lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
06.02.2013 Caso Abu Omar: solo l'Italia processa chi collabora con la CIA contro il terrorismo
commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 06 febbraio 2013
Pagina: 3
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Poi si scoprì che i paesi pacifisti d’Europa deportavano terroristi»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 06/02/2013, a pag. 3, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Poi si scoprì che i paesi pacifisti d’Europa deportavano terroristi".


Giulio Meotti            il terrorista Abu Omar

Roma. Un rapporto del Parlamento europeo dello scorso settembre aveva definito le rendition – lo strumento clandestino utilizzato per il sequestro e il trasferimento di presunti terroristi in paesi terzi – “la più grande violazione dei diritti umani avvenuta in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale”, quasi peggio di Srebrenica. Non la pensavano così governi europei – di destra e di sinistra – che dopo l’11 settembre 2001 alle rendition della Cia avevano collaborato, anche se due dei paesi che pure avevano preso parte alla “guerra del terrore” e all’invasione dell’Iraq, Italia e Regno Unito, non si erano dimostrati particolarmente generosi con Washington. A ospitare, pianificare e favorire i voli segreti della Cia furono proprio i più grandi paesi ufficialmente “pacifisti” d’Europa. Sono le “consegne speciali”: si arresta o si rapisce un terrorista in un paese e lo si trasferisce in un secondo dove subisce le cosiddette “tecniche rafforzate di interrogatorio” (enhanced interrogation techniques). Dai maggiori aeroporti europei è transitato un numero impressionante e imprecisato di affiliati (o presunti tali) ad al Qaida, con destinazione finale spesso Guantanamo. Il totale ammonta a centotrenta detenuti, di cui trenta di “altissimo livello”, come Khalid Sheikh Mohammed, la mente degli attacchi dell’11 settembre. A rivelarlo è un rapporto di 213 pagine dell’Open Society Justice Initiative di New York, il centro che monitora i diritti umani nel mondo e che fa capo al milionario liberal americano George Soros. Nell’elenco dei paesi (in tutto sono cinquantaquattro) che hanno collaborato con la Cia ci sono Svezia, Spagna, Germania, Austria, Portogallo, Belgio, Finlandia, Irlanda, Islanda e Danimarca. Si dice che la Cia ha effettuato “più di mille voli segreti” sui cieli e in territorio europeo. L’Europa guida infatti questa classifica con 25 paesi, seguita dall’Asia (14) e dall’Africa (13). Qualcosa di simile era già emerso nel 2006 con il rapporto del senatore liberale svizzero Dick Marty, incaricato dal Consiglio d’Europa di svolgere un’indagine sui voli della Cia. Ma soltanto adesso un rapporto dettagliato e circostanziato fa luce sulla responsabilità di tutti i paesi europei nel favorire il programma (che passano inoltre da 14 a 25). Il report americano sui voli segreti rivela che persino Siria e Iran – che l’Amministrazione Bush avrebbe inserito nell’“asse del male” – favorirono il programma di voli speciali (Teheran vi avrebbe partecipato subito dopo l’invasione americana dell’Afghanistan). Due giorni fa il sostituto procuratore generale di Milano, Pietro de Petris, ha chiesto una condanna a dodici anni di reclusione per l’ex capo del Sismi Nicolò Pollari e a dieci per il suo vice, Marco Mancini, proprio per una rendition ai danni dell’imam egiziano Abu Omar. Nel rapporto del centro Soros si cita l’Italia come “l’unico paese che abbia finora condannato in tribunale agenti della Cia per i programmi clandestini”.

 “Cia Black Site, Gdansk, Poland”

 L’istituzione di questa rete carceraria globale, perno della guerra non convenzionale al terrorismo, risale alle settimane seguenti l’attacco alle Torri gemelle (fu autorizzata da George W. Bush il 17 settembre 2001). Ma anche l’Amministrazione Obama per arrivare a Osama bin Laden si è servita delle rendition, delle prigioni segrete della Cia, delle “tecniche intensificate di interrogatorio”, di Guantanamo e del programma segreto di intercettazioni estere della National Security Agency. La Svezia, che si vanta di essere una “superpotenza morale” e il paese simbolo delle lotte pacifiste e per i migranti, “ha catturato individui, li ha trasferiti alla Cia e ha permesso l’uso del suo spazio aereo”. Molti i casi, come quelli di Ahmed Agiza e Mohammed al Zery, due egiziani che cercavano asilo a Stoccolma e che le autorità svedesi hanno passato alla Cia per poi essere trasferiti al Cairo, dove sarebbero stati torturati (secondo le ong che hanno seguito il loro caso). La Spagna di José Luis Zapatero ha permesso l’uso dei suoi aeroporti, ma anche il Belgio, che si vanta di avere una “giurisdizione universale” che persegue crimini di guerra anche commessi da cittadini stranieri, ha consentito di usare gli scali di Anversa e Bruxelles. Novantuno i voli passati dal Portogallo e accuse di “complicità attiva” sono rivolte soprattutto all’Austria. La Cia ha utilizzato a lungo anche l’aeroporto irlandese di Shannon per i suoi aerei (38 i voli speciali). Colpisce il caso della Finlandia, con 150 voli collegati alle rendition e che hanno fatto la spola fra la base militare americana di Bagram (Afghanistan) e Helsinki. Sessantasette i voli transitati dalla piccola Islanda. Sono avvenute almeno 437 missioni clandestine di velivoli dei servizi segreti statunitensi sul territorio della Germania, in quella che è già stata ribattezzata “Guantanamo Express”. L’altra sorpresa del rapporto sulle rendition è che non c’è Israele, da sempre sospettato di essere una base per le rendition. I servizi segreti giordani sarebbero stati per la Cia, infatti, un alleato più prezioso del vituperato Mossad. Diversi i gradi di collaborazione. Molti aeroporti europei sono serviti come “tappa”. Altri hanno fatto atterrare gli aerei segreti. Altri ancora hanno fatto di più, cioè hanno concesso alla Cia di ospitare le prigioni. Una sorgeva nei pressi della cittadina di Rudnikaj, in una base ex sovietica, a quaranta chilometri da Vilnius, Lituania. Un’altra si troverebbe in un quartiere residenziale del centro di Bucarest, in Romania. Ieri, infine, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ordinato alla Polonia di rendere pubblici i documenti su una delle prigioni segrete che la Cia gestiva in territorio polacco. E’ la stessa immortalata nel nuovo film di Kathryn Bigelow “Zero Dark Thirty”. Porta la dicitura di “Cia Black Site, Gdansk, Poland”.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT