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Basso impero Cari amici, non so se avete letto l'articolo importante di Mordechai Kedar pubblicato ieri da Informazione Corretta su come gli Stati Uniti si stiano mettendo sullo stesso percorso di Eurabia, con in più quell'ossessione del politically correct che caratterizza la cultura americana (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=48043). Vi consiglio di farlo, perché è chiarissimo e riguarda una questione decisiva.
Seguendo la cronaca, di questa tendenza si vedono gli effetti, davvero inquietanti. Il problema è la presidenza americana, naturalmente, la scelta che gli americani hanno fatto di confermare alla presidenza un uomo come Obama, con le sue convinzioni e il progetto. Intorno alla presidenza si vede un clima da basso impero. Chi mai per esempio avrebbe potuto pensare anche con i peggiori presidenti tipo Carter, che al candidato segretario alla difesa, il ministro che dovrà per i prossima quattro anni amministrare il potere militare degli Usa, si attribuissero non solo sentimenti antisraeliani e di resa verso l'armamento iraniano, per non parlare della sua omofobia, ma addirittura finanziamenti ricevuti da un'associazione di "amici di Hamas" (http://cowboybyte.com/18663/report-hagel-received-funds-from-group-called-friends-of-hamas/)? Non posso sapere se sia vero, ma questo si dice insistentemente su Chuck Hagel http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/165058#.URexJKWcPg4 . E i democratici, costretti dalla ragion di partito a fargli scudo durante le udienze al senato per la sua conferma, cercano di evitargli domande sui suoi finanziamenti.
Da basso impero è anche la storia della passività americana all'assalto del suo consolato a Bengasi in cui morì il suo ambasciatore in Libia, la prima vittima di questo livello dopo quarant'anni. Perché gli americani non reagirono, non mobilitarono le forze che pure avevano a disposizione in Sicilia e a Creta, per non parlare della Libia stessa? Hillary Clinton si è presa tutte le responsabilità, e per questo è diventata un'eroina per la stampa americana, ma cosa faceva il presidente americano in quelle ore? E' chiaro che era stato informato (http://www.thegatewaypundit.com/2012/09/obama-knew-about-benghazi-terror-attacks-three-hours-after-they-began-went-to-bed-video/), ma a quanto pare a un certo punto interruppe le comunicazioni e andò a dormire (http://lesfemmes-thetruth.blogspot.it/2012/10/obama-slept-while-benghazi-burned.html). E' strano, com'è strana tutta questa vicenda e il modo in cui è stata coperta.
Misterioso è anche il rapporto con la Siria. Sembra ci sia stato un contrasto fra tutto l'apparato americano (Pentagono, segretario di Stato, Cia, ecc.) e la Casa Bianca sull'armamento dei ribelli, nel senso che Obama da solo si oppose a un piano per sostenere i combattenti contro Assad, condiviso da Clinton, Panetta ecc. e riuscì a impedirlo (http://www.washingtonpost.com/world/national-security/pentagon-leaders-said-they-favored-arming-syrian-rebels/2013/02/07/aff3e10c-715a-11e2-b5f8-9a5465abcc30_story.html). Come sta impedendo da anni l'attacco alle istrallazioni nucleari iraniane, e ci sono voci israeliane che sostengono che il prossimo viaggio di Obama in Israele, il primo da presidente dopo quattro anni di assenza, mentre il nuovo governo israeliano non sarà ancora ben assestato e i nuovi ministri non si saranno ancora familiarizzati con i dossier aperti, non serva affatto a rilanciare i colloqui di pace con i palestinesi, che questi dopotutto non vogliono, ma per bloccare l'attacco israeliano nell'ultimo momento disponibile, prima che l'armamento nucleare diventi operativo (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=302768).
Questo è quel che sostengono fonti israeliane. Ma ci sono analisti che parlano di un "grande accordo", un "big bargain" (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12789#.URPSi2eyl-z) in corso fra l'amministrazione Obama e l'Iran, al di là degli attacchi, dei boicottaggi e della propaganda, che viene contrastato dall'aggressività sunnita in Iraq e in Siria (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12690#.URPQVWeyl-z).
Si potrebbe continuare. Essendo solo uno scrittore di cartoline, che non ha accesso a fonti segrete, non sono in grado di confermare neanche una di tutte queste voci. E però trovo significativo che circolino. C'è un diffuso scetticismo sulla missione americana, sullo schieramento degli Usa, sulla loro volontà di assumersi il ruolo, magari antipatico, ma essenziale, di difensori del loro ruolo nel mondo e dunque anche dei loro alleati, dello status quo, dell'equilibrio mondiale. Non so se questo sia vero, ma certamente quando gli imperi si ritirano, perdono la convinzione della loro identità e dopo poco crollano, quel che segue è molto peggio, l'anarchia e la legge della giungla. Accadde con Roma nel quinto secolo, con la Cina parecchie volte, con il crollo dell'impero coloniale britannico. Speriamo che non capiti anche a noi.
Ugo Volli |
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