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La Stampa Rassegna Stampa
05.02.2013 Francia: l'imam moderato Chalghoumi condanna il terrorismo islamico
vive sotto scorta, minacciato dai fondamentalisti

Testata: La Stampa
Data: 05 febbraio 2013
Pagina: 15
Autore: Alberto Mattioli
Titolo: «Gli imam del dialogo pregano insieme al museo della Shoah»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/02/2013, a pag. 15, l'articolo di Alberto Mattioli dal titolo "Gli imam del dialogo pregano insieme al museo della Shoah".


Hassen Chalghoumi

Una quarantina di imam in preghiera al memoriale della Shoah. È un simbolo forte in un momento in cui nella Francia laica si moltiplicano le tensioni religiose e gli atti antisemiti e cresce la paura dell’Islam. È successo ieri sera a Drancy, nella banlieue parigina, nella stazione trasformata in museo da dove, dal ‘41 al ‘44, passarono 67 mila dei 75 mila ebrei francesi deportati senza ritorno.

A organizzare la manifestazione sono stati Marek Halter e Hassen Chalghoumi. Il primo è un celebre scrittore, laico ma ebreo di origine polacca. Il secondo è l’imam del dialogo, che vive sotto scorta da quando gli estremisti musulmani l’hanno minacciato di morte. «Quando le tensioni crescono ovunque, bisogna che le persone capiscano che possono parlarsi», spiega Halter. Chalghoumi fa lo stesso dal versante musulmano: «Vogliamo mostrare che l’Islam non ha niente a che vedere con l’odio. Bisogna denunciare la violenza, quella dei nazisti ieri, quella dei terroristi oggi».

La stessa strana coppia è stata all’origine di un’altra iniziativa che ha fatto molto discutere. In novembre, sedici imam francesi hanno fatto un viaggio in Israele. Hanno visitato lo Yad Vashem, il memoriale della Shoah di Gerusalemme, e si sono raccolti in preghiera sulle tombe dei bambini ebrei assassinati l’anno scorso a Tolosa dal killer islamista Mohamed Merah. Un gesto che, allora, suscitò proteste e polemiche sia da parte musulmana che da parte ebrea.

Fra gli imam di quel viaggio e dell’omaggio di ieri a Drancy c’era anche quello di Marsiglia, Abdoulkarim Mbechezi, che li spiega così al «Parisien»: «Quello che mandiamo è un messaggio di pace. Per la nostra religione, chi ha salvato una vita ha salvato l’umanità, ma chi ha distrutto una vita ha distrutto l’umanità». Nobili parole, non sempre condivise nelle banlieue dove è pericoloso farsi vedere con la kippah. Alla cena seguita alla preghiera hanno partecipato rappresentanti di tutte le confessioni: oltre a rabbini e imam, anche sacerdoti cattolici e pastori protestanti. E il ministro dell’Interno e dei Culti, Manuel Valls: «Sono immagini molto forti che parlano più che le parole. Il dialogo, la tolleranza e la conoscenza sono indispensabili per lottare contro l’antisemitismo e tutti i fanatismi, quelli che negano la Shoah come quelli che hanno voluto distruggere Timbuctù». Per la République è stata una buona giornata.

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