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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.02.2013 Ahmadinejad in visita al Cairo
l'odio per Israele mette tutti d'accordo

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 febbraio 2013
Pagina: 14
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Ahmadinejad al Cairo. Trent'anni dopo»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/02/2013, a pag. 14, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo "Ahmadinejad al Cairo. Trent'anni dopo".


Mahmoud Ahmadinejad con Mohamed Morsi

Tappeto rosso, onori militari e baci sulle guance del raìs Mohammad Morsi in persona, ieri mattina all'areoporto del Cairo. E l'ospite tanto riverito, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, raggiante per quell'accoglienza impensabile solo qualche mese fa. La visita iniziata ieri in Egitto è infatti la prima di un leader della Repubblica Islamica da quando, nel 1980, le relazioni bilaterali furono interrotte in seguito alla rivoluzione khomeinista, all'ospitalità e poi ai funerali di Stato concessi allo Scià di Persia da Sadat, alla pace firmata da quest'ultimo con Israele. Un'altra première storica, lo scorso agosto, era stata la missione di Morsi a Teheran per il vertice dei Non allineati, primo capo di Stato egiziano a mettere piede in Iran da oltre 30 anni.
Ma come quell'evento ha poi mostrato, l'apparenza non è necessariamente sostanza. Ovvero, la dichiarata speranza di Teheran in una piena riconciliazione con il Cairo e la simmetrica paura del Golfo, di Israele e dell'Occidente che si crei un asse Egitto-Iran per ora sembrano infondate. Perché al di là dei baci e degli onori, il primo dei tre giorni cairoti di Ahmadinejad è stato un mezzo (se non intero) fallimento.
Nei 20 minuti di dialogo con Morsi, i due leader hanno discusso su «come migliorare i rapporti bilaterali e risolvere il conflitto siriano senza interventi militari». Gli esiti dell'incontro non si conoscono ma è improbabile che sia cambiato qualcosa dalle recenti posizioni. In Siria, l'Iran è schierato con Assad, l'Egitto ne chiede invece la testa. E già in agosto a Teheran Morsi aveva dichiarato pubblicamente di opporsi «a Damasco e a tutti i suoi sostenitori», mettendo in forte imbarazzo i padroni di casa. Il raìs del Cairo aveva poi offerto il pieno ripristino delle relazioni in cambio dell'abbandono di Assad, cosa mai avvenuta.
E non è solo questione di Siria. Per i Paesi del Golfo, insostituibili sponsor economici dell'Egitto, l'Iran è un nemico tout court, perché sciita e difensore di sciiti in tutto il Medio Oriente, perché insiste sul nucleare. «E la sicurezza del Golfo è una linea rossa che l'Egitto non supererà», ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri Mohammed Kamel Amr, relegando in secondo piano i rapporti con l'Iran.
Incassata la «lezione» di geopolitica, Ahmadinejad ne ha poi dovuta ascoltare una di teologia, altrettanto deludente per lui. Arrivato facendo il segno V di vittoria al colloquio con il Grande Imam di Al Azhar Ahmed Al Tayyeb, il presidente iraniano si è sentito dire che il più prestigioso centro mondiale dell'Islam sunnita «respinge in modo categorico ogni tentativo sciita di intromettersi nei Paesi sunniti, a partire dal nostro fratello Bahrein», e «condanna le discriminazioni dei sunniti in Iran». Non solo: «Avversiamo ogni tentativo di diffondere la fede sciita in Egitto», ha detto Al Tayyeb, in linea con il Fratelli musulmani e ancor più con i loro alleati salafiti. Ieri mattina la fondazione del partito islamico ultraconservatore Al Nur aveva intimato a Morsi di essere chiaro con Ahmadinejad nel ribadire l'appoggio dell'Egitto a tutte le nazioni sunnite e nel condannare il regime siriano e chi lo protegge. Se non bastasse, un cittadino siriano ha tentato di aggredire il presidente iraniano durante una visita alla moschea di Hussein, a pochi passi da Al Azhar.
E non che oggi e domani si annuncino molto migliori per il leader di Teheran. Al summit dell'Organizzazione della cooperazione islamica, i suoi 57 Paesi discuteranno soprattutto di Siria. E nella bozza del documento finale che già circola al Cairo tutta la responsabilità delle violenze è addossata al governo di Damasco e, ancora una volta, a chi lo sostiene. Non sarà facile per l'ospite illustre, baciato e onorato, difendere le posizioni di Teheran. Forse potrà consolarsi con il fatto di essere il primo leader iraniano arrivato sul Nilo da decenni. E con la prevista visita alle Piramidi.

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