martedi` 22 ottobre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
28.01.2013 Dopo la disinformazione di Arnoldo Mondadori, ora c'è anche quella di Bruno
di Daniele Coppin

Testata: Informazione Corretta
Data: 28 gennaio 2013
Pagina: 1
Autore: Daniele Coppin
Titolo: «Lettera all' editore Bruno Mondadori, edizioni scolastiche»

Dopo Arnoldo Mondadori (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=47749), ecco la disinformazione di Bruno Mondadori, altro editore di libri di testo. Pubblichiamo la lettera inviata da  Daniele Coppin.

Invitiamo i nostri lettori ad inviare la loro opinione, protestando, all'Ufficio Stampa dell'editore:
elena.grossi@pearson.it

Spett.le
Bruno Mondadori - Edizioni scolastiche
 
mi è stato segnalato il vostro aggiornamento n. 58 del gennaio 2013 "dedicato" al Giorno della Memoria.
In particolare, la segnalazione riguarda il primo articolo, a cura di Marco Fossati, intitolato "Shoà e Stato d'Israele - Shoà e nakbah: il conflitto delle narrazioni", per l'accostamento che, oltre a riproporre un vizio di taluni comentatori (che hanno ben poco a che vedere con la Storia) di accostare la Shoà con la nakbah, dimostra notevole insensibilità nei confronti di quella che è stata definita la manifestazione del male assoluto, corredata di imprecisioni e falsità e corredata di documenti per lo più di parte (araba).
Già la copertina dell'articolo, con il famoso Muro (che in realtà interessa solo il 7 % della frontiera tra Israele e la Cisgiordania), "prepara" alla tendenziosità dello scritto, dimostrando in che direzione l'auotre vuol "condurre" i lettori.
Quanto al resto, cosa dire?! La frase di Liebermann, citata in apertura, viene collegata, pur non esplicitamente, alla questione dei territori palestinesi, mentre, in realtà, essa si riferiva al programma nucleare iraniano. Il punto non è se il programma nucleare iraniano rappresenti oppure no una reale minaccia per Israele (e tutti i "segnali" provenienti da Teheran fanno pensare che lo sia) ma il fatto che essa venga adoperata per "dimostrare" (sic!) che la questione palestinese sia legata a presunte "esagerazioni" degli Israeliani volte a "demonizzare" l'avversario.
Ma andiamo avanti. L'articolo cita il fatto che il presidente egiziano Nasser venisse "ritratto come il capo della Germania nazista al tempo della Guerra dei Sei Giorni" omettendo di precisare che quel presidente aveva fatto dichiarazioni, nelle settimane precedenti al conflitto effettivamente degne di Hitler come quella dell'8 Marzo 1967 "We shall not enter Palestine with its soil covered in sand, we shall enter it with its soil saturated in blood". Oppure quella di un mese dopo, quando Nasser affermò: "(this battle will be)... followed by more severe battles until Palestine is liberated and the Zionist resence ended". Il tutto mentre Radio Cairo diffondeva messaggi come quello del 16 maggio 1967 "The existence of Israel ha continued too long. We welcome the Israeli aggression. We welcome the battle we have long awaited. The peak hour has come. The battle has come in which we shall destroy".
Si potrebe continuare, ma credo basti.
Inoltre, l'articolo omette di riportare del rifiuto arabo a trattare con Israele espresso nella famosa Dichiarazione di Karthoum del 1° settembre 1967 (troppo famosa per non essere nota a Fossati) con gli altrettanto famosi "Tre No": No alla pace con Israele, No al riconoscimento di Israele, No a trattative con Israele.
Odiosamente tendenziosa (oltre che ambigua) è poi la domanda che viene posta nell'articolo, a proposito dell'ostilità araba nei confornti di Israele: "Di questa ostilità vanno ricercate cause storiche oppure, poichè Israele si autodefinisce Stato ebraico, si dovrà riconoscere in essa un un fondamento di odio razziale, di antisemitismo?" La domanda, posta in questo modo, si presta ad una doppia interpretazione, compresa quella di un odio "giustificato" da motivi "razziali" visto che Israele è lo Stato degli Ebrei. Sarebbe stato il caso di sottolineare che, come l'Italia è lo Stato degli Italiani, la Francia dei Francesi, ecc. Israele è lo Stato degli Ebrei. E come in Italia ci sono cittadini italiani figli di stranieri o di "minoranze" (Altoatesini, Albanesi, Croati, non nel senso di immigrati, ma di piccoli comuni croati e albanesi, ecc.), anche in Israele ci sono cittadini non Ebrei che godono degli stessi diritti (e di qualche "privilegio" in più) degli Ebrei.
Quanto alla pacifica coesistenza tra Arabi musulmani ed Ebrei, contrapposta alle persecuzioni cui questi ultimi erano soggetti nell'Europa cristiana, anche questa è una grossa imprecisione che ci sarebbe voluto poco a verificare. Gli Ebrei sono stati perseguitati dai musulmani fin dalla comparsa dell'Islam. Maometto espulse gli Ebrei Banu Qainuqa che furono salvati dal massacro solo grazie all'intercessione di Abd Allah ibn Ubayy, che era stato loro alleato. A Qurayza agli Ebrei non andò così bene e gli uomini furono tutti massacrati mentre donne e bambini furono fatti schiavi. Gli Ebrei di Haybar, invece, persero i loro beni mobili e furono costretti a versare ai musulmani la metà del loro raccolto.
Durante il Medio Evo e fino ai primi anni del XX secolo, ci furono veri e propri pogrom nell'Africa settetrionale e in altri Paesi arabi. A Hebron (attualmente in Cisgiordania) gli Ebrei furono massacrati nel 1929, mentre tra il 1948 ed il 1967 circa un milione di Ebrei fu espulso o costretto a fuggire dagli Stati arabi (altra dimenticanza dell'autore dell'articolo che, evidentemente, non era funzionale alle sue intenzioni filopalestinesi e antiisraeliane).
Un ulteriore dimenticanza riguarda l'aver ignorato le affermazioni di Abu Mazen circa il fatto che nel futuro Stato di Palestina non potranno esserci Ebrei e sul fatto che tutte le rappresentazioni della Palestina nelle cartine geografiche in uso nelle scuole e negli uffici arabi non raffigurano lo Stato di Israele, a dimostrazione del perdurante rifiuto di accettarne l'esistenza.
A proposito poi del Sionismo definito "movimento ebraico nazionalista" vale la pena sottolineare che un minimo di approfondimento in più non sarebbe guastato,
Quanto al nome Palestina, sarebbe stato il caso di ricordare che esso fu imposto dall'imperatore Adriano nel 135 d.C. per umiliare gli Ebrei dopo la rivolta di Bar Kochba che i Romani repressero dimezzando la popolazione ebraica della provincia, che allora si chiamava Iudea.
Ma, la cosa che suscita maggior sconcerto è proprio l'accostamento tra Shoà e nakbah. La Shoà, che fu solo l'ultimo di una serie di tentativi di sterminio del popolo ebraico, colpì gli Ebrei d'Europa per il solo fatto che fossero Ebrei. Gli Ebrei europei non compivano attentati contro i Tedeschi ed i Nazisti, nè contro gli altri popoli che contriburono al loro sterminio (Polacchi, Ucraini, Italiani, Ungheresi, Francesi, Belgi, Olandesi, ecc., con le sole lodevoli eccezioni di Danesi e Bulgari). Eppure gli Ebrei europei furono spogliati di tutto, gli fu messo un "pigiama a righe", gli fu tatuato un numero sul braccio, furono rinchiusi in campi di concentramento con un pò d'acqua sporca e un tozzo di pane per cibo e fatti lavorari fino alla morte (i più "fortunati"), mentre gli altri, non "utili al lavoro" furono sterminati al loro arrivo. Niente di paragonabile alla situazione di Palestinesi, per i quali la comunità internazionale ha speso, finora, 150.000 dollari in media per ciascuno di loro; per i quali è stata istituita un'apposita agenzia dell'ONU, l'UNRWA, che riceve quattro volte gli aiuti dell'UNHCR, l'agenzia dell'ONU che si occupa di TUTTI gli altri profughi del mondo.
La differenze nei numeri dimostra in modo eclatante, l'irragionevolezza dell'accostamento tra Shoà e nabkah: in Europa, prima della Shoà vivevano 11 milioni di Ebrei che, dopo la Shoà divennero 5 milioni; nel 1948, in quella parte della Palestina sotto Mandato Britannico (l'altra era stata ceduta dagli Inglesi, in violazione del trattato di Sanremo del 1920, agli Arabi per fondare la Transgiordania, oggi Giordania) gli Arabi palestinesi erano 1 milione, mentre oggi sono non meno di 8 milioni (secondo gli stessi Palestinesi adirittura 12 milioni). Insomma un genocidio c'è stato, ma non può riguardare i Palestinesi.

Daniele Coppin


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT