Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 31/01/2013, a pag. 13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Raid aerei israeliani, la Siria: «Ci hanno colpito» ". Dalla STAMPA, a pag. 15, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Giallo in Siria, raid dei caccia israeliani ".
Anche oggi Il Manifesto non perde l'occasione per disinformare i suoi lettori. In prima pagina, il richiamo alla cronaca di Michele Giorgio recita "Israele bombarda la frontiera siriana". Titolo forte che non rispecchia la realtà. Ma la vera perla di disinformazione si può leggere nelle poche righe del radazionale che presenta l'articolo di Giorgio : "Israele bombarda. la frontiera siriana Un misterioso raid aereo dell'aviazione israeliana fa salire ulteriormente la tensione in una regione già sconvolta dalla guerra civile siriana. 12 aerei con la Stella di Davide hanno colpito in una zona a metà strada tra Beirut e Damasco. Probabile obiettivo un convoglio che trasportava armi per Hezbollah. Potrebbe essere la prima scintilla di un conflitto che si allarga pericolosamente. O un test per saggiare la reazione dell'Iran. Nel frattempo a Aleppo monta la rabbia per le decine, forse centinaia di giovani trovati morti con le mani legate dietro la schiena. Accuse incrociate tra il regime e l'opposizione". Vengono associati due avvenimenti diversi, il raid israeliano al ritrovamento di centinaia di cadaveri ad Aleppo. Come se le due cose fossero collegate.
Ecco i pezzi, preceduti dai nostri commenti:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Raid aerei israeliani, la Siria: «Ci hanno colpito» "
Fiamma Nirenstein
Peccato per lo scivolone 'Tel Aviv' nel catenaccio. La redazione del Giornale la smetterà di usare Tel Aviv al posto di Gerusalemme ?
Si sa sempre poco in Medio Oriente degli eventi basilari, finchè essi non si spalancano come un fiore carnivoro e rivelano i loro significati fatali. Così accadde con il bombardamento del reattore di Osirak nel 1981 in Irak e poi di quello siriano nel 2008, a lungo Israele negò e non spiegò. Anche ora si sa poco delle incursioni degli F16 israeliani che hanno (forse) bombardato nella notte fra martedì e ieri ( non è confermato, anzi, il riserbo è totale) «qualcosa» sul confine fra Siria e Libano: «I jet israeliani hanno violato il nostro spazio aereo all’alba di oggi e hanno effettuato un attacco diretto contro un centro di ricerche scientifiche per testare il nostro livello di difesa e resistenza » l’unica conferma firmata alla Sana dal comandante dell’esercito siriano.
Ci sono tre ipotesi che tuttavia convergono su un punto cruciale, ovvero la situazione estrema che la rivoluzione siriana ha ormai creato: sarebbe stata bombardata una carovana di camion carichi di armi forse in parte chimiche in viaggio dalla Siria in Libano, per finire nelle mani degli hezbollah. Oppure, ipotesi due, sarebbero stati distrutti alcuni depositi in cui erano pronti oltre all'ingente arsenale di missili iraniani forniti alla Siria e agli Hezbollah anche degli SA17 russi, che cambiano decisamente l'equilibrio balistico dell' area. Oppure, terza ipotesi, ambedue i tipi di armi sono stati oggetto dell'attacco israeliano. Sembra che sia stato colpito il territorio siriano, anche se sul confine.
Per Israele, come del resto per gli Stati Uniti e persino per la Russia che ha fornito qualche segnale in questo senso, il passaggio delle armi chimiche e convenzionali in mani estremiste è uno sviluppo che segna un pericolo imminente. É per questo che Israele ha piazzato Kipat Barzel, le nuove potenti batterie di difesa aerea, sul confine del nord. Se l'attacco di ieri è avvenuto, se l'ha compiuto Israele, tutte cose piuttosto realistiche, ora c'è da chiedersi se l'Idf è pronto ad affrontare un'eventuale reazione. Anche qui la risposta ha varie sfumature: Assad non è nel migliore stato per intraprendere una guerra con Israele, e anche gli Hezbollah, dato che il loro amico Bashar non rappresenta più una base logistica affidabile, non vedono volentieri uno scontro duro, che alla fine risulterebbe distruttivo per la loro presa sul Libano. Può anche darsi che i veri capi degli hezbollah e di Assad, gli iraniani siano in questi giorni molto occupati con i loro danni dopo lo scoppio della struttura di arricchimento delle'Uranio di Fordo, che la Cia sostiene essere di dimensioni molto notevoli. Tutto questo però può crollare di fronte all'istinto fanatico e antisraeliano di molti nemici attratti dall'occasione bellica.
Gli israeliani affrontano con calma la consueta cerimonia, che purtroppo tavolta è risultata assai realistica, per cui si tirano fuori le maschere antigas, si spolverano, si provano, si ascoltano e si leggono le istruzioni per rimetterle in funzione. Il numero di cittadini che hanno rinnovato il loro kit controle armi non convenzionali è triplicato nell'ultimo mese. E anche il grande caos egiziano che ieri ha fatto altre due vittime nelle piazze, non promette niente di buono. Il Sinai, abbandonato alle bande beduine, diventa sempre di più una giungla qaedista sul confine di Israele.
www.fiammanirenstein.com
La STAMPA - Francesca Paci : " Giallo in Siria, raid dei caccia israeliani "
Francesca Paci Hezbollah
Francesca Paci, nei suoi articoli, associa sempre termini come 'falco', 'bellicoso' a Netanyahu. C'è un motivo particolare ?
In questo caso, nelle prime righe del pezzo si legge : " aveva promesso tolleranza zero sulla Siria e sebbene gli elettori non abbiano esattamente premiato le sue intenzioni bellicose sembra deciso a perseverare". Non solo Netanyahu è bellicoso, persiste pure nella sua volontà di esserlo.
Quella di Francesca Paci è una cronaca o un commento ? Forse sarebbe il caso di rivedere l'utilizzo di aggettivi e giudizi personali. E poi, preoccuaprsi per la difesa del proprio paese da possibili attacchi di armi chimiche, vuol dire essere "bellicosi" ?
Ecco il pezzo:
Netanyahu aveva promesso tolleranza zero sulla Siria e sebbene gli elettori non abbiano esattamente premiato le sue intenzioni bellicose sembra deciso a perseverare. Quando ieri s’è diffusa la notizia del raid israeliano contro un convoglio che trasportava armi dalla Siria al Libano, il governo del ridimensionato Bibi ha fatto quadrato: niente conferme né smentite ma la constatazione che, secondo fonti straniere, un «presunto» bombardamento israeliano avrebbe fatto centro in Siria.
In serata, però, la conferma è arrivata da Damasco: è stato colpito, Fanno sapere le Forze armate, non un convoglio ma «un centro di ricerca militare a Jomrayah», a pochi chilometri dalla capitale. Resta sconosciuto l’obiettivo. «Potrebbero essere i S-17, potentissimi missili russi terra-aria acquistati da Assad un paio di anni fa» nota Ely Karmon, esperto di sicurezza all’istituto per il contro-terrorismo di Herzliya. Parla di rumours, come tutti, rispettoso della ragion di Stato. Ma sa bene che è una formalità perché la provenienza dei jet bombardieri è il segreto di Pulcinella: «La situazione al confine nord è tesissima. Nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra il gabinetto Netanyahu e i capi dell’esercito, dopo il quale due batterie antimissile sono state spostate alla frontiera libanese e a Haifa. D’altra parte Israele ripete da mesi la propria intenzione di impedire il trasferimento dell’arsenale siriano a Hezbollah e ora che l’esercito del regime ha ripiegato dal Golan su Damasco a vantaggio degli jiadhisti è possibile che sia passato all’azione, anche perché Obama ha pressoché ritirato la minaccia di un intervento in Siria in caso di movimenti di armi chimiche e qualcuno deve pur occuparsi di quel caos incombente». Altre fonti parlano di missili su «il sito di al Hameh» nel quale si fa infatti ricerca su armi non convenzionali.
L’ipotesi è che gli aerei da combattimento con la stella di David abbiano sorvolato l’alta Galilea e il Golan, attraversato i cieli del sud del Libano perché privi di contraerea, e abbiano colpito intorno alla mezzanotte di lunedì in un’area compresa fra la località siriana Zabadani e la libanese Nabi Shit.
Di certo le grandi manovre risalgono alla settimana scorsa, quando il capo dell’aeronautica militare Amir Eshel si è pronunciato sui «cambiamenti tettonici in corso in Siria» e i giornali hanno rilanciato stimando «il patrimonio» di Assad in mille tonnellate di armi chimiche. Intanto, mentre la stampa libanese denunciava le incursioni aeree israeliane (confermate ieri dalla truppe Unifil-Onu in Libano), gli israeliani facevano incetta di maschere antigas.
«Siamo troppo lontani dalla zona del raid per avere certezze, ma posso confermare che qui, da lunedì, l’attività militare si è intensificata» racconta Taisir al telefono da Majdal Shams, l’ultimo villaggio druso-israeliano prima del confine siriano. Pare che Netanyahu, alle prese con la formazione non facile del nuovo governo, faccia sul serio. Se la Siria è una bomba a orologeria Israele sente nitidissimo il tic-tac.
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