Sul FOGLIO di oggi, 13/02/2013, a pag.4, con il titolo " Ora i cristiani fuggono dalla Libia", Giulio Meotti racconta la fuga dei cristiani dalla Libia, un paese ormai sotto il dominio del fondamentalismo islamico. Chissà se i laudatores del 'risveglio arabo', trombettieri delle utopistiche 'primavere arabe', faranno mai 'mea culpa' per la loro cecità ? Sono tanti, la maggior parte degli 'esperti mediorientali' che scrivono sui nostri giornali.
Da notare il silenzio della stampa cattolica.
Giulio Meotti A Malta, in fuga dalla Libia
Roma. “I cristiani sono cacciati dalla Libia dai fondamentalisti islamici”. La denuncia arriva dalla personalità cattolica di più alto grado nel paese, Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. “Due comunità religiose lasciano la Cirenaica dopo aver subìto pressioni dai fondamentalisti. La situazione è critica”. Il vicario apostolico di Bengasi è stato avvertito di lasciare la chiesa, pena la morte. Da Derna è già fuggita la congregazione della Sacra famiglia di Spoleto, che si trovava nella città da quasi cento anni. Dominique Rézeau, sacerdote cattolico fra i più in vista in Libia, ha dichiarato all’agenzia Fides che “su centomila cristiani che vivevano in Libia prima della rivoluzione ne sono rimasti solo qualche migliaio”. Aumentano gli attentati. All’inizio di gennaio una bomba ha ucciso due fedeli cristiani a Misurata. Le organizzazioni non governative stanno lanciando l’allarme. Nella classifica di Open Doors, un’organizzazione dei diritti umani che ha sede negli Stati Uniti e che compila da qualche anno una speciale World Watch List, un elenco-osservatorio della situazione relativa alla libertà religiosa nel mondo, la Libia passa dalla 26esima posizione alla 17esima. Ron Boyd MacMillan di Open Doors ha dichiarato che “la primavera araba si è trasformata in un inverno islamico per i cristiani del medio oriente. In ogni paese dove il regime precedente è stato deposto, come Tunisia, Libia ed Egitto, l’islam mette pressione sulla minoranza cristiana”. Così, oltre all’ascesa della Libia, la Tunisia è passata dal 35esimo al 30esimo posto, la Siria ha guadagnato oltre venti posizioni piazzandosi all’undicesima posizione, mentre l’Egitto dei Fratelli musulmani migliora collocandosi 25esimo (nel 2012 era 15esimo). Stando a un nuovo rapporto del Pew Forum, uno dei maggiori istituti di ricerca internazionali, soltanto lo 0,6 per cento di cristiani vive oggi in medio oriente. I cristiani erano il novantacinque per cento della popolazione mediorientale nel VII secolo, il venti per cento nel 1945, il quattro per cento oggi e nel 2020 si dimezzeranno ancora se il trend verrà confermato. I cristiani stanno scomparendo dalla loro terra di origine. Lo conferma anche un rapporto del think tank britannico Civitas, che ha analizzato i flussi migratori dai paesi della regione. “I cristiani lasceranno il medio oriente”, ha detto due giorni fa la direttrice della ong Aid to the Church in Need, Antonia Willemsen. Ieri era la stessa Radio Vaticana a riferire che “se all’inizio del secolo scorso i cristiani rappresentavano il venti per cento della popolazione, oggi, nei diversi paesi dell’area asiatica sud-occidentale, oscillano al massimo fino al dieci per cento”. Un cambiamento epocale per i paesi che i cristiani stanno abbandonando. “Più i cristiani lasciano il paese, più i cristiani diventano un’esigua minoranza, più alcuni principi della modernità, come ad esempio i diritti umani, vengono a cadere”, denuncia il gesuita egiziano Samit Khalil Samir, esperto di questioni mediorientali. Chiede il patriarca iracheno Louis Sako: “Ci sarà un futuro per i cristiani in medio oriente?”. I numeri per adesso sembrano dire di no.
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