I miei colleghi giornalisti diffondono l’antisemitismo
Analisi di Giulio Meotti
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12829
Giulio Meotti
In Europa I giornalisti hanno di nuovo toccato il fondo. Quel che colpisce nella vignetta del Sunday Times, raffigurante il leader israeliano Benjamin Netanyahu mentre costruisce un muro con malta rosso sangue? L’immagine ricorda la propaganda nazista antisemita? No, molti altri vignettisti hanno già diffamato gli ebrei in modo simile. Forse perchè la vignetta è stata pubblicata nel Giorno della Memoria? No, anche questo è già successo.
Quello che è scioccante e sorprendente è che il Times, di proprietà di Rupert Murdoch, che non è mai stato considerato parte del mondo mediatico anti-Israele, diffonda quel tipo di odio giudeo fobico-pornografico. Questo dimostra quanto la valanga di antisemitismo nel giornalismo europeo sia assai più vasta di quanto si immagini.
Tutti i più grandi giornali d’Europa oggi incolpano l’intero popolo israeliano, lanciando "accuse del sangue" a livello economico, religioso e politico; lo indicano fra gli obiettiviad uso deii terroristi arabi; paragonano Gaza a Guernica, Jenin a Katyn e la barriera di sicurezza al ghetto di Varsavia; reinventano la storia della Terra Santa per proclamare che la sovranità ebraica è un complotto scellerato.
Il quotidiano The Guardian ha pubblicato un editoriale dal titolo “Israele non ha il diritto di esistere” proprio quando i “martiri arabi” avevano iniziato a farsi esplodere nelle strade di Gerusalemme, Tel Aviv, Afula e Karnei Shomron. Prendiamo la più famosa rivista culturale europea, amata da accademici, diplomatici, intellettuali, la London Review of Books, pilastro della classe dirigente inglese . La rivista pubblica saggi scritti da Tom Paulin, un poeta irlandese che suggerisce di “ uccidere i coloni nati a Brooklyn”. Un altro autore che scrive sulla rivista è Rashid Khalidi, che aveva definito il terrorismo “resistenza legittima”.
Un giornale più moderato, The Telegraph, di recente ha pubblicato un articolo scritto dall’ex Ministro degli Esteri dell’OLP Nabeel Shaath, mentre l’inviato a Gerusalemme è Adrian Blomfield, i cui articoli sono sempre ostili a Israele.
Il terzo più grande quotidiano britannico, The Independent, si vanta di essere apertamente anti-Israele. In un articolo recente aveva titolato “Israele è il nuovo Sudafrica”. I giornalisti dell’ Economist , che hanno accesso alle fonti di informazioni sia a Washington che in Europa, hanno presentato il generoso piano del governo israeliano per la ri-sistemazione dei beduini nei centri urbani – pur criticata da molti israeliani come se si dovesse rinunciare al Negev - come parte di un programma ispirato da sciovinismo etnico. Una settimana dopo la strage terroristica della famiglia Fogel a Itamar, l’ Economist pubblicava una vignetta che paragonava la costruzione di 400 appartamenti negli insediamenti a Bashar el Assad, che sta massacrando il proprio popolo.
Il 7 ottobre del 2000, quando iniziarono gli attacchi terroristici contro luoghi pubblici e autobus israeliani, l’Economist scrisse che “Israele è un paese dove la popolazione si sente ad sopra di tutti, dall’intelligenza superiore. Ma deve smetterla di essere avido della terra altrui”.
In Francia, il prestigioso Le Monde, ha raggiunto livelli imbarazzanti di isterismo anti-israeliano. Nell’articolo “Israele-Palestina: il cancro”, lo stato di Israele e il popolo ebraico sono implicitamente paragonati alla Germania nazista e alla Russia zarista. Ma anche il settimanale Le Nouvel Observateur ha pubblicato un’ "accusa del sangue" orrenda. Ha scritto che i soldati israeliani stuprano le donne palestinesi, in modo che i loro parenti le dovranno poi uccidere per preservare l’onore della famiglia.
Il principale quotidiano svedese, Aftonbladet, di sinistra, ha accusato i soldati israeliani di rapire gli arabi-palestinesi per espiantarne gli organi. In un famoso editoriale su Aftenposten del 2006, sarcasticamente intitolato “Il popolo eletto di Dio”, Jostein Gaarder, autore del best-seller “Il mondo di Sofia”, ha scritto: “Non dobbiamo più riconoscere lo Stato di Israele, non crediamo nell’ idea del popolo eletto da Dio; presentare se stessi come popolo eletto da Dio non solo è stupido e arrogante, ma è un crimine contro l’umanità”.
Il principale quotidiano norvegese, Dagbladet, ha pubblicato una vignetta in cui il disegnatore Finn Graff ha raffigurato dei terroristi palestinesi, liberati in cambio di Gilad Shalit, provenienti da una prigione che recava l’insegna del lager di Buchenwald: “Jedem das Seine” (a ciascuno ciò che merita).
Anche i media italiani, stanno diventando sempre più anti-ebraici. Sergio Romano, ex ambasciatore e collaboratore editoriale del più importante quotidiano italiano, Il Corriere della Sera, ha definito Israele “una nazione guerrafondaia, imperialista e arrogante, bugiarda senza scrupoli”.
Barbara Spinelli, editorialista de La Repubblica, il quotidiano più letto in Italia, ha scritto che “Israele costituisce uno scandalo ... per il modo in cui la religione di Mosè si è instaurata nel nostro pianeta” e accusa gli ebrei della diaspora di avere una “doppia e contaddittoria lealtà: verso Israele e verso lo Stato cui appartengono e in cui votano”.
Nei Paesi Bassi, il quotidiano cristiano Trouw ha pubblicato un articolo in merito alle cure prenatali in Israele, dal titolo: “Il popolo eletto deve essere perfetto”. Molti commenti antisemiti si basano sul frainteso concetto degli ebrei quale “popolo eletto”. La Bibbia chiama “eletti” gli ebrei perché solo a loro è stato affidato il compito di osservare i 613 comandamenti della Torah, ma gli antisemiti vedono in tutto questo una forma di superiorità.
Christina Patterson ha attaccato gli ebrei in un editoriale sull’ Independent: “Non mi rendevo conto che l’acquisto da parte di un goy ptesse essere un crimine da punire con laconici monosillabi, o che i sedili degli autobus foessero una potenziale fonte di contaminazione, o che i segnali stradali, e le restrizioni di spazi nei parcheggi, valessero solo per coloro che non sono stati eletti da Dio”.
Il più diffuso quotidiano spagnolo, El Mundo ha pubblicato un pezzo del giornalista Antonio Gala, dal titolo “Il popolo eletto”, che incolpava gli ebrei di “avidità” e “disprezzo per gli altri popoli”, quale causa della persecuzione degli ebrei nel corso della storia. Facendo riferimento a Israele, El Mundo ha scritto: “Se non porrà fine all’avarizia e ai falsi valori, il popolo ebraico perirà ancora una volta”. Il 20 aprile del 2003, uno dei principali quotidiani spagnoli, La Razon, ha pubblicato un articolo dal titolo “Il radice del problema sta nel nome Israele”.
I miei colleghi giornalisti sono i migliori propagandisti dell’anti-semitismo palestinese e islamico. I giornali europei sono malati, perversi e vogliono cannibalizzare gli ebrei.
Personalmente sono fiero di non appartenere a questo club mefitico.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”- i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.