Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 01/02/2013, a pag. 15, l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo "Hagel in Senato si traveste da falco: 'Nessuna debolezza su Teheran' ".
La titolazione lascia intendere che Hagel abbia corretto il tiro per quanto riguarda i rapporti con l'Iran e il suo programma nucleare. Niente di più lontano dalla realtà, come si legge nel pezzo, infatti, Hagel " condivide la linea di Obama". Una linea improntata alla debolezza, alla mano tesa, all'attendismo. Una linea che, non solo non ha bloccato il nucleare iraniano, ma l'ha aiutato regalando agli ayatollah tempo prezioso.
Per quanto riguarda la nomina di Chuck Hagel a capo del Pentagono, corretta la posizione di John McCain, si tratta di un errore clamoroso.
Ecco il pezzo:
Chuck Hagel con John McCain
Una battaglia fra due ex colleghi, ex amici, ma soprattutto ex soldati della guerra che ha più diviso l’America. Questa è diventata l’audizione di ieri in Senato per la conferma di Chuck Hagel a capo del Pentagono, quando la parola è passata a John McCain: «Sei dalla parte sbagliata della storia», ha detto, lasciando intendere che potrebbe bocciare la nomina. E pensare che solo qualche anno fa, quando chiesero al candidato presidenziale chi avrebbe visto bene segretario alla Difesa, lui aveva risposto senza esitazioni: «Hagel». John era stato pilota in Vietnam, abbattuto sopra Hanoi e torturato come prigioniero. Chuck era un sergente di fanteria, arruolato volontario per combattere insieme al fratello Tom: entrambi erano rimasti feriti e ognuno aveva salvato la vita all’altro, in due occasioni diverse.
Era naturale che una volta entrati in politica, senatori del Gop, McCain e Hagel legassero. Poi però è arrivato l’Iraq, che ha costretto Chuck a ragionare sulla promessa fatta a se stesso in Vietnam: «Mai più guerre insensate». Così all’inizio ha votato in favore dell’invasione voluta da Bush, ma poi è diventato sempre più critico, finché alla vigilia della «surge» del 2006 (il piano di rinforzi per contrastare la guerriglia) ha scritto sul Washington Post: «Questo potrebbe essere il più pericoloso errore di politica estera dal Vietnam».
McCain non gliel’ha perdonata, perché quella scelta andava contro la lezione che lui aveva imparato ad Hanoi: mai mollare. Così è finita l’amicizia ed è cominciata la rivalità, esplosa ieri in Senato. «Avevi torto o ragione?», ha chiesto John. Chuck ha cominciato a rispondere, ma l’ex amico lo ha interrotto: «Ho fatto una domanda diretta, voglio una risposta diretta: sì o no?». Hagel ha scrollato le spalle: «Non ti darò un sì o un no. Questa risposta la lascio al giudizio della storia». «La storia - lo ha incalzato John si è già espressa sul “surge”, e tu eri dalla parte sbagliata».
Quello con McCain è stato lo scambio più teso, ma non l’unico. Prima ancora che Obama lo nominasse, contro Hagel si è alzato un fuoco preventivo. Ad accenderlo sono stati i neocon tipo Bill Kristol, seguiti presto da senatori come McCain e Graham. Motivi principali: il voltafaccia sull’Iraq, la morbidezza verso l’Iran e la contrarietà alle sanzioni unilaterali, aver accusato la «lobby ebraica» di danneggiare Israele, il rifiuto di firmare una lettera per chiedere alla Ue di boicottare Hezbollah. Posizioni che gli ha rimproverato anche il presidente democratico della Commissione, Carl Levin, insieme alle offese ai gay, chiedendogli spiegazioni.
Hagel ha risposto che gli Usa devono «mantenere il più forte apparato militare», e «non ritirarsi, ma impegnarsi nel mondo». Ha difeso la scelta sul «surge», perché la sua utilità resta incerta nel quadro di una guerra sbagliata. Quindi ha detto che le posizioni sull’Iran appartenevano a un’altra epoca, e ora condivide la linea di Obama, visto che ieri Teheran ha annunciato l’installazione di nuove centrifughe a Natanz per arricchire l’uranio. Sulla lobby ebraica Hagel ha ammesso che si sarebbe dovuto esprimere diversamente, mentre farà il possibile per la piena integrazione dei gay. Il vero punto su cui si gioca la sua partita, però, è quello dei tagli alla Difesa, che Obama vuole e i repubblicani osteggiano. Uno di loro, il senatore James Inhofe dell’Oklahoma, gli ha già detto che voterà contro la conferma, perché lo considera la persona sbagliata per guidare il Pentagono.
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