolo del collasso sta spingendo Morsi e i suoi uomini a una vera caccia agli investitori: i primi nomi sulle loro liste sono proprio quelli dei tycoon egiziani che sono fuggiti all’estero quando Mubarak è finito agli arresti nella sua grande villa di Sharm el Sheikh. Fra questi ci sono il banchiere Yassin Mansour e il magnate del turismo Hamed el Chiaty, che si trovano a Londra ormai da un paio d’anni in attesa di capire che cosa accadrà al Cairo. Nei giorni scorsi la banca CI Capital ha organizzato una grande conferenza nella City per convincere Mansour e gli altri a tornare in patria, come ha raccontato Bloomberg Businessweek, e al tavolo c’erano anche il ministro degli Investimenti, Osama Saleh, e il governatore della Banca centrale, Hisham Ramez. Molti credono che il piano di Morsi sia sin troppo ambizioso: “Mubarak e i tycoon che gli stavano accanto erano veri uomini d’affari e capivano che cosa fosse l’economia – dice Samir Radwan, che è stato ministro delle Finanze per un breve periodo, nelle prime settimane della rivoluzione – Morsi e i suoi non hanno la minima idea su come portare il paese fuori dalla crisi”. Il governatore Ramez ha rischiato di morire proprio due giorni fa, quando un commando di uomini armati ha attaccato la sua auto e ha ucciso una guardia del corpo. Se questo è l’umore al Cairo, figurarsi che cosa si dice negli ascensori di Moody’s.
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