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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
01.02.2013 Minacce a Israele da Siria e Iran
cronache di Maurizio Molinari, Daniele Raineri

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Maurizio Molinari - Daniele Raineri
Titolo: «Blitz israeliano. Siria e Iran: 'Risponderemo'»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 01/02/2013, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Blitz israeliano. Siria e Iran: 'Risponderemo' ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "  Il raid israeliano mette a nudo il sistema antiaereo che protegge Assad".
Ecco i pezzi:

La STAMPA - Maurizio Molinari : " Blitz israeliano. Siria e Iran: risponderemo"


Maurizio Molinari

Damasco e Teheran minacciano rappresaglie militari contro Israele per il blitz con cui ha distrutto una spedizione di missili anti-aerei siriani a Hezbollah. All’origine dei venti di guerra che spazzano il Medio Oriente c’è la decisione di Hezbollah di trasferire sotto il proprio controllo i gioielli dell’arsenale siriano: armi sofisticate e ufficiali in grado di adoperarle.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha affidato l’operazione a Mustafa Bader Al-Din, consigliere per la sicurezza, che dall’inizio di gennaio opera in una duplice direzione: spostare dalla Siria in Libano armamenti in grado di alterare l’equilibrio di forze con Israele e offrire ospitalità a Beirut agli ufficiali alawiti, che compongono la spina dorsale delle forze di Bashar Assad oramai in dissoluzione.

Documenti di intelligence occidentali, consultati da «La Stampa», attestano che Al-Din ha offerto «lussuosi alloggi a Beirut e stipendi equivalenti al grado militare attuale» agli ufficiali alawiti puntando a farne arrivare il numero più alto - e in tempi stretti - in Libano per migliorare le capacità militari di Hezbollah. Tali ufficiali alawiti avranno il compito di addestrare Hezbollah all’uso di nuove armi: convenzionali come i missili anti-aerei e anche non convenzionali, come i gas, se riusciranno a essere spostate.

Il passaggio di armi e ufficiali dalla Siria al Libano avviene grazie alla presenza di contingenti Hezbollah nelle aree di combattimento a Damasco, Aleppo, Al-Zabadani, Homs e Al Qusair, d’intesa con le Guardie della rivoluzione iraniana. La decisione presa da Hezbollah e Teheran di prelevare dalla Siria armamenti e specialisti militari svela la convinzione che i giorni del regime di Assad siano contati. I satelliti militari occidentali che sorvegliano la Siria hanno consentito di riscontrare tale processo e il governo di Israele ha deciso, la scorsa settimana, un blitz aereo a Jimraya - sulla strada fra Damasco e il confine libanese per impedire a Hezbollah di impossessarsi di batterie di Sa-17 di produzione russa.

Si tratta di missili terra-aria in grado di minacciare gli aerei israeliani: ogni batteria può ingaggiare 24 obiettivi simultaneamente. Assad li acquistò da Mosca nel 2007 a seguito del blitz con cui Gerusalemme distrusse il suo reattore nucleare segreto. Se i Sa-17 fossero giunti in Libano avrebbero alterato l’equilibrio di forze, impedendo a Israele di pattugliare i cieli delle aree dove operano gli Hezbollah. Si tratterebbe tuttavia solo di una delle operazioni intraprese da Israele, e da altri Paesi, per ostacolare il trasferimento di uomini e mezzi di Assad in Libano in una guerra segreta da cui dipende la sorte dell’arsenale siriano, il più agguerrito del mondo arabo grazie alle forniture russe.

Da qui la brusca reazione di Damasco, arrivata dall’ambasciatore a Beirut Ali Abdul-Karim Ali, su possibili «risposte sorprendenti» all’«aggressione contro la nostra terra». Hezbollah ha espresso «solidarietà ai fratelli siriani» e Teheran, con un portavoce del Leader Supremo Ali Khamenei, ha aggiunto: «Un attacco alla Siria è un attacco contro di noi»

Sul fronte diplomatico è la Russia di Vladimir Putin a guidare la condanna di Israele parlando, con un comunicato del ministero degli Esteri, di «attacco non provocato contro uno Stato sovrano in violazione lampante della Carta Onu«. Sull’intera vicenda continua il silenzio di Washington, preavvertita da Gerusalemme del blitz a Jimraya, come era già avvenuto nel 2007.

Il FOGLIO - Daniele Raineri : " Il raid israeliano mette a nudo il sistema antiaereo che protegge Assad "


Daniele Raineri

Roma. Gli aerei israeliani sono arrivati a bombardare dentro la Siria a soli cinque chilometri dal palazzo presidenziale di Bashar el Assad sul monte Qassioun, che affaccia sulla capitale Damasco. Secondo fonti libanesi, il sistema di difesa aerea siriano non ha sparato un colpo. Eppure è stato progettato nell’eventualità di una guerra proprio contro Israele e spesso è citato come una delle ragioni che sconsigliano un intervento militare internazionale come in Libia. Mercoledì i jet hanno colpito un convoglio di armi diretto in Libano e hanno lanciato dodici missili contro un singolo edificio all’interno del perimetro di un centro militare di ricerca a Jumaria, ma non sono stati così veloci da non essere ripresi dai cittadini siriani in un paio di video amatoriali: un paio di scie arancioni che rombano con lentezza nel cielo sopra la periferia di Damasco alla luce dell’alba. “Il sistema di difesa aerea della Siria è formidabile e per questo nessuno ha mai usato davvero l’aviazione contro di esso”, ha detto a dicembre il generale russo Alexander Leonov. Dopo lo strike israeliano nel settembre 2007 contro un sito atomico nell’est desertico del paese – anche quello riuscito senza che fosse sparato un colpo – il governo di Damasco decise di comprare dalla Russia nuovi sistemi d’arma e di cedere i vecchi, risalenti all’Unione sovietica e agli anni Settanta, al gruppo libanese Hezbollah. Secondo i giornali israeliani la Siria disporrebbe anche del sistema S-300, che a lungo è stato considerato uno dei più avanzati al mondo. A giugno una postazione con un sistema Sa-22 vicino a Latakia ha abbattuto in mare un aereo da ricognizione turco che costeggiava a bassa quota le acque territoriali della Siria (forse lo scopo era fare accendere i radar di sorveglianza e così identificarne la posizione esatta). C’è chi sostiene che la difesa aerea siriana non sia così formidabile. Il generale americano (in congedo) David Deptula, ex comandante dell’intelligence dell’Air Force, dice al Seattle Times che “possiamo farcela contro il loro sistema integrato di difesa. E’ molto più problematico di quello della Libia e i siriani hanno a disposizione i missili terra aria più avanzati. Ma più che occuparci del come farlo, dovremmo occuparci del perché farlo”. Nel 2007 un soldato anonimo (Kafnar, in arabo “il nauseato”) descrisse con scoramento su Internet il tempo passato in una postazione radar siriana in Libano: “Stiamo seduti tutto il giorno dentro questo radar, ma dobbiamo tenerlo spento, altrimenti gli israeliani vedono subito dov’è e possono distruggerlo. Ma appunto dobbiamo stare qui lo stesso, nel caso che l’alto comando un bel giorno decida di assumersi il rischio e accendere i radar: lo chiamiamo l’ordine di suicidio”. Secondo Reuters – che ha sentito testimoni sul posto – la base colpita è un centro missilistico con annesso un centro per le armi chimiche, frequentata anche da russi, iraniani e uomini del gruppo libanese Hezbollah. E’ protetta da un muro di cemento alto quattro metri, è sorvegliata da agenti in borghese e di recente anche dagli shabbiha, la milizia paramilitare fedele al governo. Numerose fonti confermano anche lo strike contro il convoglio di missili in rotta verso il Libano: erano armi che Hezbollah teneva in Siria perché la considerava più sicura del Libano; ma ora che i ribelli siriani avanzano, il gruppo aveva deciso di riprenderle indietro.

La reazione lenta

 Il giorno dopo il bombardamento la reazione è stata lenta e non è stata affidata alla voce dei leader nazionali. Siria e Iran minacciano di compiere una rappresaglia contro Israele. Il viceministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, dice che “l’attacco avrà conseguenze significative su Tel Aviv”. L’ambasciatore siriano a Beirut, Ali Abdul Karim , dice che il governo di Damasco “ha le opzioni e la capacità di compiere una rappresaglia a sorpresa”. Il gruppo Hezbollah, in Libano, condanna la “barbara aggressione” di Israele, la Russia alleata triste di Damasco parla di “aggressione non provocata a uno stato sovrano”. La Turchia in relazioni difficili con Israele ma nemica del presidente Bashar el Assad non condanna il bombardamento, se la cava con un “in Siria la situazione è complicata”. Formalità: è arrivata anche la condanna della Lega araba, che da tempo ha sospeso la Siria dai membri e che è formata in maggioranza da paesi schierati con i ribelli.

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