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Il Foglio Rassegna Stampa
13.02.2013 Nord Corea e la Bomba: si sveglierà Obama ?
Analisi di Matteo Matzuzzi

Testata: Il Foglio
Data: 13 febbraio 2013
Pagina: 4
Autore: Matteo Matzuzzi
Titolo: «Kim Jong-un non scherza più, le bombe nordcoreane scoppiano davvero»

Sul FOGLIO di oggi, 13/02/2013, a pag.4, con il titolo "Kim Jong-un non scherza più, le bombe nordcoreane scoppiano davvero", Matteo Matzuzzi racconta il pericolo della Corea del Nord, alleata dell'Iran, nel suo divenire potenza nucleare. Come reagiranno gli Stati Uniti ?

Kim Jong-un, 30 anni è già criminale

Roma. Quando mancavano pochi minuti al mezzogiorno di ieri (erano quasi le quattro del mattino in Italia), la Corea del nord effettuava il suo terzo esperimento nucleare. E’ bastato poco perché le strumentazioni giapponesi, sudcoreane e americane registrassero un sisma di magnitudo 5.1 gradi sulla scala Richter, che da Washington definivano “artificiale”. Tre ore dopo, anche da Pyongyang confermavano tutto: sì, era una bomba. Un esperimento “perfettamente riuscito”, andato talmente bene che “non ha avuto neppure impatti negativi sull’ambiente circostante”, ha sottolineato in una nota l’agenzia ufficiale Kcna. L’ordigno è stato fatto esplodere a Punggye-ri, un tunnel posto a un chilometro di profondità non distante dal sito usato per i precedenti test. Il potenziale, secondo analisti di Seul, era di 6-7 chilotoni, niente di straordinario ma più forte rispetto ai test del 2006 (meno di un chilotone) e 2009 (tra due e sei). La Corea del nord non scherza, i progressi ci sono, e le provocazioni nei confronti della comunità internazionale diventano sempre più numerose e pericolose. Lo sa bene Barack Obama, che ha chiesto una “rapida e credibile risposta” al test nucleare, confermando che gli Stati Uniti non indietreggiano e rimangono accanto agli alleati in Asia. Il test nucleare non è una sorpresa. Il regime l’aveva annunciato a fine gennaio, quando l’Onu impose nuove sanzioni per il lancio – riuscito – del missile (con satellite incorporato) spedito nello spazio il 12 dicembre scorso. “La faremo pagare ai nemici americani”, avevano promesso a Pyongyang. E così è stato, proprio nel giorno in cui a Washington Obama preparava il discorso sullo stato dell’Unione. E’ finita l’epoca degli annunci roboanti che puntuali arrivavano dai palazzi del potere nordcoreani: ora alle minacce seguono i fatti. Kim Jong-il è morto, i flop dei suoi esperimenti sono dimenticati. I missili partono davvero, i satelliti – almeno per un po’ – orbitano nello spazio, le bombe atomiche esplodono e fanno rumore. I servizi di Seul dicono che un quarto test, ancora più forte, potrebbe essere imminente. Nel dubbio, la Corea del sud rimane in stato d’allerta per le mosse dell’ingombrante vicino. “Nessuno poteva pensare, un anno fa, che il giovane eader, Kim Jong-un, riuscisse a rafforzare in questo modo la sua posizione”, spiega all’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap l’analista britannico Charles Vyvyan, autorità nel campo delle scienze strategiche. “Kim Jong-un si è impegnato, si è fatto conoscere dal popolo, ha dimostrato di essere un leader indipendente e deciso, con un volto umano e una moglie attraente. Ha sottolineato la necessità di una rinascita economica e, in una certa misura, ha liberalizzato il mercato interno”, aggiunge Vyvyan. E’ stato sottovalutato, il giovane capo dello stato, capitato un po’ per caso a guidare la Repubblica più inaccessibile del mondo. Lo prendevano in giro, dicevano che era un alcolista, che i generali ricoperti i medaglie sul petto l’avrebbero soffocato e ben presto neutralizzato. Uno con quel cappottone nero e quella stazza faceva pensare a un personaggio dei cartoni animati, più che a un severo condottiero in lotta contro il mondo intero. E poi, con quel taglio di capelli démodé per assomigliare al nonno padre della Patria Kim Il-sung, sembrava una caricatura destinata a fare in breve una brutta fine. Invece è stato lui, tra uno spettacolo di Topolino e l’altro, a mettere alla porta generali che fino a poco tempo prima erano potenti e indiscussi. Ed è stato lui a decidere di prendere in mano il dossier nucleare in modo serio, tanto da mandare su tutte le furie anche la Cina, storico alleato e protettore di Pyongyang. A Kim Jong-un, al momento, non interessa troppo ciò che pensano a Pechino, anche se da lì continuano ad arrivare elettricità, farmaci e derrate alimentari: lui va per la sua strada, pensa a riforme agricole, si interessa alle mappe di Google, minaccia i nemici e accelera con i razzi da mandare nello spazio. Non è solo, il leader trentenne, se è vero che al suo fianco c’è l’Iran degli ayatollah, pronti a consegnare all’alleato materiale, conoscenze tecniche e istruttori per mettere in pratica i suoi piani, compreso l’arricchimento dell’uranio. Le sanzioni continuano ad arrivare, ma non fanno così paura: servono solo a Kim Jongun per rafforzarsi ulteriormente, per dire al popolo che ancora una volta è l’occidente a voler schiacciare e affamare la Corea.

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