Francia: gli imam radicali verranno espulsi quando anche in Italia ? Commento di Souad Sbai
Testata: Libero Data: 01 febbraio 2013 Pagina: 17 Autore: Souad Sbai Titolo: «La Francia caccia gli imam radicali»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 01/02/2013, a pag. 17, l'articolo di Souad Sbai dal titolo "La Francia caccia gli imam radicali".
Souad Sbai Manuel Valls
E pensare che Manuel Valls è un ministro di François Hollande. Un Ministro che fa il Ministro, senza amministrazioni di sostegno o stampelle. Intendiamoci, non mi sfugge che certe previsioni siano dettate in parte dalla presenza massiccia di «nuovi cittadini» fra le fila amministrative ma anche da visioni politiche a lungo termine, ma rimane certo sensato studiare la possibilità di espellere dal Paese chi predica odio e, udite udite, massacra le donne. A un attento osservatore della realtà transalpina non risulterà nuovo sapere che fino a due anni fa si considerava passibile di espulsione solo colui cheminacciava la stabilità e la sicurezza dello Stato. Oggi, invece, la disciplina della sicurezza francese ha mutato pelle e faccia; l’occhio dell’intelligence arriva anche fra le mura domestiche o negli spazi aggregativi comuni. Predichi il radicalismo o veli forzatamente tua moglie? Non hai diritto di cittadinanza nel nostro Paese e sei invitato, anzi accompagnato, fino alla porta d’ingresso del tuo Paese. Nulla da eccepire in merito, nonostante manchi la parte della valutazione preventiva di chi intende insegnare un culto. Anche in questo caso, come spesso accade, l’Italia aveva fattoedetto di piùe prima. Ma c’è sempre chi arriva, prende il pallone e se lo porta via, chiudendo la partita sul più bello perché sa che la perderà. La Consulta per l’islam italiano aveva studiato norme e procedure per la creazione di un albo degli imam, obbligati così a studiare e a dimostrare una preparazione anche in relazione alla tutela dei diritti umani fondamentali. Da cui una proposta di legge ad hoc, datata 24 Febbraio 2010. Peccato che della Consulta da più di un anno si sia fatta sostanzialmente carta straccia, per dare spazio a coloro che in quella Consulta inizialmente non furono accettati perché non firmarono la Carta d’Intenti, imperniata sull’uguaglianza fra uomo e donna. Qualcuno, approfittando di questo vuoto, ha dato vita addirittura a master per imam fai da te, con l’ausilio di qualche ambasciata. Altro che espellere imam epredicatori di odio, qui siamo alla istituzionalizzazione della violazione dei diritti e del non rispetto della Costituzione. Risultato? La atomizzazione incontrollata delle fonti di minaccia e la galoppante corsa dei finanziamenti sommersi, non più a realtà associative ma a gruppetti di cani sciolti, quindi incontrollabili, che al richiamo sono pronti a fare fronte comune per abbattere la società. Merah, Tolosa e la minaccia «dawa » avvolta dal silenzio che l’ha protetta fino allo scoppio, hanno colpito al cuore la Francia. In Italia confidiamo tutti nella preparazione dei nostri servizi,che conoscono bene quel mondo, ma il silenzio assordante della galassia delle moschee e degli imam fai da te deve far riflettere. Soprattutto quando l’Europa cambia marcia nei confronti di chi viola i diritti umani tout court. La Francia ha aperto gli occhi, suo malgrado. Ma ha dovuto scoprirsi profondamente ammalata prima di decidere il ricorso ad una cura drastica. La via è una sola e va percorsa senza remore o ambiguità. Ascoltare il silenzio e captarne direzione, senso e profondità. Aprire gli occhi per evitare di spalancarli di soprassalto, dopo il botto.
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