" Multiculturalismo. Se essere islamici rende meno gravi i crimini commessi"
di Annalisa Robinson
Annalisa Robinson
La domanda sorge spontanea: una volta in tribunale, essere musulmani è un'attenuante? A quanto pare, in molti casi lo è. Ecco alcuni esempi.
Un ragazzo inglese che abbia raggiunto la maggiore età (17 anni) e abbia rapporti sessuali con una tredicenne va incontro a conseguenze penali; non avendo la ragazzina l'età del consenso, si parla di abuso di minore, che comporta una condanna da quattro a sette anni di detenzione.
Ha quindi fatto scalpore la storia del diciottenne di Birmingham Adil Rashid, che si è trovato in questa situazione con una tredicenne contattata tramite Facebook. Il giudice che si è occupato del caso ha deciso di risparmiargli la pena detentiva in quanto l'educazione da lui ricevuta non lo aveva messo al corrente delle leggi in vigore nel Paese, quindi del fatto che avere rapporti sessuali con una minorenne fosse illegale; anzi, nella scuola islamica da lui frequentata gli era stato insegnato che le donne sono senza valore. Naturalmente il nome della scuola non può essere rivelato, possibilmente per paura di rozze reazioni razziste.
A dire il vero il giudice ha tentato di obiettare che il ragazzo, che ha ammesso di essere al corrente dell'età della ragazzina, “deve aver saputo che quanto stava per fare era illegale, a meno che fosse abituato ad andare in giro con gli occhi chiusi”. Il difensore però ha descritto la scuola da lui frequentata come “una comunità chiusa”, cosi' come era praticamente segregata la sua vita all'interno della famiglia. E alla fine il giudice ha deciso, sulla base dei rapporti degli psicologi, che il diciottenne è “ingenuo e immaturo in fatto di cose sessuali”, “con poca esperienza di donne”, “passivo”, “poco assertivo”; per cui la detenzione, anche in una struttura per minori, potrebbe causargli “più danno che beneficio”.
Affermazioni che generano un po' di scetticismo; come se un diciottenne cattolico dichiarasse di sentire solo Radio Maria. Adil ha incontrato la ragazzina (o meglio, è stato “tentato da lei”) su Internet, scambiando messaggi via Facebook; i due sono poi passati agli sms e alle telefonate, il tutto nell'arco di un paio di mesi. Quindi, invece di invitarla a prendere un gelato al parco, l'ingenuo ragazzo ha prenotato una camera in un motel della catena Premier Inn a Nottingham (a 75 chilometri di distanza dalla sua città), dove si è recato portandosi dietro dei preservativi. Insomma, una certa idea del funzionamento del mondo, dei mezzi di comunicazione sociale, dei trasporti e degli anticoncezionali sembrava averla, come tutti i ragazzi della sua età.
La cosa che però ha fatto indignare molte persone è che agli psicologi il ragazzo ha detto che nella sua scuola islamica gli era stato sì insegnato che i rapporti sessuali prematrimoniali sono contrari ai precetti dell'Islam, ma anche che “le donne non hanno più valore di un lecca-lecca caduto per terra” (“no more worthy than a lollipop that has been dropped on the ground”).
E questo sembra molto più di “una forma insolita di educazione sessuale”, come si è diplomaticamente espresso il giudice. Sembra ragione sufficiente per chiedersi se anche la famiglia e la comunità di cui faceva parte condividessero queste idee. Sembra ragione sufficiente per mandare gli ispettori in visita alla scuola e istituire per lo meno dei corsi di cittadinanza: da Ministro dell'Educazione, in un Paese in cui il politicamente corretto raggiunge livelli di involontaria comicità, mi preoccuperebbe moltissimo che insegnanti preposti alla formazione dei giovani trasmettano idee del genere, e farei del mio meglio per combatterle (e combatterli) ufficialmente. E sembra anche una buonissima ragione di sdegno per femministe e movimenti antidiscriminazione, purtroppo più propensi a sfondare porte aperte che a rendersi conto delle attualissime sfide poste dal multiculturalismo. Invece nulla, nemmeno una Rosi Bindi locale in T-shirt con la scritta “Questa donna non è un lecca-lecca”.
Comunque in Gran Bretagna la disparità di trattamento fra culture da parte di giudici e commissioni varie non è cosa nuova.
Qualche mese fa un farmacista di St. Andrews, in Scozia, accusato di molestie a sfondo sessuale (un misto di contatto fisico e di frasi imbarazzanti) nei confronti di varie colleghe di lavoro, se l'era cavata con una semplice ammonizione da parte del suo ordine professionale: l'ordine riteneva improbabile che il suo comportamento avesse un contenuto veramente sessuale in quanto il farmacista proveniva “da un ambiente molto restrittivo, con poca vita sociale e nessun contatto al di fuori della sua comunità”, e “sapeva ben poco di come ci si dovrebbe comportare quando si lavora con dei colleghi”. Be', il rispetto reciproco è sempre una buona piattaforma di partenza. Si spera che i corsi di “dignità sul luogo di lavoro”, da lui seguiti per dimostrare buona volontà dopo gli episodi contestati, glielo abbiano insegnato.
Andando più indietro si ricorda il caso di quattro donne musulmane che nel 2011 avevano attaccato, in pieno centro di Leicester, una ragazza ventiduenne in attesa di un taxi, strappandole i capelli e urlando “Zoccola bianca”, “Ammazza la zoccola bianca” (“Kill the white slag”). Una volta immobile a terra l'avevano presa a calci, coprendola di ematomi. All'arrivo della polizia, le donne si erano dileguate, ma una di loro si era attardata – anzi, era ritornata sui suoi passi – per darle un'ultimo calcio alla testa.
Per un attacco del genere, ammesso dalle quattro donne in sede processuale, la pena massima comminabile è di cinque anni di detenzione. In questo caso c'erano anche connotazioni razziste, solitamente considerate un'aggravante di peso. Ma il giudice aveva deciso per la sospensione della pena detentiva (stabilita in sei mesi), in quanto, come sostenuto dalla difesa, le quattro erano “musulmane somale e come tali [sic] non abituate all'alcool”. Inoltre, le quattro avrebbero potuto percepire l'intervento del ragazzo della vittima in (legittima) difesa di quest'ultima come “uso irragionevole della forza”.
Le assalitrici, tutte parenti, non erano esattamente giovanissime: avevano 24 e 28 anni. Età a cui si dovrebbe essere in grado di distinguere tra bene e male, e se si è buoni mussulmani sapere che il Corano proibisce il consumo di alcool; infine, anche avere un'idea di come funzioni la legge nel Paese in cui si risiede. Ma forse le cugine sapevano benissimo che la legge in Gran Bretagna diventa flessibile quando i fattori etnici e religiosi entrano in gioco; soprattutto in città come Birmingham e Leicester, in cui la popolazione asiatica rappresenta rispettivemente il 20 e il 30% della popolazione totale. Un inglese che manda all'ospedale un altro inglese è un delinquente. Un inglese che manda all'ospedale un inglese di altra origine etnica (o persona di altra nazionalità ed etnia) è non solo delinquente ma pure razzista, e come tale da coprire di sdegno, disprezzo, e aggravanti. Un inglese di origini etniche non autoctone (o persona di altra nazionalità ed etnia) che mandi all'ospedale un inglese bianco, invece, lo fa per i suoi buoni motivi o con le sue buone scusanti, che vanno compresi se non del tutto accettati, e spesso lasciati impuniti. Questa forma di razzismo non fa altro che portare acqua al mulino dei partiti e dei movimenti xenofobi, e all'ostilità nei confronti degli immigrati in generale, asiatici e non.
Quello che disturba non sono le attenuanti in se'. E' l'uso improprio della religione e della cultura, l'Islam a corrente alternata, l'uso spregiudicato e a senso generalmente unico del concetto di multiculturalismo. Quando si tratta di fare i propri comodi, il fattore religioso viene allegramente ignorato: il ragazzo non dà troppo peso al fatto che i rapporti sessuali prematrimoniali siano assolutamente proibiti nell'Islam, a prescindere dal fatto che riguardino una fidanzata o una prostituta; le ragazze non si preoccupano affatto che il Corano consideri l'ubriachezza “opera di Satana”. Però l'Islam aiuta molto a gestire le conseguenze (e a scrollarsi di dosso la responsabilità) di quelli che sono indiscutibilmente comportamenti personali e comunitari (la scuola, le comunità chiuse) sbagliati.
Dà fastidio il fatto che fattori culturali antichi vengano invocati e anzi dati per scontati a difesa di gente che fuori dal mondo non è, anzi sembra molto a suo agio nella modernità: lungi dall'essere culturalmente segregato, il ragazzo usava Facebook e Internet, che presumibilmente avrà allargato i suoi orizzonti; aveva un cellulare, prenotava una camera d'albergo, prendeva il treno da solo, insomma faceva quello che fa un ragazzo qualsiasi. Il farmacista andava in palestra ed era orgoglioso dei suoi addominali, che faceva tastare alle colleghe. Le picchiatrici ultrasensibili all'alcool erano utenti entusiaste di Twitter. Una di esse aveva twittato ben tre volte all'uscita dal tribunale: “Felice felice felice!” “Voglio proprio uscire”, e “Oggi è stato proprio un gran giorno”.
Pensieri per la vittima, che oltre al trattamento ospedaliero aveva avuto anche bisogno di psicoterapia per attacchi di ansia e panico? Una delle imputate, rispondendo ai giornalisti, sembrava quasi annoiata: “Non è qualcosa di cui sono orgogliosa e di cui voglia parlare. Voglio solo essere lasciata in pace.” Scuse? “A chi, al pubblico? Non me ne frega proprio niente.”