Chi vive nelle case rubate agli ebrei europei ?
Commento di Giulio Meotti
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12761#.UP6srHy9KSM
Perché i peggiori antisemiti provengono dall’Europa?
Tutte le ultime indagini ci dicono che i peggiori anti-semiti del mondo provengono dall’Europa. Nella nuova lista nera dell’antisemitismo redatta dal Centro Simon Wiesenthal, 6 su 10 sono in Europa. In testa alla classifica ci sono Francia e Regno Unito, i due paesi in cui nel 2012 si è verificato il maggior numero di attacchi contro gli ebrei.
Nel corso degli ultimi anni, nell’Europa occidentale gli odiatori degli ebrei hanno utilizzato non solo l’anti-semitismo ordinario - graffiti, volantini, dichiarazioni, articoli e scritte sui muri- ma hanno impiegato anche terrore, violenza e omicidio a ritmo crescente. Tolosa, Ilan Halimi, le sinagoghe bombardate e i centri delle comunità ebraiche incendiati, sono solo alcuni esempi. Ogni giorno, durante i dibattiti parlamentari in Europa, si evocano le immagini degli ebrei “alieni”, onnipotenti e vendicatori. Per troppo poco tempo l’Europa ha capito che Auschwitz è un unicum, il suo un orrore come nessun altro. Ma subito dopo, l’unicità è già stata dimenticata. È per questo che la negazione della Shoah è ormai diventata un’importante industria editoriale in Europa.
E per la prima volta, dopo la caduta del Terzo Reich, ci sono funzionari di governo, parlamentari, giornalisti e scrittori che pubblicamente diffondono materiali antisemiti come se fosse una pratica normale. La paura paralizza i pensieri degli ebrei d’Europa. Consideriamo l’Austria. Nel 2012 gli episodi di antisemitismo sono raddoppiati. Ci sono circa 15.000 ebrei, anche se, nel censimento nazionale, solo 8140 si sono dichiarati tali, per “timore di ritorsioni”. Sono i nuovi ebrei invisibili. In diverse città europee la persecuzione subita dalle comunità ebraiche ha raggiunto un punto tale che molti stanno vendendo le loro case a qualsiasi prezzo, pur di trasferirsi altrove.
Oggi in Europa la guerra al popolo ebraico è in gran parte incentrata sulla lotta per la Giudea e la Samaria. Per quasi 2.000 anni di diaspora apolide, in cui gli ebrei si struggevano, pregavano senza mai perdere la speranza di ritornare alla loro terra, due elementi vitali miracolosamente sono rimasti immutati. Il primo, dei molti conquistatori che avevano invaso Eretz Israel nel corso di due millenni, nessuno si è mai stabilito in modo definitivo su quella terra, il secondo, nessuno di loro si è mai dichiarato un’entità politica statuale sul territorio.
Oggi, tuttavia, nell’era della grande menzogna, tutto questo è cambiato. Quella terra non fu mai, in tutta la sua storia, una patria per nessun altro se non per gli ebrei, Gerusalemme non è mai stata capitale se non sotto il governo ebraico. Questo è del tutto inammissibile per l’Europa: mentre ogni popolo invasore prende possesso della terra sulla base della “legge del più forte", non può accettare che il popolo ebraico non abbia mai rinunciato alla sua sovranità su quella terra, come fanno oggi i discendenti del popolo che da sempre aveva abitato in uno Stato pienamente legale e storicamente riconosciuto.
Gli ebrei che si erano insediati nell’Eretz Israel orientale finirono nei camini di Auschwitz. Ora l’Europa vuole fare lo stesso con il lato occidentale. È per questo che oggi discutere di “insediamenti” richiede coraggio, pianificazione e anche le armi. La ragione per cui il peggiore antisemitismo del mondo nasce di nuovo in Europa, è facile da spiegare. Israele oggi, la Cecoslovacchia allora: entrambe queste giovani democrazie hanno dovuto affrontare i problemi delle minoranze (Cecoslovacchia: da due a tre milioni di tedeschi nei Sudeti, un milione di ungheresi, ruteni, ebrei, ecc); proteggersi con un complesso industriale-militare; difendersi, da una catena montuosa situata al confine, contro un possibile nemico. Là era la regione dei Sudeti; in Israele, è la Giudea-Samaria.
Se la Cecoslovacchia era stata descritta come una “appendice” che bisognava asportare, per l’odio europeo sono gli “insediamenti”. Se i nazisti gridavano “oggi abbiamo la Germania, domani il mondo intero”, nell’Eurabia di nuovo conio è “dalla Linea Verde di oggi alla Linea Blu (del Mediterraneo) di domani”. Anche da un punto di vista militare, la situazione è molto simile. Hitler non aveva armi pesanti per fendere le fortificazioni dei Sudeti, ed era ancora impreparato per una vera e propria guerra. Ma gli è bastata una “Conferenza regionale” a Monaco di Baviera. I partecipanti sono stati Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna e, naturalmente, la Cecoslovacchia, i cui delegati hanno dovuto aspettare fuori, avendo Hitler rifiutato di farli entrare.
Nulla è cambiato negli ultimi venti anni: l’Europa, gli Stati arabi e i loro assistiti, i palestinesi, mirano a creare uno stato a ovest del Giordano come trampolino da cui partire per eliminare l’enclave ebraica; gli americani pensano a salvaguardare i propri interessi senza “offendere nessuno”, mentre gli europei stanno proteggendo il loro petrolio arabo-islamico, qualunque sia il costo per gli ebrei di Israele che ostinatamente insistono nell’opporsi a uno stato palestinese per garantire la propria sopravvivenza.
Come Hitler, gli arabi hanno imparato a sfruttare la tanto ammirata nozione europea di autodeterminazione nazionale, come un mezzo per estendere l’egemonia su tutta Israele. Se l’arma di Hitler era la minaccia della guerra, quella degli arabi è il terrorismo. L’amara ironia è che gli europei che stanno sostenendo il “diritto al ritorno” dei palestinesi, vivono nelle case rubate a quegli ebrei che essi stessi avevano spinto nelle camere a gas.
Dovremmo chiamarla “Soluzione Finale, fase 2” ?