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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.02.2013 Siria: Assad contro Israele e contro i ribelli
cronaca di Francesca Paci, commento di Lorenzo Cremonesi

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Francesca Paci - Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Assad contro Israele: Ci vuole destabilizzare - Cento anime nell'opposizione siriana, illusorio il dialogo con Assad»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 04/02/2013, a pag. 18, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Assad contro Israele: Ci vuole destabilizzare ", preceduto dal nostro commento. Dal CORRIERE della SERA, a pag. 22, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Cento anime nell'opposizione siriana, illusorio il dialogo con Assad ".
Ecco i pezzi:

La STAMPA - Francesca Paci : " Assad contro Israele: Ci vuole destabilizzare"


Francesca Paci               Saeed Jalili con Bashar al Assad

Francesca Paci scrive : "pazienza se i palestinesi, vessillo simbolico dell’odio anti-israeliano, sono le prime e più martoriate vittime del regime. Tel Aviv è Tel Aviv". Tel Aviv cosa ? Forse Paci intendeva 'Gerusalemme', la capitale israeliana.
Ecco il pezzo:

Da principio s’era appellato all’Onu, ora il regime di Damasco punta l’indice contro l’arcinemico sionista. «Israele vuole destabilizzare la Siria» tuona il presidente Assad nel suo primo commento ufficiale al raid di mercoledì contro un obiettivo ancora non chiaro, un convoglio carico di armi o un centro di ricerca scientifica a Jomraya, vicino alla capitale. A ascoltarlo, compiaciuto, c’è Saeed Jalili, responsabile della sicurezza nazionale di Teheran. Poche ore prima il capo della Guardia Rivoluzionaria iraniana Ali Jafari si era augurato «una risposta adeguata» da parte di Damasco.

Incapace di risolvere a proprio favore la guerra civile che è già costata al Paese oltre 60 mila morti, Assad ricorre all’eterno tabù arabo, l’archetipo del male: «L’attacco rivela il vero ruolo svolto da Israele, insieme a forze ostili straniere, per indebolire la Siria». E pazienza se i palestinesi, vessillo simbolico dell’odio anti-israeliano, sono le prime e più martoriate vittime del regime. Tel Aviv è Tel Aviv. Tanto che solo due giorni fa l’opposizione aveva denunciato l’inerzia di Damasco di fronte al bombardamento di Jomraya come prova della sua colpevole arrendevolezza nei confronti dello Stato ebraico.

La risposta di Assad era nell’aria. In mattinata, infatti, il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak aveva di fatto ammesso la responsabilità, finora taciuta, del proprio governo. Non che ci fossero dubbi , ma le parole di Barak a Monaco contano: «Abbiamo sempre affermato di essere contrari al trasferimento di armi avanzate dalla Siria a Hezbollah in Libano e questa è l’ennesima dimostrazione del fatto che quando diciamo qualcosa ne siamo coscienti».

Sebbene l’ex super alleato di Netanyahu ritenga «imminente» la caduta di Assad, la palude siriana ristagna, una guerra di posizione tra due avversari ormai irriducibili ma entrambi incapaci di assestare all’altro il colpo di grazia. Secondo il «New York Times» l’estate scorsa Obama avrebbe respinto il piano con cui Hillary Clinton e l’allora capo della Cia Petraeus volevano armare i «più affidabili» tra i ribelli (tuttora riforniti solo da Qatar e Arabia Saudita).

«Il raid israeliano ha rafforzato la credenziali regionali del presidente siriano» nota l’esperto della «Bbc» Jim Muir. È quanto gli attivisti anti-regime ripetono sin dall’inizio pacifico delle proteste: nulla può puntellare Assad come il suo ergersi a campione della lotta contro Israele.

Un segnale del livello di tensione regionale arriva da Ankara, fiera paladina dell’opposizione siriana cui anche ieri ha riconosciuto il diritto di non voler negoziare con rappresentanti del regime. Su Israele però, Erdogan non ammette deroghe. Il raid in territorio siriano, attacca il premier turco, è «terrorismo di Stato»: «Una violazione inaccettabile del diritto internazionale». Cosa ne pensano invece Riad e Doha? Silenzio. 

CORRIERE della SERA - Lorenzo Cremonesi : " Cento anime nell'opposizione siriana, illusorio il dialogo con Assad "


Bashar al Assad                                 Lorenzo Cremonesi

Con una mossa a sorpresa il nuovo leader della Coalizione Nazionale Siriana, Moaz Al-Khatib, offre una possibilità di dialogo con il regime del presidente Bashar Assad. La comunità internazionale — a partire da Stati Uniti, Russia, Iran ed Unione Europea — plaude alla sua «moderazione». Ma l'iniziativa appare minata all'origine da almeno due gravi, se non insormontabili, difficoltà.
In primo luogo, gran parte delle brigate armate che da quasi due anni si battono contro la dittatura restano sostanzialmente ferme sulle posizioni maturate in conseguenza della durissima repressione lealista (l'Onu stima siano oltre 60 mila i morti dal marzo 2011): non sono possibili compromessi, Assad deve lasciare, il suo regime va rovesciato.
Al-Khatib sa bene di trovarsi alla testa di una meteora di gruppi eterogenei ed estremamente difficili da coordinare. Sono guidati da leader locali promossi sul campo di battaglia per il coraggio e la determinazione dimostrati, oltre alla capacità di procurare armi, benzina e cibo ai loro uomini. Tra loro ci sono islamici moderati, studenti affascinati dalle libertà occidentali apprese via internet e propagandate dal tam tam delle «primavere arabe», ma anche militanti dei Fratelli Musulmani, estremisti salafiti e soprattutto fanatici qaedisti sunniti influenzati dal conflitto religioso inter-islamico che ha insanguinato l'Iraq negli ultimi dieci anni. In altri termini, Al-Khatib manca della legittimità necessaria a garantirgli il consenso. Può trattare a parole, ma non è affatto detto che riesca poi nei fatti a far rispettare gli accordi sul campo.
La seconda difficoltà è insita nella richiesta della liberazione di circa 150 mila prigionieri chiusi nelle carceri del regime, che lui pone come precondizione al dialogo. «Abbiamo le liste dei nomi dei desaparecidos», dicono i suoi collaboratori. Ma è opinione comune che molti di questi, se non addirittura la metà, siano già stati uccisi. Se ciò fosse vero, il terreno per il dialogo sarebbe inesistente.

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